Calcio

Sabbatini: «Abbiamo un conto in sospeso che va saldato»

Il capitano bianconero lancia la finalissima del Wankdorf, che domani metterà in palio la 97. edizione della Coppa Svizzera: «Sarà una partita bellissima»
Nicola Martinetti
14.05.2022 17:50

L’attesa è finalmente terminata. Lunghissimo, a tratti persino spasmodico, il percorso di avvicinamento alla madre di tutte le partite si è infine concluso. Fra meno di ventiquattro ore, sul sintetico del Wandkorf, Lugano e San Gallo scriveranno la storia. Della Coppa Svizzera, giunta alla sua 97. edizione, e dei rispettivi club. I bianconeri, di nuovo in finale dopo il doloroso epilogo dell’ultimo atto di sei anni fa al Letzigrund contro lo Zurigo, hanno un obiettivo chiarissimo: «Saldare il conto in sospeso - ci conferma capitan Jonathan Sabbatini -. Quella finale, persa al cospetto di una squadra già matematicamente retrocessa in Challenge League, ci ha fatto male. Ci ha inflitto ferite dolorose. Ora abbiamo la possibilità di riscattarci, e non abbiamo alcuna intenzione di lasciarcela sfuggire».

La voglia di rivalsa e l’assenza di Maric

Per il capitano di mille battaglie, unico superstite di quel maledetto 29 maggio 2016 assieme a Mattia Bottani, la voglia di rivalsa ha una valenza anche personale. «Pochi giorni prima, a Vaduz, fui vittima di un brutto infortunio alla testa che non mi permise di approcciare quella partita nelle migliori condizioni. Non ero totalmente lucido e infatti di quel pomeriggio, purtroppo, oggi ricordo ben poco. In quell’incontro vi furono alcuni episodi decisivi che girarono a nostro sfavore. Penso al rigore fallito da Mattia, all’uscita sfortunata di Salvi sul gol partita di Sarr e al palo colpito da Donis nel secondo tempo. Sì, specialmente per me e «Botta» questa è a tutti gli effetti una rivincita. Al Wankdorf, però, sarà tutta un’altra storia. L’avversario, il San Gallo, è completamente differente. E, a mio modo di vedere, più forte dello Zurigo di sei anni fa. Lo stesso però vale in fondo anche per noi. Il Lugano attuale è una squadra più completa, matura e attrezzata per giocarsi una sfida come questa. Sarà una partita bellissima». Una partita che però, ormai è ufficiale, non annovererà Mijat Maric tra i suoi protagonisti. Il centrale non è infatti riuscito a recuperare dal problema al tallone che lo affligge ormai da settimane, e non fungerà nemmeno da riserva. «Mijat è un leader per noi, non possiamo nascondere che la sua assenza si farà sentire. Ma non ci coglie di sorpresa. Sappiamo che da fuori riuscirà comunque a trasmetterci la carica necessaria per affrontare al meglio questa finale. E in campo ci saranno altri elementi che compenseranno alla sua mancanza».

Un muro bianconero verso l’inenarrabile

Fuori dal terreno da gioco invece, sugli spalti, saranno 9.500 i tifosi bianconeri che si sgoleranno per incitare Sabbatini e compagni. Spingendoli, quanto più possibile, verso l’inenarrabile. «A Zurigo, sei anni fa, ce n’erano tremila in meno - sottolinea il capitano -. Avvertiamo tanto entusiasmo, e credo che parte di esso sia da ricondurre anche alla figura di Mattia Croci-Torti, che negli ultimi mesi ha saputo toccare i tasti giusti per andare a stimolare i nostri tifosi. A supportarci ci sarà un muro bianconero e vivremo un’esperienza unica. Spero che questo evento possa fungere da catalizzatore in ottica futura, portando ancora più pubblico a tutte le nostre partite». Prima però c’è una finale da vincere. E una storia da scrivere. Anzi, da riscrivere.

Anche il San Gallo cerca una rivincita

Del pubblico, in vista della partita di domani, si è parlato anche in casa San Gallo. Un anno fa, anche in quel caso al Wankdorf, i biancoverdi persero infatti l’ultimo atto al cospetto del Lucerna. Gli spalti, quel giorno, rimasero però desolatamente vuoti. «Fu una finale atipica e surreale. Triste anche, per certi versi - spiega il capitano dei sangallesi, Lukas Görtler -. Domenica le emozioni saranno decisamente più forti, e le squadre - sorrette da un pubblico caldissimo - andranno a mille». Come il Lugano, anche i biancoverdi hanno un conto in sospeso con questa competizione. E la ferita, ben più recente rispetto a quella dei sottocenerini, è ancora relativamente fresca. «Ora però abbiamo un anno di esperienza in più - afferma con un sorriso il centrocampista Jordi Quintillà -. Dalle delusioni si apprendono sempre delle lezioni importanti. È quello che abbiamo provato a fare anche noi. Vediamo se siamo stati bravi».

In questo articolo: