Il personaggio

«Sì, adesso siamo nella storia»

Ha unito un cantone intero, ora si gode il meritato trionfo: signore e signori, Mattia Croci-Torti
Flavio Viglezio
15.05.2022 19:30

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Intense, immense, straripanti. Mattia Croci-Torti, a fine partita, non ha saputo trattenere le lacrime. Anzi, non ha voluto trattenerle. E c’è una bella differenza. Lacrime di gioia, di orgoglio, di tensione che se ne va a lascia spazio alla felicità. «Ma sono state anche lacrime di incredulità», dice il «Crus». «Questo viaggio è iniziato il 2 settembre scorso e nessuno avrebbe scommesso un solo franco, quel giorno, sul Lugano in finale di Coppa Svizzera. Dopo aver battuto lo Young Boys negli ottavi di finale non mi sono mai nascosto. Ho sempre detto che questo sarebbe stato il nostro traguardo. La pressione è aumentata certo, ma adesso possiamo dire di essere entrati nella storia. E sono fiero di essere il primo allenatore ticinese ad alzare la Coppa Svizzera».

Oltre i propri limiti

Sì, il «Crus» - ed un gruppo capace di spingersi oltre i propri limiti - è nella storia. Il Lugano è nella storia: «A dire il vero non ho ancora ben realizzato ciò che sta accadendo. Sono rimasto estremamente concentrato fino all’ultimo. Quando si è così vicini ad un obiettivo come la vittoria in Coppa non ci si può permettere di sbagliare nulla. Questo è il risultato di tanti mesi di lavoro e siamo arrivati prontissimi a livello mentale. Ho sempre saputo che sarebbe stato difficilissimo competere fino in fondo in campionato, ma in Coppa Svizzera la squadra ha sempre evidenziato una concentrazione e una determinazione incredibili. In questa finale è uscita tutta la forza del gruppo e per un tecnico questo è bellissimo».

Il muro bianconero

Ed è ancora più bello riuscirci davanti a quasi 10.000 tifosi entusiasti arrivati dal Ticino: «Tutto - prosegue Croci-Torti - nasce dal progetto del nuovo stadio. Abbiamo giocato due partite a porte aperte, abbiamo vinto cinque incontri di fila: abbiamo fatto in modo che la gente credesse in noi e, appunto, nel progetto del nuovo stadio. Personalmente ho sempre voluto lanciare messaggi aggregativi, senza mai dimenticare nessuno. Volevo l’affetto della nostra gente e l’ho ricevuto. Dopo il nostro secondo gol i tifosi hanno ricominciato a spingerci e ci hanno dato una carica immensa. Quanto c’è del Crus nella presenza di così tanti tifosi bianconeri al Wankdorf? Credo tanto, non lo nego. In tutti questi mesi non ho mai detto di no a nessuno e ho sempre cercato di veicolare messaggi positivi. Il nostro cantone, quando vuole, sa rispondere presente. Ho visto tifosi partire in direzione di Berna da ogni angolo del Ticino, non solo da Lugano. Certo, i risultati aiutano, ma la gente ha capito che volevamo e potevamo fare qualcosa di grande. Ogni giorno, arrivando a Cornaredo, guardavo le gigantografie di chi ha firmato pagine importantissime di questo club. Ecco, forse tra poco ci sarà anche la mia, di foto, e ne vado molto fiero». Questo è insomma anche e soprattutto il trionfo di Mattia Croci-Torti: «Non voglio dire che questa partita l’ho vinta io, non sarebbe corretto. Ma dico che l’abbiamo vinta perché i giocatori mi hanno ascoltato e hanno capito le mie decisioni. Lo ripeto: non avevamo le forze per puntare fino in fondo a due obiettivi. Ma io ho sempre creduto in questi ragazzi e oggi mi hanno ripagato della fiducia che ho riposto in loro. In tutti loro. Oggi abbiamo avuto coraggio, tanto coraggio».

Maestro della tattica

Tatticamente Mattia Croci- Torti ha vinto il duello a distanza con Peter Zeidler. E l’allenatore del San Gallo ha sottolineato i meriti di questo Lugano. «Come ho già avuto modo di dire, ci siamo preparati molto bene per questa sfida. E l’abbiamo giocata come volevamo, in tutti i settori del campo. Il nostro primo gol, così come il terzo, sono figli di schemi ripetuti fino alla noia in allenamento. Guardando alla formazione si poteva pensare ad un Lugano difensivo, ma noi sapevamo esattamente dove e come volevamo ripartire. e come sfruttare ciò che la difesa del San Gallo ci avrebbe concesso. Il segreto è stato quello di inserire il maggior numero possibile di centrocampisti in grado di tenere palla e di lasciare Mattia Bottani libero di muoversi». Per entrare nella storia del calcio svizzero.  

In questo articolo: