Hockey

«Che bello aver portato la NHL dove tutto per noi è iniziato»

Il match d’esibizione tra Berna e «Preds» ha visto i due rossocrociati fare ritorno a casa, nelle vesti che ormai da anni ricoprono oltreoceano
Nicola Martinetti
04.10.2022 06:00

Berna

«Va bene a tutti se uso il “Bärndütsch”, giusto?». Roman Josi non riesce a smettere di sorridere. Il sogno di fare ritorno a casa nella sua Berna, in compagnia dei suoi Nashville Predators, è diventato realtà. La vita, e nello specifico la sua carriera hockeistica, da ormai dodici anni lo legano al Tennessee. Ancor di più da quando, cinque anni fa, gli è stata cucita la «C» di capitano sul petto. Ma il cuore, quello ha sempre una finestra aperta su Berna, la città in cui il fenomeno elvetico è nato e cresciuto. E dove, dalle giovanili alla prima squadra, tutto è iniziato. «Va bene, accantoniamo il dialetto bernese per un attimo, ma non vedo l’ora di raccontarvi com’è andata questa amichevole internazionale con gli Orsi» prosegue il capitano dei Preds, protagonista assoluto di questo appuntamento inserito nelle NHL Global Series con una doppietta e un assist. Affianco a lui, oltre ai giornalisti, anche l’altro elvetico inserito nel roster della compagine del «Southeast» americano, l’attaccante grigionese Nino Niederreiter, sembra tirare un sospiro di sollievo.

Una pagina indimenticabile

E a proposito di sollievo, lo stesso Josi ne ha provato parecchio quando gli è stato comunicato che la sfida andata in scena ieri sera alla PostFinance-Arena era infine stata riprogrammata. «Questo match era previsto già due anni fa - ci racconta il diretto interessato -. Poi però il mondo ha dovuto fare i conti con l’avvento della pandemia, e il tutto era venuto a cadere. Fui molto triste quando accadde, così come del resto la mia famiglia e i miei amici. Ovviamente comprendevamo la situazione, e annullare l’evento fu la scelta giusta. Ma rimase comunque l’amaro in bocca, nonché un pizzico di timore che un’occasione simile potesse anche non ripresentarsi più. Per questo quando qualche mese fa mi è stato comunicato che l’amichevole era stata nuovamente inserita nel calendario, ero al settimo cielo. Questa partita ha significato tantissimo per me, e rimarrà per sempre una delle pagine più belle della mia carriera. Ho trascorso la mia infanzia dentro e nei pressi della pista bernese. Aver fatto così tanta strada lontano da casa, oltreoceano in NHL, per poi avere la possibilità di tornarci in nuove vesti e giocare una partita davanti alla mia famiglia, ai miei amici, ai tifosi bernesi… Beh, è qualcosa che mi ha davvero toccato nel profondo. E che porterò sempre con me, così come l’emozione di aver festeggiato nuovamente un gol - anzi, due - alla PostFinance-Arena».

Un catalizzatore importante

Un segno, si spera, dovrebbe averlo lasciato anche il match d’esibizione tra gli Orsi e le Tigri dai denti a sciabola, nella mente e nel cuore dei tanti giovanissimi accorsi per vedere i loro beniamini inseriti nelle due squadre. «Da bambino ho purtroppo solo potuto sognare di vivere un momento simile - racconta Nino Niederreiter -. So che anni fa Roman ebbe la fortuna di vedere i NY Rangers giocare un match simile qui in Svizzera, e che quella fu la prima volta in cui vide in azione dal vivo una squadra NHL. Io non fui altrettanto fortunato. E per la verità, tutte le mie prime interazioni con una franchigia nordamericana avvennero ai tempi in cui iniziai la mia carriera con i New York Islanders. In quel caso però mi trovavo sul ghiaccio, vivendole in prima persona. Posso soltanto immaginare quanto bene farà questa amichevole, a migliaia di giovani hockeisti che ci hanno seguiti in tutto il Paese. Sfide simili sono un catalizzatore enorme per tutto il movimento nazionale. Un po’ come le gesta di chi, partendo dalla Svizzera, riesce a imporsi oltreoceano. Per quelli della mia generazione l’esempio da seguire era quello di Mark Streit, che ha tracciato la via per tutti quanti con una carriera incredibile. Ora in Roman, uno dei migliori difensori al mondo, vedo la stessa figura carismatica. Supportata da tanti altri elementi rossocrociati che, come il sottoscritto, militano nelle varie franchigie NHL».

