Parla il Crus: «Townsend? Mi dispiacerà voltarmi e non vederlo»

Nella sua testa, probabilmente, Mattia Croci-Torti se l’era immaginato diverso questo ritorno in campo dopo la pausa. Archiviato col fiato corto e la testa piena di pensieri l’ultimo tour de force, la speranza era infatti di ripartire verso Natale con presupposti migliori. Invece, a poche ore dalla sfida con l’Yverdon, il suo Lugano è sempre e ancora in parziale emergenza. E se possibile, dopo l’inatteso esonero del «Prof» Nicholas Townsend, persino più irrequieto.
«È una difficoltà in più»
Il grande tema della settimana, era inevitabile, ha costituito il piatto forte della conferenza stampa alla vigilia della trasferta in Romandia. E il «Crus», nonostante il divieto di commentare imposto dalla società a tutti i suoi dipendenti, ha quantomeno voluto riconoscere la bontà del lavoro svolto dal suo braccio destro nel decennio trascorso a Cornaredo. Un messaggio d’affetto, un’ultima carezza, elargiti con gli occhi lucidi e il cuore in mano. «L’unica cosa che posso fare, è parlare a livello umano. Personalmente provo un forte dispiacere. Nicholas, con le sue spinte, le sue motivazioni e le sue provocazioni, mi ha reso un allenatore migliore. E, ne sono certo, anche una persona migliore. Non posso fare altro che ringraziarlo per ciò che ci ha dato, pensando sempre al bene comune. In panchina a Yverdon, non vederlo dietro di me quando mi volterò mi farà sicuramente provare un forte dispiacere». Allo Stade Municipal, come suggerivamo negli scorsi giorni, il tecnico momò e la sua squadra saranno un po’ più soli. «Senza il “Prof” che mi stressa, sicuramente - ha scherzato Croci-Torti -. Vorrà dire che questa volta al Cao (il vice Carlo Ortelli, ndr) non chiederò solo suggerimenti tattici, ma anche di “svegliarmi” quando serve (sorride, ndr). Battute a parte, è chiaro che questa novità andrà metabolizzata e gestita. Nicholas è stata una figura importante per il Lugano, non di certo un conetto che si può mettere e togliere con indifferenza. I giocatori hanno avuto modo di confrontarsi con lui questa mattina, in un incontro al quale ho preferito non assistere. È la vita, che ti pone sempre di fronte a nuove difficoltà e nuove sfide. Ora eccone un’altra. Dovremo saper reagire in maniera positiva, ed è quello che ho chiesto alla squadra. Beh, diciamo che in queste due settimane le ho chiesto fin troppe cose».
«Nessuno ci regalerà niente»
In effetti ai suoi uomini, o quantomeno a quelli che gli restano, l’allenatore bianconero dovrà chiedere più del possibile. E non soltanto domani sera, bensì pure nelle restanti sei partite che, nei prossimi 22 giorni, sanciranno la portata della primavera sottocenerina. Il Lugano, detto altrimenti, da qui a Natale si gioca tanto. Tantissimo. In primis il suo futuro europeo. «Non dobbiamo cercare né alibi né scuse - rileva il “Crus” al proposito -. I giocatori che ho a disposizione possono fare bene. Per effettuare un’analisi approfondita di quanto è accaduto a livello di infortuni, ci sarà tempo e modo fra qualche settimana, durante la pausa, quando i fari si saranno spenti. Ora però c’è da portare a termine nel miglior modo possibile il girone d’andata. In questo senso, la pausa ha fatto bene alla squadra. Ci siamo rigenerati, soprattutto a livello mentale. E abbiamo maturato una consapevolezza: di tempo per guardarsi indietro non ce n’è più. Sappiamo che dobbiamo fare punti. Sappiamo che per fare qualcosa di importante dobbiamo rimanere positivi senza porci dei limiti. E soprattutto, sappiamo che da qui sino alla fine di questo tour de force ci sarà da soffrire. Nessuno ci regalerà niente, dovremo sudarci ogni successo ed è quello che faremo».
«Ale mi è stato accanto»
I bianconeri, va da sé, si augurano che la svolta possa giungere già questa domani a Yverdon. In una sfida che, complice la presenza sulla panchina vodese di Alessandro Mangiarratti, ha un significato speciale per lo stesso «Crus». I due sono infatti grandi amici. Stretti da un legame che - come ha rivelato il tecnico momò in conferenza stampa - li unisce da oltre vent’anni. «Tanti non sanno che Alessandro per me è una persona importante. Quando avevo 18 anni mi sono rotto il crociato dopo essermi trasferito a Zurigo. Ero pieno di sogni, e di colpo li ho visti frantumarsi. Ecco, in quel momento, il più buio della mia adolescenza, Ale c’è stato. E c’è sempre stato. Mi ha accolto nella sua casa, invitandomi a cena, standomi vicino. Lo ringrazierò sempre per l’affetto che mi ha trasmesso. Sono davvero felice che ora gli sia stata concessa questa occasione a Yverdon. In troppi si sono dimenticati - e troppo in fretta - della clamorosa impresa centrata a Vaduz, quando aveva qualificato il club alla fase a gironi di Conference League». L’amicizia non verrà scalfita da quanto accadrà domani sul terreno da gioco della compagine romanda, ma per qualche ora verrà sicuramente accantonata. «È normale che sia così. C’è una sorta di sfida nella sfida, come era accaduto un paio d’anni fa quando Matteo Vanetta era ad interim sulla panchina dello Young Boys. Diciamo che io e Ale metteremo in pausa la nostra amicizia alle 20.25 e la riattiveremo verso le 22.30. Anzi, probabilmente qualche giorno più in là» ha chiosato ridendo il «Crus».