Lugano-Celje, Gianni Infantino e Maxi Lopez: ecco gli Oscar del pallone

In attesa del 2026, e del red carpet che - Mondiali alla mano - sarà srotolato inevitabilmente tra Hollywood e New Jersey, è tempo di consegnare gli Oscar del calcio per l’anno agli sgoccioli. Non sono mancati colpi di scena, capolavori e scelte discutibili. E per ogni statuetta abbiamo scovato un degno vincitore.
Miglior film (e peggior finale): Lugano-Celje
Ad assegnare il riconoscimento, evidentemente, non è stata una giuria di parte. Per i tifosi bianconeri, in effetti, il match andato in scena alla Stockhorn Arena di Thun, il 13 marzo, continua a rappresentare una pellicola strappalacrime. Lacrime amare, per il peggior finale immaginabile. E dire che la squadra di Mattia Croci-Torti aveva gettato le basi per trasformare la sua Conference League in una serie entusiasmante. Già, i quarti di finale erano lì, storici e clamorosi, solo da acciuffare. Il ritorno della sfida contro lo Celje si è invece trasformato in uno psicodramma e - soprattutto - nell’uscita di scena dalla terza competizione UEFA. La trama della partita, tuttavia, è stata struggente. Bisogna ammetterlo. Non è mancato nulla. Euforia (sul 3-1), illusione (sul 4-2), tragedia (il 4-3 sloveno sinonimo di supplementari in inferiorità numerica), false speranze (l’incredibile 5-4 di Doumbia), sino all’inconfutabile verdetto dagli undici metri con tre rigori sbagliati su quattro tentativi.
Miglior attore: Gianni Infantino
Poliedrico e istrionico. A ogni piè sospinto tiene a ricordare che l’organizzazione di cui è presidente non agisce con fini politici, salvo incarnare - con il suo agire - l’esatto opposto. Potente, anzi oramai più influente di molti potenti, Infantino ha vissuto un 2025 da primattore, per quanto succube del presidente americano Donald Trump, che da metà giugno ospiterà in casa propria «il Mondiale più grandioso e inclusivo (sic!)» di sempre. Ospite fisso nello studio ovale e presente persino al vertice per la pace in Medio Oriente, il diplomatico Gianni si è sentito in dovere di contraccambiare il suo «padrone» con un premio nuovo di zecca. «Perché ha intrapreso azioni eccezionali e straordinarie per unire i popoli di tutto il mondo». Sì, del grottesco sorteggio dei gironi della prossima Coppa del Mondo ci ricorderemo a lungo, così come delle impareggiabili doti attoriali del numero uno della FIFA.
Miglior attore non protagonista: Albian Hajdari
Ritorniamo a Thun. E a quel maledetto ottavo di finale di Conference League contro lo Celje. Se l’incontro, destinato alla gloria, prese una brutta piega, è perché Albian Hajdari pensò bene di tramutare un pallone da gestire con saggezza in una scellerata entrata-killer. Tradotto: rigore regalato per l’insperata terza rete slovena ed epilogo tremendo della gara, prima ai supplementari, poi dagli undici metri. Il classe 2003 non si è però meritato la speciale statuetta solo per questo episodio. Nonostante il fattaccio e una primavera da mani nei capelli, l’estate del difensore si è infatti trasformata in una paziente attesa nelle retrovie, poi sfociata nel bramato passaggio all’Hoffenheim, in Bundesliga. Non solo. A inizio settembre Hajdari è riuscito a far parlare di sé anche per la controversa decisione di mollare la Svizzera - con cui contava un misero gettone in amichevole - per abbracciare il Kosovo.
Miglior regia: Murat Yakin
E a proposito di Nazionale. Di fronte al suo commissario tecnico Murat Yakin e al sapiente lavoro compiuto negli ultimi dodici mesi ci si può solo togliere il cappello. «Muri» ha rilanciato un gruppo che nell’autunno del 2024 sembrava allo sbando. Grazie anche al tour svolto negli USA in giugno, le qualificazioni-lampo al Mondiale 2026 hanno assunto i contorni di una cavalcata travolgente. La Svizzera non ha mai tremato, forte di un gioco e di interpreti consapevoli. Di qui il disegno felicissimo del selezionatore, in campo e cabina di regia orchestrato alla perfezione da capitan Granit Xhaka. Sull’Oscar, in bella vista, c’è pure la sua firma.
Miglior sceneggiatura non originale: l’Euro femminile
Non originale poiché, nel 2008, la Svizzera ebbe già modo di co-organizzare l’Europeo maschile. L’edizione plasmata nel corso dell’ultima estate, ad ogni modo, è stata un successo. Su tutti i fronti. Il torneo ha registrato il record di biglietti venduti: oltre 650.000, a fronte dei 574.875 raggiunti nel 2022 in Inghilterra. Ma a Euro2025 si è pure segnato di più e con un numero maggiore di giocatrici. L’eredità lasciata dal torneo è stata molteplice, in termini sportivi, economici, sociali e culturali. In tutto ciò, la selezione elvetica, guidata da Pia Sundhage, ha fatto la sua parte. Eccome. Per dire: l’1-1 firmato all’ultimo respiro da Riola Xhemaili, nella terza e decisiva sfida della fase a gironi disputata allo Stade de Genève con la Finlandia, rimarrà scolpito nella mente di migliaia di tifosi rossocrociati. Emozioni forti e indimenticabili, per una competizione che ha permesso al calcio femminile di compiere ulteriori passi avanti.
Migliori effetti speciali: il Thun di Lustrinelli
Da neopromosso a serio candidato per il titolo di campione svizzero: signore e signori, ecco a voi il Thun delle meraviglie. Il Thun di Mauro Lustrinelli. Quanto mostrato dai bernesi nel girone d’andata di Super League merita ammirazione e applausi. Per coerenza e costanza nel tempo. Poi, certo, la seconda parte di stagione potrebbe spezzare l’incantesimo; in molti hanno scommesso sulla perdita di velocità, persino sul crollo di Bertone e compagni. Nessuno, per contro, aveva osato pronosticare una sorpresa del genere ai vertici del massimo campionato elvetico.
Miglior trucco: Anto Grgic
Undici rigori. Undici tentativi realizzati. Il 2025 di Anto Grgic, perlomeno quello dal dischetto, è stato magistrale. Il centrocampista del Lugano non ha mai fallito. Mai. Anzi, a memoria ha sempre spiazzato il portiere avversario, grazie a un’esecuzione che coniuga tecnica, spiccate capacità cognitive-percettive e pure una buona dose di rischio. Allargando lo sguardo, l’ex Sion ha raggiunto quota 21 trasformazioni consecutive. Una sentenza. C’è trucco, non c’è inganno.
Miglior colonna sonora: la licenza dell’AC Bellinzona
Un tormentone che ha accompagnato gli appassionati ticinesi da inizio marzo al 19 dicembre. Dalla proprietà Pablo Bentancur, a quella targata Juan Carlos Trujillo. Il Bellinzona ci è ricascato di nuovo, e - ancora una volta - è riuscito a salvarsi per il rotto della cuffia. La licenza di gioco per la stagione 2025-26 di Challenge League è stata prima negata e poi concessa sia al vecchio, sia al nuovo patron sudamericano. Detto altrimenti, incertezze amministrative e fragilità sportive continuano a farla da padrone al Comunale. In un modo o nell’altro, i vertici granata sono infine riusciti a strappare il sì dell’autorità di ricorso. Ma per evitare che le recenti note liete si trasformino in requiem servirà un piccolo miracolo. Lo specialista in materia Beppe Sannino, nel dubbio, ha convocato i suoi giocatori il 27 dicembre, con ancora il calice di bollicine nella mano sinistra e la fetta di panettone nella destra.
Miglior cortometraggio: Milan-Como a Perth
Non infieriamo sul Lugano e il cammino in Coppa Svizzera stroncato sul nascere dal modesto Cham. Premiamo, piuttosto, una trattativa avviata a primavera inoltrata, sfruttando il lavoro sporco di Javier Tebas, presidente della Liga che da anni ormai si batte per trasferire un match del massimo campionato spagnolo all’estero. La Lega Serie A, dicevamo, ha cercato di approfittare del terreno preparato dai colleghi e - in particolare - dell’occupazione di San Siro da parte della cerimonia d’apertura dei Giochi invernali. Il progetto di spostare Milan-Como a Perth, Australia, è nato così, con opportunismo e visione commerciale. E, va da sé, senza tenere conto del mal di pancia di numerosi tifosi, impotenti quanto un’infastidita UEFA. Tutto molto bello e futuribile, già. Ma come avvenuto per Barcellona-Villarreal, che si sarebbe dovuta svolgere a Miami, pure il match tra rossoneri e lariani all’Optus Stadium è andato a farsi benedire nel breve volgere di poche settimane. Colpa della Confederazione calcistica asiatica, a cui spetta autorizzare l’incontro, e delle condizioni di approvazione onerose poste alle leghe interessate. Sembra finita qui. Presto o tardi, la prima partita di un campionato europeo fatta traslocare all’estero finirà comunque in cartellone.
Miglior film d’animazione: Maxi Lopez e il Paradiso
«Sono felicissimo. Abbiamo elaborato una pianificazione su tre anni. In questo lasso di tempo intendiamo raggiungere obiettivi importanti. Non credo serva specificare quali». Siamo all’alba di aprile, e il presidente del Paradiso Antonio Caggiano annuncia in pompa magna l’ingresso in società di Maxi Lopez. L’ex attaccante di Catania e Milan mette le mani sul 40% del club di Promotion League e, appunto, già si pensa alla promozione in Challenge a medio-termine. Le tanto decantate competenze del manager argentino e del suo entourage, però, si trasformano in una patata bollente. In tutti i sensi. Mentre Caggiano si dispera per le chiamate senza risposta e il mancato rispetto di impegni finanziari, cercando nuovi appigli a Dubai, Maxi Lopez si diletta infatti ai fornelli, nell’edizione argentina di MasterChef Celebrity condotta dalla tanto vituperata ex Wanda Nara. L’account Instagram del Paradiso, reso inaccessibile al presidentissimo per diverse settimane, è la ciliegina sulla torta.
Miglior (s)montaggio: il nuovo Hardturm
Doveva essere pronto per la stagione 2022-23, e invece il futuro stadio di Zurigo e Grasshopper rimane bloccato nelle sabbie mobili. L’ultima tappa di quello che, a tutti gli effetti, sta diventando un colossal amministrativo e giudiziario, è andata in scena a inizio novembre. Gli oppositori, che per timore di rappresaglie si muovono nel massimo riserbo, hanno inoltrato ricorso al Tribunale federale contro il piano di progettazione dell’impianto approvato solo poche settimane prima dal Tribunale amministrativo cantonale. I tempi per la realizzazione dell’infrastruttura, a favore della quale si era espresso il 59,1% della popolazione zurighese nel settembre 2020, hanno dunque subito l’ennesima battuta d’arresto. E anche qualora il TF dovesse bocciare le riserve dei contrari, l’iter ricorsuale sarà verosimilmente riproposto con la domanda di costruzione. Insomma, tra scene che si ripetono e sequenze infinite, è tutto un instancabile montare e smontare che va premiato.


