Taca La Bala

La rivolta di «Hinti»

All'apice del successo, Martin Hinteregger, difensore centrale dell'Eintracht Francoforte e della nazionale austriaca, lascia il calcio d'élite per tornare a giocare con i dilettanti
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
23.09.2022 06:00

Non è affatto vero che il sogno di ogni calciatore sia disputare la Champions League. C’è anche chi, raggiunto il traguardo, rifiuta la possibilità di affrontare il torneo, addirittura abbandonando il calcio d’élite per tornare a giocare in una squadra di dilettanti del proprio paese. L’anticonformista di turno, l’eretico, è un austriaco e il suo caso ha suscitato scalpore in Germania. Perché Martin Hinteregger, trentenne difensore centrale dell’Eintracht Francoforte e della nazionale austriaca, dopo aver vinto l’Europa League coi rossoneri tedeschi - che hanno eliminato il Barcellona e battuto in finale i Rangers guadagnandosi il diritto di giocare la Champions - ha detto di non volerne più sapere di un certo tipo di calcio. A Francoforte lo rimpiangono in molti, perché senza di lui, un autentico guerriero, la difesa è diventata un colabrodo (6-1 dal Bayern Monaco).

Fortunato il suo nuovo club, che si chiama Sirnitz e benché militante nella quinta lega austriaca, secondo il sito specializzato Transfermarkt si è ritrovato ad essere uno degli otto più ricchi dell’Austria, perché il valore di mercato di «Hinti» – che nella squadra del suo paese gioca come attaccante - ammonta a 9 milioni di euro.

Per vederlo debuttare contro il Sankt Veit in trasferta si sono scomodati in 1500, ma per la sua nuova squadra le cose non sono andate tanto bene, perché la partita è finita 3-0. «Sportivamente parlando devo darmi da fare, perché ho vissuto gli ultimi mesi come un pensionato, ma non sono mai stato così contento e rilassato giocando una partita di calcio. Mi ha fatto un bene immenso» ha dichiarato «Hinti» a fine partita.

Che Martin Hinteregger fosse un calciatore strano e forse un po’ troppo sensibile era noto nell’ambiente. Fa riflettere il fatto che nel pieno della carriera e dopo aver raggiunto l’apice del successo abbia deciso di ritirarsi, mentre illustri suoi colleghi convivono con la paura del “dopo” e rimandano il momento del ritiro (pensiamo a Ibrahimovic, a CR7 o alle confessioni di Totti, che ha vissuto un calvario).

«Fino agli anni Ottanta i calciatori avevano ancora diritto alla loro sfera privata. Oggi non è più possibile, non puoi più essere una persona normale. È da tempo che non si dà più importanza a ciò che conta realmente nel calcio: il terreno di gioco e il pallone. Oggi è importante solo il denaro» ha dichiarato Hinteregger, la cui carriera è iniziata nel vivaio giovanile del Red Bull Salisburgo. La sua parabola avrebbe dovuto essere quella di quasi tutti i ragazzi del club: salto in prima squadra, rodaggio nella massima divisione austriaca, quindi passaggio nella più blasonata Bundesliga.

È successo, salvo che «Hinti» non è finito nel Red Bull di Lipsia come da programma, bensì all’Augsburg. «Il modo con cui Lipsia distrugge Salisburgo non mi piace. Tutto è finalizzato al loro interesse. Per rispetto dei miei tifosi non posso firmare per Lipsia, io sono un giocatore del Salisburgo e non voglio aver niente a che fare con loro» disse al momento di lasciare il club austriaco. Già a quel momento si poteva intuire che la traiettoria di «Hinti» nel calcio sarebbe stata speciale: non ha mai voluto stare in vetrina, s’è concesso il lusso di arrivare in ritardo agli allenamenti, di criticare in diretta tv il suo allenatore (una volta disse: «Non posso dire né bene né male di lui, non sono nemmeno sicuro di sapere qual è la tattica della nostra squadra»), è stato filmato ubriaco dopo una partita, non possiede lo smartphone. Rivendica la sua libertà: «Ci devono essere giocatori che non siano né perfetti né puntuali: fa parte di una squadra».