Calcio

Esulti troppo per un gol? E allora beccati questo maxi-recupero

Per la stagione 2023-24, l’UEFA ha chiesto ai direttori di gara di compensare con maggiore cura i minuti persi con eccessivi festeggiamenti dopo una rete – «Un invito ribadito ai nostri arbitri» conferma il capo dell’ASF Dani Wermelinger
© Keystone/Jean-Christophe Bott
Massimo Solari
09.08.2023 20:30

Chissà se Sandro Schärer, certosino qual è, ha tenuto conto anche del tempo perso per bacchettare Celar, Arigoni e compagni, sabato sera al Letzigrund. Considerati i 9 cambi effettuati e i 3 minuti di extra-time concessi al novantesimo, tendiamo a escluderlo. La questione, comunque, è d’attualità. Nella misura in cui l’UEFA, alla vigilia della stagione, ha emanato direttive più vincolanti all’indirizzo dei direttori di gara attivi nei campionati europei. Nel dettaglio, è stata chiesta una maggiore consapevolezza dei ritardi di gioco alimentati ad arte dai calciatori: dalle punizioni ai rilanci dal fondo gestiti con eccessiva calma, sino alle esultanze esagerate a seguito di una rete.

Esperienze mondiali

La mente corre inevitabilmente ai Mondiali in Qatar. Quando, su impulso della FIFA e del presidente del Comitato arbitri Pierluigi Collina, era stata introdotta una sorta di tolleranza zero. Ricordate? In media, sulle 64 gare disputate, i fischietti schierati a Doha aveva accordato 10,4 minuti di recupero per partita. Celebri i 27 minuti decretati al tramonto di Inghilterra-Iran, chiusa con otto reti, gli infortuni alla testa di Alireza Beiranvand ed Harry Maguire e di riflesso più sostituzioni accordate.

In Australia e Nuova Zelanda, dove si sta svolgendo la Coppa del Mondo femminile, il metro di giudizio applicato non si discosta di molto. USA e Vietnam sono per esempio rimaste in campo 22 minuti in più. Zambia-Giappone è durata sino al 109’, così come Colombia-Corea del Sud ha conosciuto un extra-time di 18 minuti.

È cambiato qualcosa?

Bene. Ciò non significa però ancora che nelle leghe europee - scattate o pronte a partire - verrà fatto copia e incolla. FIFA e UEFA, su questo piano, non parlano esattamente la stessa lingua. La volontà di prestare maggiore attenzione a ogni ritardo deliberato, comunque, è stata espressa chiaramente. «Per i nostri arbitri, le linee guida di Nyon sui tempi di recupero non costituiscono tuttavia un terreno inesplorato» tiene a sottolineare Dani Wermelinger. Da noi contattato, il capo degli arbitri dell’ASF aggiunge: «Tali direttive sono già state interpretate e attuate in passato». Anche se ora, suggerivamo, è stato richiesto uno sforzo in più. Wermelinger conferma: «A seguito della sensibilizzazione promossa dall’UEFA in vista della stagione attuale, abbiamo rinnovato l’invito ai nostri direttori di gara: i gol celebrati in modo eccessivo dovranno riflettersi - in modo conseguente - nei tempi di recupero.

Ma com’è andata nei primi tre turni di Super e Challenge League? Qualcosa è cambiato? È presto per dirlo, okay. Anche se, statistiche alla mano, si ha l’impressione di aver giocato leggermente più a lungo. Almeno un minuto. Per dire: sia Lucerna-Stade Losanna, sia Vaduz-Stade Nyonnais sono terminate al 99’. Negli ultimi due tornei, di regola, si era invece visto raramente sorpassare i 7 minuti di extra-time.

Si giochi almeno per 60 minuti

L’obiettivo dell’offensiva è noto. Allungare quanto più possibile i minuti di gioco effettivo. Per il bene del pubblico e, in senso più ampio, del calcio. L’UEFA, in tal senso, ha fissato l’asticella. Nella citata direttiva vengono infatti indicati i 60,43 minuti contabilizzati nell’ultima edizione della Champions League. Nei cinque principali campionati europei non ci siamo ancora. E non di poco. In Serie A, nella scorsa stagione, il tempo di gioco effettivo si è fermato a quota 55 minuti. Stesso livello della Premier League. La Ligue 1 fa un pochino meglio, con 56, mentre Bundesliga e Liga non superano rispettivamente i 54 e 53. Per quanto concerne il massimo campionato italiano, è stato stimato che a seguito del richiamo dell’UEFA in media ci saranno due minuti di recupero nel primo tempo e dai 7 ai 10 nel secondo. Si passerà così dai 98 minuti medi dell’ultimo torneo a 100-102.

Domenica l’Arsenal ha vinto il Community Shield. Per portare e battere il City ai rigori, i Gunners si sono aggrappati alla rete del pareggio siglata all’undicesimo dei tredici minuti di recupero concessi dall’arbitro al termine dei tempi regolamentari. Il centrocampista del Manchester Kevin De Bruyne non l’ha presa benissimo, puntando il dito contro i maxi-recuperi. E, al netto del gol in questione, allargando il discorso alle conseguenze del nuovo modus operandi. Soprattutto a livello atletico. «Vedremo come andrà, ma non ha alcun senso. Nonostante le nostre lamentele, hanno tirato dritto: partite più lunghe, più intensità e meno emozioni. Vogliamo solo essere in buone condizioni in campo per dare il 100% al nostro club e ai nostri tifosi». Sul tema si è espresso in modo critico pure il difensore del Manchester United Raphaël Varane, secondo cui un carico di lavoro maggiore rischia di spingere i giocatori al punto di rottura. Maheta Molango, presidente dell’Associazione dei calciatori professionisti in Inghilterra, ha a sua volta avvertito della crescente insoddisfazione per l’aumento «insostenibile» dei tempi di recupero.
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