Parmelin, montagne e souvenir

A seguirne le gesta dalla Svizzera, ad ogni buon conto, non sono soltanto i giovani hockeisti animati dall’amore per i propri idoli. Un insospettabile appassionato è anche il consigliere federale Guy Parmelin, lo scorso anno Presidente della Confederazione. A quanto sembra il 62.enne vodese, che ha seguito da vicino l’evento organizzato dalla NHL intrattenendosi con gli stessi Josi e Niederreiter, raramente si perde un match. «Lo avevo già incontrato una volta ai Mondiali, ma in quel caso riuscimmo soltanto a intrattenere un fugace scambio di parole - ci confida il capitano dei Predators -. In questi giorni, invece, ho potuto dialogare a lungo con lui. Scoprendo, anche un po’ a sorpresa, che è un grandissimo appassionato di hockey. Per intenderci, guarda tutte le highlights della NHL e segue da vicino e con importante interesse anche la National League. Ovviamente è già di base un grande onore aver incontrato una figura che ricopre una carica così importante nella politica del nostro Paese. Ma è ancora più bello sapere che apprezza così tanto il nostro sport e la nostra professione, supportando a distanza la nostra “colonia rossocrociata”».

La sezione dislocata a Nashville, composta dai nostri due interlocutori, in occasione del ritorno in patria ne ha approfittato per intrattenere qualche momento intimo con le rispettive famiglie. Josi, ad esempio, ha ricevuto un congedo speciale per poter pranzare in compagnia dei suoi cari. E Niederreiter ha fatto lo stesso con la sua compagna Cecilia. E il resto della squadra? «Strano ma vero, per alcuni di loro si trattava del primo viaggio in Europa - racconta il difensore elvetico -. In questi giorni non abbiamo avuto molto tempo per fare i turisti, e la meteo non ci ha peraltro dato una mano. Alcuni mi hanno chiesto dove fossero le montagne, ma siccome al nostro arrivo era nuvoloso, dall’aereo non le abbiamo viste (ride, ndr). Per fare una sorpresa alla squadra, ho organizzato loro una cena - peraltro molto apprezzata - al famoso ristorante “Altes Tramdepot”. So che alcuni hanno poi approfittato dei fugaci momenti liberi per fare qualche passeggiata in città». «Per comprare souvenir come cioccolato e formaggio, però, hanno dovuto aspettare l’inizio della settimana. Domenica i negozi erano infatti chiusi. Per noi la normalità, per loro una sorpresa» chiosa Niederreiter sorridendo.

Duchene: «Era la serata di Josi, ma che emozione anche per me»

Alla PostFinance-Arena tutti gli occhi erano puntati su Roman Josi e Nino Niederreiter, ma qualche appassionato ticinese - specialmente quelli di fede biancoblù - avrà sorriso nel vedere in azione sul ghiaccio bernese l’attaccante canadese Matt Duchene. Il 31.enne di Haliburton, da qualche anno stabilitosi nel Tennessee dopo le esperienze con Colorado, Ottawa e Columbus, aveva vestito la maglia dell’Ambrì Piotta per quattro partite durante la stagione 2012/2013, segnata da un lungo lockout in NHL. E del breve soggiorno in Leventina, il centro nordamericano serba ancora un prezioso ricordo. «Ero un ragazzino, avevo poco più di vent’anni, ma io e la mia compagna abbiamo vissuto un mese stupendo prima in Ticino e poi alla Coppa Spengler. Quel periodo è ben fissato nella nostra memoria e ne serbiamo un felicissimo ricordo. Non seguo quotidianamente i risultati dell’HCAP, ma so che la squadra ora ha una nuova pista e mi piacerebbe un giorno tornare per una visita. Posso comunque dirvi - e l’ho detto anche a Josi l’altro giorno - che se ci sarà un altro lockout in NHL, tornerò in Svizzera di corsa (ride, ndr). Adoro il vostro Paese e sì, so che qui a Berna era la serata speciale dedicata a Roman, ma anch’io mi sono emozionato moltissimo». Sul match d’esibizione, nel quale ha anche segnato il gol del 3-2, Duchene ha speso parole al miele soprattutto per la prova del compagno: «Non poteva andare meglio di così per Josi, è parsa la trama di un film. Sono davvero felice per lui e per Nino. E devo dire che il pubblico di Berna è splendido, quando si mette a cantare fa davvero impressione».