Calcio

Come intende reagire la Svizzera dopo aver chiuso il 2022 in lacrime?

Il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami è tornato, «razionalmente», sul percorso che ha portato ai Mondiali e sul loro amaro epilogo – «Necessaria l’assunzione di un preparatore fisico al 100% e un nutrizionista»
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Massimo Solari
03.02.2023 06:00

Ha scelto una massima di Zdenek Zeman, per chiarire con quale bussola - nell’ultimo mese - è stato valutato il 2022 della selezione rossocrociata. E soprattutto il suo amaro epilogo ai Mondiali in Qatar. «Il risultato è casuale, la prestazione no» aveva sentenziato il boemo. Detto, fatto, il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami ha preferito concentrarsi sulla natura delle performance elvetiche. Cercando sfumature e perché forse sfuggiti in un primo momento. «Un’analisi razionale, quindi, e non sull’onda delle forti emozioni generate dalla deludente eliminazione agli ottavi di finale contro il Portogallo». Per il 61.enne ticinese, oltretutto, «non sarebbe corretto scordare il processo che ha portato la Svizzera a Doha». E quindi sminuire il mantenimento della massima categoria in Nations League, arricchito dai successi di prestigio contro Spagna e Portogallo. O ancora non sottolineare l’inserimento di diversi giovani promettenti, così come non accorgersi della classifica FIFA, che ha visto la squadra allenata da Murat Yakin passare dal 15. al 12. posto. «Un traguardo incredibile, ancorché significativo sino a un certo punto» ha osservato Tami nel quartier generale dell’ASF, parlando di un «2022 positivo» e definendo «ottimo» l’operato del ct. Sì, nonostante il tracollo conosciuto al Lusail Stadium.

Criteri che non mentono

Quale, dunque, l’essenza dell’ultima Coppa del Mondo? E come ripartire dopo aver fallito - in maniera tremenda - l’obiettivo prefissato? Tami ha iniziato col prendere in considerazione le quattro partite disputate dalla Svizzera. «Gare che abbiamo analizzato attraverso gli stessi criteri d’efficienza, ritenuto che il possesso palla - indicativo nel 2018 - è diventato un fattore secondario a fronte della crescente importanza della pericolosità negli ultimi 30 metri». In questo senso, ha precisato Tami, «solo l’Argentina ha mostrato dei valori in controtendenza. I campioni del mondo sono stati gli unici in grado di vincere partite offrendo prestazioni peggiori dell’avversario». Stando al sistema a punti allestito dalla direzione, la Nazionale rossocrociata «ha al contrario vinto i due incontri in cui è stata migliore, cedendo meritatamente contro Brasile e Portogallo». Già, anche se il 6-1 rifilatoci dai lusitani rimane per certi versi inspiegabile. Tami ha scandagliato così le pieghe degli ottavi: «In base ai citati criteri, il match avrebbe dovuto premiare il nostro avversario con 2-1 o un 3-1. Di certo non un 6-1». A trasformare la sconfitta in una figuraccia hanno perciò partecipato altri elementi.

«Abbiamo corso 10 chilometri in meno del Portogallo, che al contrario ha offerto la migliore performance fisica del torneo. E sapete quando avevamo pagato a caro prezzo lo stesso gap atletico? A Roma, contro l’Italia, quando fummo battuti 3-0 nella fase a gironi di Euro 2020».

La Svizzera ha dei limiti, alcuni correggibili, altri invece che è possibile superare solo con gli exploit
Pierluigi Tami, direttore squadre nazionali

Il ruolo di Murat Yakin

Tami, a questo punto, è andato al sodo: «Non eravamo pronti e probabilmente il deficit fisico ha scatenato altri contraccolpi: sulla testa e a livello tecnico». E il modulo? E le scelte azzardate di Yakin? «Non sono così sicuro che altre scelte avrebbero per forza avuto esito positivo. Poi, ovvio, Muri ha a sua volta imparato alcune lezioni. E lo evidenzio nel rispetto dei ruoli: io fornisco gli indirizzi, promuovo valori e filosofia, su tattica, convocati e piano partita non mi permetterei mai d’intervenire». Una volta di più, il direttore delle nazionali si è quindi aggrappato al recente Europeo itinerante: «Prima degli ottavi vinti contro la Francia, la Svizzera ebbe a disposizione otto giorni. A Doha sono stati solo quattro e, a differenza nostra, nella terza sfida della fase a gironi il Portogallo ha fatto riposare otto giocatori di primo piano. Per tacere dei nostri undici elementi colpiti più o meno severamente dall’influenza». Una battaglia impari, insomma. Anche se poi, abbiamo fatto notare, la storia del torneo ha raccontato di un Marocco o di una Croazia capaci di superarsi solo pochi giorni dopo aver sofferto sino ai rigori. «Diversi giocatori, è innegabile, non hanno l’abitudine di andare in campo ogni 3-4 giorni. E lo si è visto con quattro sfide in poco più di due settimane» ha ammesso Tami.

Aggiungi un posto in cucina

Compreso il problema, ad ogni modo, l’ex tecnico di Lugano e GC ha presentato le possibili soluzioni. «Con una premessa: la Svizzera ha dei limiti, alcuni correggibili, altri invece che è possibile superare solo con gli exploit. Solo nelle serate in cui la costellazione è felice». Cosa, invece, possiamo controllare e migliorare? «Abbiamo deciso di puntare su un preparatore fisico pronto a dedicarsi al 100% alla selezione maggiore» ha annunciato Tami, ricordando la fine della collaborazione con Oliver Riedwyl, che resterà comunque attivo in altri progetti dell’ASF. «Sono stati esaminati tre candidati e il prescelto sarà annunciato a breve. Le idee, in ogni caso, sono chiare: cerchiamo una figura con grande esperienza a livello di club. Vogliamo in effetti che il lavoro atletico svolto nelle società e quello in Nazionale seguano un fil rouge». Tradotto: piani sempre più individualizzati. «In termini finanziari - ha aggiunto il dirigente ticinese - è un periodo difficile. Per fare progressi serve investire ma il budget impone sacrifici e scelte. E lo dico dopo aver osservato che il nostro staff tecnico era il più piccolo fra quelli presenti in Qatar».

La Federazione, comunque, compirà un ulteriore sforzo: «Assumeremo anche un nutrizionista e un aiuto cuoco che farà da raccordo con il capo chef Emil Bolli» ha indicato Tami. «Vogliamo basare il nostro lavoro su dati scientifici. Se siamo in ritardo di un paio d’anni? Anche di dieci, ma ribadisco, l’ASF non può permettersi follie finanziare». Continuare a sognare, quello però sì. «A marzo, con le qualificazioni a Euro 2024, inizia una nuova storia. E questo gruppo, che tra l’altro non subirà abbandoni volontari, ha già dimostrato di saper reagire alla grande» la chiosa fiduciosa di Pierluigi Tami.

L’alba delle qualificazioni a Euro 2024 sorgerà in Serbia. Sul campo neutro di Novi Sad, il 25 marzo è in agenda Bielorussia-Svizzera. Si giocherà a porte chiuse, ma il contesto - considerate le tensioni con il Kosovo e i precedenti tra elvetici e serbi - rimane delicato. L’ispezione dei terreni da gioco condotta dall’ASF non ha inoltre convinto. Perciò alla vigilia del match la Nazionale volerà solo all’ultimo a Belgrado, dopo essersi allenata a Basilea. In loco, in ogni caso, saranno trascorse due notti. Prima e dopo la gara.
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