Calcio

La rinascita di Xhaka grazie a un tuffo nel passato

Il capitano della Nazionale, protagonista in un Arsenal lanciatissimo, sta ricoprendo un ruolo più dinamico e offensivo
© KEYSTONE / Gian Ehrenzeller
Nicola Martinetti
08.09.2022 23:17

Trasformato. Rinato, per certi versi. Sì, Granit Xhaka sta assaporando una nuova vita all’Arsenal. Quella d’alta classifica in Premier League, dove i londinesi guardano tutti dall’alto al basso. Una novità, dopo diverse stagioni difficili trascorse nell’anonimato. Figlia, tra le altre cose, anche degli impulsi dello stesso Xhaka. Già. Sul piano personale il 29.enne basilese sembra aver trovato il modo di iniettare nuova linfa in un’avventura - ed estendendo il discorso, in una carriera - che fino a qualche mese fa appariva in stallo, in attesa di una svolta. Non serve infatti riavvolgere troppo il nastro per riesumare il forte pressing della Roma (ma non solo) prima e durante Euro 2020. Con il centrocampista rossocrociato, in passato aspramente criticato dai tifosi «Gunners» e non esattamente tra i favoriti della piazza, tentennante sul da farsi. Poi però, un po’ a sorpresa, era arrivato un rinnovo fino al 2024 con i londinesi. Seguito da una stagione esaltante, e infine una sorta di «redenzione» agli occhi dei suoi tifosi attraverso l’uscita - lo scorso mese di agosto - della serie tv targata Amazon Prime «All or nothing: Arsenal». In grado, con le sue esclusive riprese dietro le quinte del club inglese, di mostrare un Granit Xhaka diverso. Inedito, anche.

Come da ragazzino

Non sono però cineprese e riflettori ad aver rilanciato il capitano della nazionale elvetica, oggi davvero perno imprescindibile nel centrocampo della capolista di Premier League. Bensì gli accorgimenti tattici del tecnico spagnolo dei Gunners, Mikel Arteta. Il quale, in vista della nuova stagione, ha cucito per il suo numero 34 un nuovo ruolo su misura. Diverso, decisamente più dinamico e offensivo rispetto al passato. Invitandolo costantemente a staccarsi dalla mediana per spingersi in avanti sulla linea degli attaccanti, al fianco dei vari Martinelli, Gabriel Jesus e Saka. La chiave di volta, in questo senso, si è rivelata l’acquisto - durante il mercato estivo - dell’ucraino Oleksandr Zinchenko. L’esterno sinistro prelevato dal Manchester City, abile a giostrare anche a centrocampo, spesso in fase di possesso palla si stacca dalla linea di difesa per fare il mediano aggiunto, permettendo così a Xhaka di liberarsi, avventurandosi in attacco. «Una novità per voi, ma non per me» ha dichiarato il diretto interessato, in occasione del suo ritorno in Svizzera, per la sfida di Europa League vinta contro lo Zurigo. «Da ragazzino, infatti, io giocavo come attaccante. Poi col tempo sono stato spostato a centrocampo, con compiti sempre più difensivi. Ma di fatto nasco punta». Il gol e i due assist fin qui raccolti in sette partite ufficiali, tanti quanti quelli fatti registrare l’intera scorsa stagione, ribadiscono il concetto.

Un asso nella manica di Murat?

Interessante allora, in vista dell’imminente finestra internazionale e - poco più in là - il Mondiale in Qatar, sarà comprendere se e come questo nuovo ruolo di Xhaka potrà essere replicato e sfruttato anche in Nazionale. Lo scorso autunno Murat Yakin, durante la trionfale campagna di qualificazione alla rassegna iridata - ironia della sorte, vissuta senza il capitano - aveva spesso schierato la squadra con il 4-2-3-1 prediletto dal già citato Arteta. Molto familiare, dunque, allo stesso Xhaka. Il quale però, di rientro in occasione dei più recenti impegni di Nations League, al pari dei compagni era stato inserito pure in moduli differenti. Una risposta più concreta, in ogni caso, arriverà presto. Quando fra una manciata di giorni la selezione rossocrociata si radunerà per preparare le sfide contro Spagna e Repubblica Ceca. Da affrontare, perché no, con un asso in più nella manica.

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