La reazione

«OneLove? A parole va tutto bene, nei fatti spuntano sempre i paletti»

Federico De Angelis, co-coordinatore dell'associazione LGBTQ+ ticinese Imbarco Immediato: «Si è scelto di proteggere gli organizzatori di Qatar 2022 e non la collettività»
© EPA/STEPHANIE LECOCQ
Nicola Martinetti
21.11.2022 19:30

Alla fine, dunque, Granit Xhaka non indosserà la fascia OneLove. E come lui, altri sette capitani di squadre e federazioni presenti ai Mondiali in Qatar. La FIFA, con la sua presa di posizione ufficiale in merito alla questione, ha fatto prevalere la sua volontà. Identica, guarda caso, a quella degli organizzatori del torneo. Generando fiumi di dibattiti dentro e fuori la comunità LGBTQ+. «Purtroppo non è che l’ultimo di una lunga serie di fattori, che dall’assegnazione del torneo al Paese del Medio Oriente hanno gettato ombre sulla Coppa del Mondo attualmente in corso - afferma il co-coordinatore di «Imbarco Immediato» Federico De Angelis, raggiunto dal Corriere del Ticino -. La fascia arcobaleno, per quanto in sé un piccolo gesto, avrebbe lanciato un segnale positivo in un ambiente - quello del calcio maschile - ancora poco aperto verso questa tematica. La FIFA, specialmente alla luce di quanto dichiarato negli scorsi giorni dal suo presidente Gianni Infantino, avrebbe dal canto suo potuto tendere una mano all’inclusione. Invece, con questa decisione, ha scelto di proteggere ulteriormente il Paese ospitante e gli organizzatori del torneo piuttosto che la collettività. Reiterando quello che è il problema di fondo: l’assegnazione del torneo al Qatar. Tutto il resto, infatti, non è che una conseguenza».

Contraddizioni e parole al vento

A generare ulteriore frustrazione, a detta del rappresentante dell’associazione LGBTQ+ della Svizzera italiana, sono in particolare le continue contraddizioni da parte di chi questo Mondiale lo ha orchestrato. «Un giorno Infantino si dice comprensivo e attento ai diritti di chiunque, arrivando a pronunciare anche frasi forti come “Oggi mi sento gay”. Il giorno seguente l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani parla a sua volta di inclusione davanti al mondo intero, durante la cerimonia d’apertura del torneo. E poi, meno di ventiquattro ore più tardi, emerge questo ulteriore e negativo sviluppo riguardo alle fasce “OneLove”. Un passo avanti e due indietro, insomma. Anche perché i gesti, da sempre, valgono più di ogni altra cosa. Purtroppo la verità è che queste dichiarazioni vengono effettuate per manifestare un sentimento “politically correct”, ma nella realtà si rivelano poi parole al vento. E probabilmente non saranno nemmeno le ultime».

Del resto nella storia di queste grandi manifestazioni, spesso l’inclusione è emersa come uno dei temi principali. Il più delle volte, però, con un taglio standardizzato. «La sensazione è che a parole tutto va bene, poi però nei fatti spuntano sempre i paletti, quando invece sentimenti come l’amore e l’affettività verso un’altra persona non dovrebbero avere etichette».

In attesa di ulteriori sviluppi

Tornando alla questione delle fasce arcobaleno, De Angelis spezza infine una lancia a favore delle federazioni. Auspicando ulteriori sviluppi, questa volta in positivo. «Per quanto triste, la reazione delle squadre in questione è assolutamente comprensibile. Dal punto di vista sportivo vestire la fascia OneLove avrebbe infatti generato ripercussioni negative sullo svolgimento del loro torneo. Vedremo se magari nelle prossime settimane alcune di queste federazioni decideranno di intraprendere vie alternative. O se la FIFA ritornerà sui suoi passi. La questione, del resto, verrà ulteriormente dibattuta e rimarrà oggetto di polemiche».

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