Salvatore Guarino, una finta e via

Alla scoperta dell'esterno bianconero, che lunedì sera ha fatto ammattire il Servette
Salvatore Guarino riceve l'abbraccio di Sandro Rovelli e Pablo Bentancur (fotogonnella)
Red. Online
13.05.2015 06:30

LUGANO - «Avreste dovuto vederlo all'epoca del Team Ticino U18, proprio qui a Cornaredo, nella semifinale di Coppa Svizzera contro lo Young Boys. Fece ammattire l'intera difesa bernese». Quando gli chiediamo di Guarino, Livio Bordoli sorride. L'attuale allenatore del Lugano era alla guida di quella selezione. Già allora conosceva le qualità di Salvatore, oggi 25 anni, dribbling secco e movenze che ricordano il Checco Moriero dei tempi d'oro. Lunedì, questo scugnizzo ha distrutto una ad una le certezze del Servette: non ha segnato, ma ha estasiato il pubblico con giocate d'alta scuola e una determinazione incredibile. Il primo posto ritrovato è nato (anche) dai suoi piedi. E allora, al termine della sgambata defaticante gli chiediamo cosa significhi essere l'eroe del momento, una sorta di Batman senza maschera ma dotato di poteri altrettanto fenomenali.«È una bella soddisfazione» racconta con un velo di timidezza, mentre i compagni di squadra lo prendono in giro. Soprattutto Djuric, che gli dice: «Ti è bastata una bella partita per finire in prima pagina». Ancora Guarino: «Mi sono svegliato con il sorriso. È tutto bello, sì. Tutto molto bello».La storia è abbastanza nota: nella rifinitura domenicale, mister Bordoli aveva provato Melazzi nel ruolo di esterno sinistro. Una colica ha tuttavia messo fuori causa l'uruguaiano, spalancando le porte dell'undici titolare a Salvatore, ticinese di origini napoletane, ragazzo cresciuto con la maglia bianconera addosso.«Quando ho saputo di giocare dal primo minuto non mi sono fasciato la testa. In realtà, non sono uno che pensa troppo. Alla vigilia speravo di potere essere della partita, ne ero convinto anche: dall'inizio o come subentrante. Sin dal riscaldamento ho avvertito la fiducia dei miei compagni; ho avvertito anche la fiducia dei tifosi. Dopo il primo pallone toccato, non ci sono stati problemi. È filato tutto liscio».Guarino si era affacciato alla prima squadra bianconera nella stagione 2009-10, collezionando due presenze. Era l'epoca di Simone Boldini, dell'incredibile pareggio all'ultima giornata contro il Vaduz e dello spareggio con il Bellinzona. Dopo quell'annata, Salvatore ha fatto tanta gavetta: il Team Ticino U21, il Mendrisio, il Rapperswil. Quindi il ritorno a casa, la passata stagione.«Mi ritengo una persona umile» spiega. 14 gettoni e una rete nel campionato attuale, contro il Le Mont, spesso ha dovuto dare una mano alla Under 21 di Cao Ortelli oppure masticare amaro in panchina. «Ho lavorato sodo, è questo il mio segreto. I miei compagni mi hanno aiutato molto, sostenendomi. Ho sempre pensato che il mio momento sarebbe arrivato. Finalmente ho avuto la mia opportunità. Sono molto felice che la squadra abbia colto un grande risultato. Ma non finisce qui».Lunedì, prima della bomba respinta da Frick e poi ripresa da Bottani per il gol del due a zero, Salvatore è stato protagonista di un'azione magnifica: controllo in corsa con un colpo di tacco, perentorio ingresso in area e conclusione a rete che avrebbe meritato migliore fortuna. Avesse segnato lì, sarebbe venuto giù lo stadio.«Il mio stile di gioco è questo: un dribbling e via, di corsa verso la porta. Per fortuna, come dicevo prima, non sono uno che pensa molto. Quando ricevo palla faccio lavorare l'istinto. Le finte sono in assoluto gli esercizi che mi riescono meglio. È una caratteristica che cerco di sfruttare».