Calcio

Il Lugano e il paradosso del Letzigrund: vincere e tornare indietro nel tempo

I bianconeri oggi saranno di scena a Zurigo: in caso di successo, un campionato iniziato malissimo si trasformerebbe in una classifica paragonabile a quella di fine 2024, quando arrivò il titolo di campione d’inverno – Il vice di Hediger, sulla panchina avversaria, è Sahin, idolo indiscusso di Croci-Torti ai tempi del Chiasso
© CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
17.12.2025 06:00

A Letzigrund si affrontano due squadre in forma. Le più in forma del momento, insieme allo Young Boys. Sia Zurigo, sia Lugano hanno infatti conquistato 11 punti nelle ultime 6 partite. E, così, rilanciato una classifica che a fine ottobre scricchiolava di brutto. Ma la posta in gioco, mercoledì sera, è notevole anche da un punto di vista psicologico. A sfidarsi sono la sesta e la settima forza del campionato e in ballo, quando mancano 180’ al tramonto del girone d’andata, vi è dunque una prima fotografia delle gerarchie in Super League. Vincere, per il Lugano, significherebbe volare a +6 da un avversario scomodo, consolidando il percorso che - ambizioni alla mano - dovrebbe portare al torneo per il titolo. Qualora gli uomini di Mattia Croci-Torti scivolassero, il rischio di trascorrere un Natale fuori dalla top 6 si farebbe invece più concreto. E ciò, appunto, con tutte le conseguenze del caso in termini di serenità e fiducia sotto le feste.

Euforia e preoccupazione

Prima dei match con Losanna e Servette, e in vista del poker di incontri che avrebbe chiuso il 2025, l’allenatore bianconero aveva abbracciato con trasporto l’idea di racimolare 9 punti. Beh, siamo a quota 4 e contabilizzarne altrettanti - a conti fatti - sarebbe da considerare un buon affare. Già, perché la graduatoria del Lugano merita di essere contestualizzata, tenendo in considerazione la stagione corrente e però anche lo scorso campionato. Battere lo Zurigo, suggerivamo, spingerebbe i ticinesi a 30 punti. Il tutto dopo 18 giornate, con il 3. posto a portata di mano e la vetta - nella peggiore delle ipotesi - distante sette lunghezze.

Ebbene, vale forse la pena ricordare come stavano le cose dodici mesi fa. Ricordate? Nonostante la netta sconfitta per 4-1 incassata a Cornaredo al cospetto del Losanna, i bianconeri si laureavano campioni d’inverno con 31 punti. Lo riscriviamo: campioni d’inverno con 31 punti. E aggiungiamo che il Basilea - futuro vincitore del titolo svizzero - chiuse a -1 dal Lugano. Che cosa significa? Beh, da un lato tutto e niente, soppesate le difficoltà che avrebbero incontrato Grgic e compagni lungo la primavera. Ma, dall’altro, non riteniamo corretto fare astrazione dai toni euforici di allora, come pure da quelli preoccupati di fine agosto, quando la stagione 2025-26 sembrava destinata al fallimento.

Il San Gallo come metafora

Insomma, e volendo riassumere, i numeri in Super League di questo e di quel Lugano potrebbero finire per assomigliarsi parecchio. Il che, alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, risulta persino paradossale. La riflessione, naturalmente, si limita al solo campionato, unico palcoscenico da calcare dopo i flop in Europa e Coppa Svizzera. Un anno fa, al contrario, i sogni bianconeri si potevano spalmare su tre competizioni, influenzando inevitabilmente il metro di giudizio di giornalisti e tifosi. Ancorché foriere di punti, le ultime prestazioni del Lugano non sono per contro riuscite a dissipare ogni dubbio. In particolar modo per quanto concerne la qualità complessiva della rosa e, dunque, l’arsenale di scelte a disposizione dello staff tecnico. Il Crus ne è pienamente consapevole, ma le dichiarazioni partorite alla vigilia e a margine della partita contro il Servette hanno chiarito una volta di più il suo modus pensandi. Quello di un allenatore che - sotto sotto - pensa che il Lugano possa ancora giocarsi qualcosa di importante nel quadro di un campionato al solito equilibratissimo.

«Bisogna aver paura unicamente del San Gallo. È la squadra che, forse, ha approfittato maggiormente delle incertezze altrui. Hanno una buona rosa e sono spinti da un grande ambiente. Se dovessero azzeccare l’attaccante potrebbero diventare dei rivali altamente competitivi». Non occorrono interpreti o mentalisti per comprendere che, quando parla dei biancoverdi, Croci-Torti allude al proprio gruppo. Il messaggio del 43.enne momò, non a caso, è rivolto alla dirigenza, invitata - né più, né meno - a fare un mercato all’altezza delle sue ambizioni. «La società - ha rilevato sempre il Crus, forzando palesemente la mano - farà di tutto per aiutarmi a potenziare la squadra e in tal senso abbiamo già individuato dei profili». Difensori centrali, centrocampisti, trequartisti e attaccanti. Osservata con onestà, la situazione della rosa b1ianconera richiederebbe un intervento per ciascuno dei ruoli citati. Molto, però, dipenderà dalle mosse in uscita, tanto necessarie per sfoltire il contingente, quanto subordinate al volere dei singoli e al valore di eventuali offerte.

I gol di Ercüment

La pericolosità e il contributo contabile delle pedine offensive, in ogni caso, rimane un tema. Non è d’altronde sfuggita a nessuno la matrice dei 4 gol rifilati al Servette. Chissà, forse salutando la panchina avversaria, Croci-Torti questa sera si lascerà quindi andare a una fugace fantasia circa il centravanti ideale per il Lugano. Per affiancare Dennis Hediger e il suo interimato sino a fine anno alla guida dello Zurigo, in effetti, è stato scelto Ercüment Sahin. E l’indimenticato bomber del Chiasso è stato fra gli idoli indiscussi del piccolo Mattia, tifosissimo rossoblù. Il Crus c’era a Wettingen, il 30 maggio del 1992, quando la doppietta dell’attaccante turco sigillò l’ultima, storica promozione in LNA. E Croci-Torti era pure tra i 7.000 di Cornaredo, insieme a papà Giorgio, quando l’11 agosto 1992 Sahin regalò il derby al Chiasso, trafiggendo Romagna prima di togliersi la maglietta e mettersi a saltare come un bambino sotto una curva sud straripante. Fra poche ore, al Letzigrund, il Lugano e pure il suo allenatore non dovranno ricascarci.

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