Esulti troppo per un gol? E allora beccati questo maxi-recupero

Chissà se Sandro Schärer, certosino qual è, ha tenuto conto anche del tempo perso per bacchettare Celar, Arigoni e compagni, sabato sera al Letzigrund. Considerati i 9 cambi effettuati e i 3 minuti di extra-time concessi al novantesimo, tendiamo a escluderlo. La questione, comunque, è d’attualità. Nella misura in cui l’UEFA, alla vigilia della stagione, ha emanato direttive più vincolanti all’indirizzo dei direttori di gara attivi nei campionati europei. Nel dettaglio, è stata chiesta una maggiore consapevolezza dei ritardi di gioco alimentati ad arte dai calciatori: dalle punizioni ai rilanci dal fondo gestiti con eccessiva calma, sino alle esultanze esagerate a seguito di una rete.
Esperienze mondiali
La mente corre inevitabilmente ai Mondiali in Qatar. Quando, su impulso della FIFA e del presidente del Comitato arbitri Pierluigi Collina, era stata introdotta una sorta di tolleranza zero. Ricordate? In media, sulle 64 gare disputate, i fischietti schierati a Doha aveva accordato 10,4 minuti di recupero per partita. Celebri i 27 minuti decretati al tramonto di Inghilterra-Iran, chiusa con otto reti, gli infortuni alla testa di Alireza Beiranvand ed Harry Maguire e di riflesso più sostituzioni accordate.
In Australia e Nuova Zelanda, dove si sta svolgendo la Coppa del Mondo femminile, il metro di giudizio applicato non si discosta di molto. USA e Vietnam sono per esempio rimaste in campo 22 minuti in più. Zambia-Giappone è durata sino al 109’, così come Colombia-Corea del Sud ha conosciuto un extra-time di 18 minuti.
È cambiato qualcosa?
Bene. Ciò non significa però ancora che nelle leghe europee - scattate o pronte a partire - verrà fatto copia e incolla. FIFA e UEFA, su questo piano, non parlano esattamente la stessa lingua. La volontà di prestare maggiore attenzione a ogni ritardo deliberato, comunque, è stata espressa chiaramente. «Per i nostri arbitri, le linee guida di Nyon sui tempi di recupero non costituiscono tuttavia un terreno inesplorato» tiene a sottolineare Dani Wermelinger. Da noi contattato, il capo degli arbitri dell’ASF aggiunge: «Tali direttive sono già state interpretate e attuate in passato». Anche se ora, suggerivamo, è stato richiesto uno sforzo in più. Wermelinger conferma: «A seguito della sensibilizzazione promossa dall’UEFA in vista della stagione attuale, abbiamo rinnovato l’invito ai nostri direttori di gara: i gol celebrati in modo eccessivo dovranno riflettersi - in modo conseguente - nei tempi di recupero.
Ma com’è andata nei primi tre turni di Super e Challenge League? Qualcosa è cambiato? È presto per dirlo, okay. Anche se, statistiche alla mano, si ha l’impressione di aver giocato leggermente più a lungo. Almeno un minuto. Per dire: sia Lucerna-Stade Losanna, sia Vaduz-Stade Nyonnais sono terminate al 99’. Negli ultimi due tornei, di regola, si era invece visto raramente sorpassare i 7 minuti di extra-time.
Si giochi almeno per 60 minuti
L’obiettivo dell’offensiva è noto. Allungare quanto più possibile i minuti di gioco effettivo. Per il bene del pubblico e, in senso più ampio, del calcio. L’UEFA, in tal senso, ha fissato l’asticella. Nella citata direttiva vengono infatti indicati i 60,43 minuti contabilizzati nell’ultima edizione della Champions League. Nei cinque principali campionati europei non ci siamo ancora. E non di poco. In Serie A, nella scorsa stagione, il tempo di gioco effettivo si è fermato a quota 55 minuti. Stesso livello della Premier League. La Ligue 1 fa un pochino meglio, con 56, mentre Bundesliga e Liga non superano rispettivamente i 54 e 53. Per quanto concerne il massimo campionato italiano, è stato stimato che a seguito del richiamo dell’UEFA in media ci saranno due minuti di recupero nel primo tempo e dai 7 ai 10 nel secondo. Si passerà così dai 98 minuti medi dell’ultimo torneo a 100-102.