Urs Meier, l’arbitro svizzero che unì Iran e Stati Uniti

Non è solo calcio. Certo, Iran e Stati Uniti questa sera si giocheranno l’accesso agli ottavi di finale di Qatar 2022. Ma in campo, inevitabilmente, troveranno posto tanto le proteste contro il regime che stanno caratterizzando il Paese asiatico quanto le tensioni fra Teheran e Washington.
L’incrocio sportivo, di per sé, non è una novità. Anzi, nel 1998, proprio ai Mondiali, americani e Team Melli si affrontarono a Lione. In un girone dominato da Germania e Jugoslavia, la partita sul fronte calcistico aveva poco, pochissimo da raccontare. Eppure, passò comunque alla storia. Complice una foto, scattata prima del calcio d’inizio, con i giocatori delle due squadre mischiati.
Pochi, forse, ricordano che la sfida venne affidata a un fischietto svizzero. Urs Meier, proprio lui. Un arbitro affidabile, sempre sul pezzo, capace soprattutto di gestire possibili screzi e litigi. D’altronde, l’Iran affrontava pur sempre il «Grande Satana». C’era, insomma, tanta retorica khomeinista sul terreno di gioco e c’era, di riflesso, il rischio che le cose degenerassero. «Ma la partita si chiuse senza espulsioni» ha ricordato, di recente, lo stesso Meier in un’intervista concessa al portale 4-4-2.

La sua partita
«Capii che quella sarebbe stata la mia partita mesi prima, in occasione del sorteggio» le parole dell’arbitro. «Sapevo che Iran contro Stati Uniti sarebbe stata, a occhio, una delle sfide più politicizzate nella storia del calcio. Iniziai ad allenarmi proprio per quel match prima di ricevere, effettivamente, l’incarico di dirigerlo».
Urs Meier venne accontentato. «Alla vigilia della partita, ricordo che partecipai a un meeting di sicurezza con i funzionari di entrambi i Paesi e con un delegato FIFA. Il quale, beh, ricordò a tutti che avremmo dato vita solo e soltanto a una partita di calcio. In quell’occasione, tuttavia, lanciai la proposta: perché prima del calcio d’inizio non riuniamo le due squadre e scattiamo una foto? La FIFA espresse subito il suo sostegno, anche se non volevano includere noi arbitri. Io e i miei assistenti, però, in quella foto volevamo esserci a tutti i costi».


Quel rigore non dato
E così, Urs Meier all’indomani venne immortalato assieme ai giocatori iraniani e statunitensi. Un momento storico, appunto. A suggerirlo, «il fatto che ci fossero il doppio dei fotografi rispetto a una normale partita dei Mondiali». E il fatto che, sugli spalti, non ci fossero solo giornalisti sportivi ma anche i responsabili delle pagine politiche. «Peccato solo che, nel taglio scelto dalla FIFA per pubblicizzare il momento, non si veda la squadra arbitrale».
La partita, quella, fu più o meno serena. Meier ha ricordato un episodio particolarmente felice: «Fui abbastanza bravo e fortunato a non assegnare un rigore all’Iran. Decisi che l’attaccante iraniano aveva accentuato il contatto, in maniera troppo drammatica. Avrei potuto optare per il rigore ed espellere il portiere statunitense, ma avrei tradito lo spirito del gioco. L’Iran, comunque, vinse 2-1».
Meier, concludendo, quella sera si rivelò l’uomo giusto per le grandi, grandissime occasioni. Proseguì brillantemente la sua carriera di arbitro, con tanto di secondo incrocio pericoloso: Stati Uniti contro Corea del Sud ai Mondiali nippocoreani del 2002. «Un bell’affare, considerando le ruggini legate alla guerra di Corea negli anni Cinquanta e il fatto che molti coreani non avessero una buona opinione degli americani». Urs, però, non tradì le attese. «Come mi disse un giornalista tedesco, io ero visto come una figura doppiamente neutrale: ero un arbitro ed ero svizzero».