Ma perché così tanti giocatori del Lugano cambiano agente?

Esiste il mercato dei giocatori. Come pure il cosiddetto valzer degli allenatori. A incidere sull’ecosistema calcistico, però, è anche un’altra variabile: la rotazione degli agenti. Già, come una maglia è raramente per sempre, pure l’accordo fra un calciatore e un procuratore può sgretolarsi all’improvviso. A Lugano, di recente, è accaduto a più riprese. E in particolare a margine di un’estate non priva di polemiche e nubi sul fronte dei trasferimenti.
Come Hajdari e Saipi
Ricapitoliamo: il 3 settembre, con gli sbocchi nei principali campionati esteri oramai sbarrati, a cambiare per primo è stato Yanis Cimignani, passando all’agenzia Deal With My Agent (DWMA). Il 30 settembre è quindi giunto il turno di Antonios Papadopoulos, legatosi alla Rogon. Infine, ed è notizia freschissima, Mattia Zanotti ha deciso di affidarsi alla P&P Sport Management di Federico Pastorello. Guarda caso, tutti e tre - e in particolare il difensore greco e quello italiano - erano stati accostati a un possibile trasferimento estivo. Per ciascuno di loro, tuttavia, indiscrezioni e trattative si erano infine sgonfiate.
L’unica cessione andata a buon fine, di fatto, ha interessato Albian Hajdari, a sua volta reduce dall’avvicendamento dell’agente, con la ESHA Sportmarketing di Erdin Shaqiri, fratello di Xherdan, scaricata per fare spazio alla HWH Sport, fondata tra gli altri dal membro del CdA bianconero Georg Heitz. A precedere di qualche mese il neogiocatore dell’Hoffenheim, ad ogni modo, era stato il portiere Amir Saipi, in un primo tempo rappresentato dalla IFM e oggi vincolato a Unique Sports Group.
«Prima gli obiettivi collettivi»
No, non è una girandola da poco. E, tornando ai casi di Zanotti, Papadopoulos e Cimignani, l’equazione appare piuttosto chiara: «Non sei riuscito a trovarmi un altro club? Allora grazie di tutto e tanti cari saluti». Mentre per l’FC Lugano, la partenza dei diretti interessati - con negoziazioni annesse - rischia di essere solo rimandata. L’allenatore bianconero Mattia Croci-Torti, comunque, non si scompone: «Qui entrano in gioco dinamiche personali tra calciatore e agente. E, chissà, forse qualcosa ruota attorno a promesse non mantenute. Il procuratore, nel calcio moderno, è diventato fondamentale, poiché in grado di determinare umore e atteggiamento del proprio assistito. Fra le parti, insomma, deve regnare la massima fiducia. E quando questa viene meno, una scissione diventa quasi inevitabile». Affidandosi a un agente di spessore come Federico Pastorello, Zanotti sembra tuttavia lanciare un messaggio indiretto anche al Lugano. Della serie: presto torneremo a sederci a un tavolo per parlare di futuro. Perché no, magari già a fine dicembre. «Zanotti, in questo momento, sa esattamente che a facilitare un’eventuale sistemazione all’estero sarà il perseguimento degli obiettivi collettivi. Detto altrimenti, se il Lugano riuscirà a togliersi altre belle soddisfazioni anche grazie alle sue prestazioni, beh, discutere di futuro sarà più semplice. Salutarlo dopo il girone di andata? Non per forza sarei sorpreso. Ma essendo quello invernale un mercato di riparazione, con operazioni molto più decise e prevedibili, di sicuro non assisteremmo a nuove telenovele. E, in tal senso, credo che i miei giocatori abbiano imparato la lezione».
«Siamo come medici»
La questione, va da sé, non sorprende Gianluca Di Domenico, agente sperimentato che in carriera ha vissuto a più riprese dinamiche come quelle che hanno «invaso» lo spogliatoio bianconero. Da noi contattato, Di Domenico tiene dunque a precisare: «I procuratori sono come i medici. Ve ne sono tanti e a quello di fiducia si chiede un accompagnamento di prossimità, competenze, consigli e azioni preventive. A fare la differenza, però, sono i medicamenti. Che nel calcio, né più, né meno, sono le prestazioni. Senza di esse nessun calciatore può aprirsi un mercato. Poco importa l’agente scelto. Anzi, se si opta per un avvicendamento significa che probabilmente quanto dimostrato sul campo non è stato sufficiente. E allora si preferisce imboccare una via di fuga». C’è poi un altro fattore ingombrante. «Si possono avere tutte le aspettative di questo mondo, ma se la società che detiene il cartellino del giocatore non ottiene dal mercato la cifra desiderata, c’è poco da fare» evidenzia ancora Di Domenico . Basti pensare all’offerta inadeguata del Legia Varsavia per Papadopoulos.
A Ginevra per il poker
Al Lugano e ai suoi primattori non resta quindi che emergere sul rettangolo verde. E a Ginevra, domenica pomeriggio, c’è una bella chance per lasciare il segno. Di nuovo. Contro un Servette in affanno, i bianconeri puntano a cogliere il quarto successo consecutivo in campionato. «Questa partita deve giustificare le nostre ambizioni: quelle di una squadra che mira a disputare una Super League di vertice» indica il Crus. «Non dobbiamo sentirci sollevati e accontentarci di aver vinto tre partite. No, occorre un ulteriore passo avanti sul piano caratteriale e mentale. Perché non vogliamo assolutamente tornare nel baratro».



