Cose da VAR e Sandro Schärer: ma c'è qualcosa che non torna
«Il contatto è minimo. In ogni caso, non c’è un fallo evidente. No, l’intensità del contatto non rende plausibile un potenziale infortunio. E dal momento che non si è verificato un chiaro ed evidente errore dell’arbitro, non c’è motivo di coinvolgere il VAR». In un mondo ideale, questa riflessione di Dani Wermelinger - responsabile dei fischietti svizzeri - chiarirebbe i motivi che hanno spinto la centrale di Volketswil a non richiamare l’arbitro Nico Gianforte al 72’ di Lugano-Young Boys, ritenendo sbagliato annullare il 3-3 appena firmato da Zan Celar. Già. Peccato che di ideale, nella gestione dell’assistenza video da parte dei direttori di gara, in questo momento vi sia ben poco.
Il precedente (senza fallo)
Le dichiarazioni citate in apertura, al proposito, non sono casuali. Anzi, illustrano bene quanto sia controversa - e per certi versi preoccupante - la situazione. Così, il 24 ottobre del 2022, Wermelinger giustificava infatti la decisione di non intervenire dal VAR per far ritornare sui suoi passi l’arbitro Sandro Schärer. Pure allora, guarda un po’, si giocava Lugano-Young Boys a Cornaredo. E prima del 2-1 firmato da Garcia (sarebbe poi finita 4-1), un pestone abbastanza chiaro di Itten ai danni di Sabbatini non era stato ritenuto falloso. Né da Schärer in campo, né di fronte agli schermi di Volketswil. Con le lamentele bianconere valse a poco.
Disparità di trattamento
La situazione, certo, è simile - se non identica - a quella venutasi a creare sabato sera. A questo giro, però, Schärer non era sul terreno da gioco, ma attivo al VAR. Ecco perché si fatica davvero a comprendere la disparità di trattamento, o meglio d’interpretazione delle due azioni. Oddio, una spiegazione rischia di esistere. E non per forza costituisce una buona notizia per lo sviluppo degli arbitri elvetici. Schärer, sulla carta, è il miglior arbitro del nostro movimento. Uno che fa la Champions League, per intenderci. Gianforte, 30 anni, è al contrario un profilo in rampa di lancio. Uno che in questa stagione ha diretto più match di Challenge che di Super League.
Insomma, parliamo di personalità ed esperienze differenti. E, dunque, di una possibile (finanche probabile) tendenza a imporsi e a imporre la propria visione. La retromarcia di Gianforte che ha portato a vanificare il primo 3-3 di Celar non si giustifica altrimenti. Come sottolineato dal tecnico bianconero Mattia Croci-Torti e suffragato dalle immagini, l’arbitro di Lugano-Young Boys era vicinissimo all’azione, oltre che ben posizionato. Per quanto opinabile, la sua decisione meritava quindi di essere rispettata. Il contatto e la sua intensità, perlomeno a nostro avviso, sono tutto fuorché evidenti. Perciò, volendo agire con coerenza, si sarebbe dovuto sorvolare come nell’ottobre del 2022. Non è accaduto. Con il Crus che ha parlato di «un pessimo spot per il calcio svizzero».
C’è di più. Le ultime settimane non stanno favorendo il lavoro degli arbitri svizzeri. Sabbatini, capitano del Lugano, ha giustamente fatto riferimento al clima d’incertezza generato dall’espulsione rifilata al sangallese Görtler - corretta da regolamento ma priva di qualsivoglia buonsenso calcistico - o dalla rete annullata al ginevrino Guillemenot per due movimenti naturali di gamba e piede. L’uscita dell’arbitro Fähndrich, a cui è sanguinato il cuore per il cartellino rosso esibito a Görtler dopo avviso del VAR, ha fatto precipitare le cose. «Creando un ambiente delicato, non dico ostile, ma delicato nei confronti della mia squadra» ha osservato sempre il Crus a margine del 3-3 con lo Young Boys.
Non perfetti, ma molto solidali
Lo stesso allenatore bianconero, tuttavia, ha fornito anche la migliore chiave di lettura per soppesare la storia e l’esito della sfida. «Faccio fatica a parlare di infortuni e di mercato davanti a una prova di carattere simile da parte dei ragazzi. È un po’ come mancar loro di rispetto». Vero. E lo stesso, appunto, andrebbe fatto con le decisioni arbitrali, per quanto difficili da digerire. «La verità - ha evidenziato l’allenatore momò - è che i miei giocatori ci sono sempre, non mi mollano mai. Tutti, contro l’YB, sono stati sul pezzo. Non si sono mai lasciati andare, pur finendo tre volte in svantaggio. Vogliono bene a questa maglia e anche a me!».
Croci-Torti ha pronunciato queste parole con trasporto. Emozionato, anche. Segno che il legame fra tecnico e spogliatoio rimane solidissimo. Figuriamoci quello con la piazza: per dire, al Rabadan - in questi giorni - c’è chi si è travestito proprio da Crus. Per come maturato, il pareggio contro i campioni svizzeri può inoltre cementare ulteriormente il gruppo. Il Lugano visto all’opera non è stato perfetto. Anzi. L’approccio alla gara e la tenuta difensiva sono stati insufficienti. I bianconeri, però, vanno a punti da quattro partite consecutive. Non era scontato.