Raccattapalle a parte, l'ingranaggio bianconero ora funziona

La scenetta si consuma nel cuore del primo tempo, poco dopo che il Lugano è passato a condurre sullo Zurigo. Gli ospiti stanno reagendo e da qualche minuto i bianconeri boccheggiano. Puntato per l’ennesima volta da Phaëton, Zanotti deve rifugiarsi in rimessa laterale. Uno dei raccattapalle presenti a Cornaredo, però, non dà respiro al terzino italiano, offrendo subito la sfera agli zurighesi che rilanciano l’azione. Michele Salzarulo, che segue il match dall’alto della tribuna principale, impazzisce. «Ma quel ragazzino che cosa fa?! Perché gli dà il pallone velocemente? Non voglio crederci» urla l’assistente di Mattia Croci-Torti. Ed è emblematico che a prendersela così tanto sia l’ex braccio destro di José Mourinho, nell’autunno del 2019 protagonista di un siparietto simile da allenatore del Tottenham, dopo che un ball boy altrettanto solerte aveva - al contrario - aiutato i suoi a trovare la via della rete.
C’è poco da stravolgere
L’episodio ha una sua valenza, nella misura in cui a fare la differenza - sabato sera - sono stati i dettagli. Lo ha evidenziato il Crus nel dopo partita, analizzando il successo di misura - il terzo consecutivo in campionato - ottenuto ai danni di uno Zurigo a tratti persino superiore al Lugano. L’allenatore momò, a proposito di minuzie, ha paragonato la sua squadra a «un meccanismo» vieppiù funzionante. «Ecco perché, come succede raramente, mi sono limitato a effettuare tre cambi». Per quanto messi sotto pressione, l’ingranaggio bianconero ha dato prova di affidabilità e resistenza. E ciò a conferma di una formazione ritrovata sul piano caratteriale, fisico e organizzativo. «La cosa che mi è piaciuta tantissimo - ha non a caso sottolineato Croci-Torti - è stata la concentrazione dei miei giocatori sul piano difensivo». E quando nel finale lo Zurigo ha creato i presupposti per rompere il giocattolo luganese, l’elemento alla base del marchingegno - il portiere David von Ballmoos - non ha ceduto. Anzi, si è confermato una volta di più fondamentale.
Come la nazionale svizzera
Un po’ come avvenuto alla nazionale svizzera di Murat Yakin, il Lugano ha insomma compreso come la rinascita dovesse passare dalla solidità del reparto arretrato. Per dire: nelle precedenti dodici partite in campionato, i ticinesi avevano sempre incassato almeno un gol. Non è successo, suggerivamo, al cospetto di un avversario temibile in termini di sforzo collettivo, così come sul piano delle individualità, in particolare sugli esterni. Mahou, per fare un nome su tutti, si è però sacrificato a più riprese al fine di sostenere Alioski, mentre il rientrante Zanotti ha giocato con il cuore in mano, lì sull’out di destra. La rete che ha deciso l’incontro è nata proprio dalla perseveranza del laterale ex San Gallo, poi tramutata in oro da un Dos Santos non ancora in versione re Mida, ma sempre più ispirato e determinante. E, certo, si tratta di un’ottima notizia anche a fronte dei tempi di recupero di Steffen che rischiano di allungarsi.
In attesa dell’uomo mascherato
«La macchina è partita, il piede è sull’acceleratore: ora dobbiamo avere il coraggio di non toglierlo» ha indicato Croci-Torti, iniziando ad apparecchiare la sfida di domenica prossima a Ginevra: «Il Servette è in difficoltà, ma rimane una squadra forte. Non vinciamo lì da tanti anni e riuscirci costituirebbe un altro segnale importante». Oltre alle consapevolezze e al sorriso, il Lugano ha intanto riabbracciato la parte nobile della classifica. «Che io, tuttavia, non guarderò sino a Natale» ha tenuto a precisare l’allenatore bianconero. «Guai a scordarsi che cosa ci è mancato a inizio stagione: concentrazione e convinzione. Di qui la necessità di prendere una partita alla volta, senza cedere all’entusiasmo, restando sul pezzo e, di riflesso, dando fiducia a quei giocatori che stanno attraversando un periodo felice». Fra questi non ci sentiamo ancora di includere Behrens, generosissimo nei movimenti e nel tenere perennemente sul chi vive le difese avversarie, e però ancora poco lucido sotto porta. Il centravanti tedesco ha oltretutto lasciato Cornaredo con una possibile frattura al naso, complice il violento scontro con il compagno Mai nel concitato finale di gara. Poco male: in un torneo deciso dai dettagli, e in cui ci si continua a rubacchiare punti a vicenda, un uomo mascherato potrebbe rivelarsi un’arma in più.