Calcio

Il Lugano vuole destabilizzare ancora i campioni

I bianconeri sono attesi al St. Jakob per la sfida contro il Basilea, reduce dalle fatiche europee e meno performante della primavera - Il tecnico Mattia Croci-Torti: «Non possiamo ancora permetterci di giocare sempre come vorremmo, le certezze passano dal risultato»
©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
07.11.2025 17:15

È tutta, o quasi, una questione di stabilità. Il Lugano ha perso l’equilibrio subito. E nella prima parte della stagione ha faticato tremendamente a rialzarsi. Il Basilea, di tanto in tanto, è invece tornato a vacillare. E ciò a fronte delle fatiche europee, assenti in primavera, quando a prendere forma - ineluttabilmente - era stato il titolo di campione svizzero. Le due squadre si ritrovano domenica sul ring del St. Jakob-Park, ultimo impegno prima della sosta dedicata alle nazionali. E, appunto, sarà interessante capire quale forza riuscirà a prendere il sopravvento. Quella bianconera, in netta ripresa da diverse settimane a questa parte, o quella renana, in parte intaccata dall’impegno casalingo di giovedì al cospetto della Steaua Bucarest?

«I renani stanchi? No»

Mattia Croci-Torti, che in passato aveva martellato - ancora e ancora - sulla variabile continentale, mette subito i puntini sulle «i». «Lo sforzo appena esercitato dal Basilea in Europa League è stato diverso dal solito. La superiorità numerica dopo appena 10’ ha infatti permesso ai giocatori di Magnin di controllare totalmente la gara, senza mandare in sofferenza buona parte dei giocatori. E no, non lo dico per mettere le mani avanti. È un dato di fatto, differente per esempio dalla prova in 10 uomini dell’YB o dal match combattuto sino all’ultimo dagli stessi renani a Lione».

Insomma, per il Crus «guai a parlare di un Basilea stanco. Anche perché la sua rosa - numericamente e qualitativamente parlando - rimane la più attrezzata del Paese. Gli elementi in grado di dare respiro e sostituire i cosiddetti titolari sono molteplici. È però vero che questa dinamica, rispetto alla formazione quasi insostituibile che ha conquistato lo scorso campionato, ha comportato e può comportare la perdita di una certa stabilità».

Il fattore Shaqiri

Eccolo, appunto, il pertugio nel quale vuole insinuarsi - per fare male - il Lugano. Okay, ma in che modo? Con il miglior undici dal primo minuto o, come in occasione dell’ultimo successo con il Lucerna, provando a emergere alla distanza, quando la brillantezza renana potrebbe venire meno? «La verità è che vivere dei primi tempi come quello contro il Lucerna mi fa stare male» ammette il tecnico ticinese: «Quando il messaggio non passa e la squadra si esprime male mi sento un allenatore debole. Paradossalmente vivo meglio i match affrontati col giusto piglio e le giuste idee, ancorché chiusi a mani vuote. In una stagione vi sono però dei momenti in cui il gruppo necessita di certezze. E vincere le partite, limitando magari le buone intenzioni per privilegiare il risultato, crea certezze. La mia squadra, ora, non può permettersi di esibirsi sempre come vorrebbe». Per Croci-Torti, quindi, il Lugano è chiamato «a cavalcare la stabilità (sempre lei, ndr.), se necessario ricorrendo - come di recente - a soli 3 cambi per non provocare eccessivi scossoni. Pure al San Giacomo, comunque, sarà cruciale tenersi alcune frecce per la seconda parte dell’incontro. Quando spinge, il Basilea tende a lasciare determinati spazi in retrovia. E per questo motivo, dunque, la gamba e il coraggio dovranno accompagnarci per l’intero arco del match». Zanotti, al proposito, è tornato a pieno regime, così come l’oggetto misterioso Pihlström, mentre non hanno vissuto una settimana semplice Bislimi e Mahou.

Elementi strategici e incognite che il Crus dovrà soppesare. Alla pari del «fattore Shaqiri». Oramai immancabile. E immarcabile? «In 4 anni non ho mai preparato una sfida basandomi sulla marcatura di un unico giocatore» tiene a precisare l’allenatore momò. «L’aspetto difensivo è un lavoro di squadra. E, considerate le doti di Xherdan, servirà essere compatti e limitare al massimo gli spazi per le sue giocate. Quando Shaqiri trova il modo di guardare avanti, d’altronde, raramente sbaglia il passaggio. Poi, va da sé, andranno altresì evitati calci d’angolo e punizioni».

Nella testa di Lukas Mai

Particolarmente fitto, al proposito, sarà l’ordine di marcia di Lukas Mai. Il difensore tedesco è oramai alla quarta stagione con la maglia del Lugano e per quanto si riconosca in debito per non aver ancora realizzato un gol - considerata la struttura imponente e le non trascurabili qualità tecniche - la sua priorità resta la protezione dei 16 metri. Ad affiancarlo, sino a giugno, è stato Albian Hajdari, tre anni più giovane e non destro come lui. Ma nonostante Mai abbia vissuto un 2024-25 più convincente, a volare nell’amata Bundesliga è stato il collega kosovaro. «La cosa non mi disturba» afferma l’ex difensore del Bayern Monaco, replicando alla nostra osservazione: «Anzi, sono felice per Albi e il suo impatto positivo con l’Hoffenheim. Ci siamo spalleggiati per tre stagioni e credo che ciascuno abbia tratto beneficio dalla prossimità dell’altro. Il calcio è fatto di percorsi individuali e talvolta occorre solo essere pazienti, attendendo la giusta opportunità. E sono sicuro che questo passo avanti, sì, di nuovo verso la Bundesliga, possa ancora prodursi grazie al lavoro che svolgerò a Lugano».

Seduto al fianco di Mai nella pancia di Cornaredo, il Crus annuisce: «Lukas è maturato molto in questi anni. Non ho mai avvertito gelosia da parte sua nei confronti di uno o dell’altro compagno che gli ho talvolta preferito. Ha sempre spinto. E anche questo significa essere leader. Perciò, come suggeriva, esistono dei calciatori che imboccano strade più dirette verso il palcoscenico importante e altri che necessitano di ampi giri, prima di giungere laddove mi auguro Lukas possa arrivare». Dopo tutto, è anche una questione di stabilità.

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