Qatar 2022

È ricomparsa la doppia aquila albanese, stavolta sugli spalti

Il giornalista dell’AP Neil Barker ha pubblicato su Twitter un filmato che mostra una donna scortata fuori durante Svizzera-Serbia mentre con le mani raffigura l’aquila bicipite
© Twitter
Red. Online
03.12.2022 19:48

Una gara ad alta tensione. Così ha descritto il nostro inviato in Qatar, Massimo Solari, la sfida tra Svizzera e Serbia che si è conclusa con la qualificazione della Nati agli ottavi. Ma che è stata anche terreno di provocazioni e si è conclusa con la vittoria rossocrociata e con il gesto plateale - gli attributi mostrati alla panchina serba - e provocatorio del capitano Granit Xhaka (replicando quanto fatto in precedenza da Dusan Vlahovic), oltre alla maglietta del giovane compagno di squadra Ardon Jashari vestita e mostrata dal capitano con orgoglio al pubblico al fischio finale. 

Svizzera-Serbia non è solo calcio. Ed è così anche sugli spalti. Il giornalista dell’AP Neil Barker ha pubblicato su Twitter un filmato che mostra una donna scortata dagli spalti durante il match conclusosi 3 a 2 per noi. La donna ha fatto ripetutamente il gesto della doppia aquila albanese, un simbolo nazionalista che si trova sulla bandiera dell’Albania.

Il precedente in campo

Subito è tornato alla mente il 2018, quando a fare il gesto dell’aquila celebrando la vittoria della Svizzera sulla Serbia ai Mondiali in Russia, il 22 giugno, furono i giocatori di origine kosovara Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri, imitati dal capitano Stephan Lichtsteiner. Esultarono dopo il gol incrociando le mani e facendo il gesto dell’aquila bicefala, simbolo dell’identità nazionale albanese, percepito come provocazione politica nei confronti della Serbia. Un gesto che aveva fatto il giro del mondo e acceso ampie polemiche.

A Russia 2018, dopo le celebri esultanze, Xhaka e Shaqiri furono puniti con 10.000 franchi di multa ciascuno. In Albania e Kosovo si erano mossi in diversi per raccogliere i fondi per pagare le multe. Addirittura il primo ministro albanese Edi Rama aveva aperto un conto bancario dal nome «Non avere paura dell'aquila» in segno di ringraziamento verso i due giocatori. D'altro canto, il segretario generale dell'ASF (Associazione Svizzera di Football), Alex Miescher, arrivò perfino a dichiarare di voler aprire un dibattito in Svizzera in modo da decidere se proibire o meno la doppia nazionalità nella Nazionale elvetica. «Le porte dei programmi di formazione resterebbero aperte solo ai giovani che rinunciano al doppio passaporto». Parole forti, che non avevano fatto altro che alimentare le polemiche.

Il 4 settembre 2018 tutta la selezione rossocrociata si era presentata davanti ai giornalisti, a Feusisberg durante un incontro con la stampa in vista delle partite in Nations League. Granit Xhaka allora si era detto «dispiaciuto» per quanto successo. «Sarei uno stupido se dicessi che lo farei di nuovo. Non succederà mai più». E aveva pure aggiunto: «Ho un solo passaporto, quello svizzero. E indosso con fierezza i colori rossocrociati». Shaqiri e Lichtsteiner lo avevano seguito: «Chiediamo scusa a tutte le persone che si sono sentite offese, comunque non era nostra intenzione prendere in giro nessuno».

 Nel 2018 «gesto dell’aquila» era stata addirittura parola svizzera dell’anno in italiano. Per il tedesco la vincitrice fu l'analoga «Doppeladler».

Non è solo calcio

Al termine della partita di ieri, il premier kosovaro, Albin Kurti, ha affidato il suo messaggio a Facebook: «La Serbia non passa il turno. Congratulazioni alla Svizzera». A Pristina e in altre città kosovare le persone sono scese in piazza per festeggiare. I media serbi, invece, attaccano Xhaka, accusato di avere «insultato le madri dei giocatori» e di avere mostrato la maglietta di Ardon Jashari.

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