Calcio

Gavranovic e il Ticino che torna in tribuna

L’addio alla Nazionale di Super Mario rischia di aprire in vuoto: l’ultimo grande torneo senza un calciatore di casa nostra risale al 2004 - Massimo Immersi: «Ma in prospettiva i nomi ci sono»
©AP/Djurica
Massimo Solari
21.09.2022 06:00

La fine della (lunga) storia d’amore tra Mario Gavranovic e la Nazionale svizzera significa molto. E non solo per le parti interessate. Sì, perché la decisione del 30.enne cresciuto a Vezia rischia di creare un vuoto. Difficilmente colmabile nel breve termine. Sta di fatto che, a meno di sorprese clamorose, ai prossimi Mondiali in Qatar la Svizzera si presenterà senza un prodotto del calcio ticinese. E no, non eravamo più abituati. Dal 2006 in poi, infatti, la selezione rossocrociata ha sempre accolto uno o più elementi di casa nostra in occasione dei grandi tornei disputati. Mentre bisogna risalire agli Europei del 2004 per osservare una formazione composta solo di giocatori svezzati nella Svizzera tedesca o in Romandia. Paradosso o destino, quello andato in scena in Portogallo fu l’unico appuntamento di grido al quale prese parte l’attuale commissario tecnico Murat Yakin. Complice - e forse persino origine - dell’addio comunicato giovedì da «Gavra».

Chance minime per il «Botta»

Piccolo riassunto sul tema. A segnare il periodo considerato è stato ovviamente Valon Behrami, primo calciatore nella storia a prendere parte a quattro Mondiali con la selezione elvetica. L’ex centrocampista, sbocciato definitivamente nelle giovanili del Lugano, era in Germania nel 2006, in Sudafrica nel 2010, in Brasile nel 2014 e in Russia nel 2018. Ma è altresì sceso in campo in due Europei: 2008 e 2016. Ad affiancarlo in questo percorso sono stati tre profili targati «TI»: Mauro Lustrinelli (2006), Marco Padalino (2010) e per più tappe il citato Gavranovic (2014 e 2018). Super Mario ha quindi tenuto alto il nome del Ticino all’Europeo itinerante della scorsa estate, entrando nella storia - grazie alla rete del 3-3 - negli ottavi di finale vinti contro la Francia. Altri protagonisti? Meglio parlare di apparizioni. E non nell’ambito delle principali competizioni. Si tratta di Alberto Regazzoni (3 gettoni e qualche panchina tra il 2006 e il 2009), Jonathan Rossini (una presenza nel 2010 e poi alcune convocazioni), Gaetano Berardi (una presenza nel 2011) e  Mattia Bottani, che il 5 giugno ha esordito a Lisbona contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Certo, il numero 10 dell’FC Lugano potrebbe ancora sperare in una chiamata per la Coppa del Mondo che scatterà il 20 novembre. Le chance del Pibe bianconero, però, sono oggettivamente minime.

E se Giotto chiudesse il cerchio?

«Ma posso assicurarvi che in Ticino, negli ultimi anni, si è lavorato come si deve: prendiamo proprio Gavranovic e Bottani; sono emersi dalle prime annate del Team Ticino U18, creato nel 2005». A parlare è Massimo Immersi, direttore e responsabile tecnico del sodalizio cantonale dal 2018 alla scorsa primavera, prima di prendere le redini della U15 rossocrociata. Un osservatore attento, dunque, della realtà calcistica giovanile, sia a sud delle Alpi, sia a livello nazionale. «Per un piccolo territorio come quello ticinese - rileva - può capitare di non essere rappresentato nella selezione maggiore. Per oltre quindici anni la questione non si è più posta e, per questa ragione, il prospettato vuoto non deve essere vissuto come un dramma. Va da sé, mi auguro che questa fase transitoria non si estenda per un decennio, come avvenuto tra il 1996 e il 2006». E cioè dagli Europei del 1996, con Kubilay Türkyilmaz e Marco Grassi della partita, ai citati Mondiali tedeschi. «I profili interessanti - nota Immersi - non mancano. Mi viene ad esempio in mente Giotto Morandi, sempre più trascinatore al Grasshopper e classe 1999. Non solo: in termini di percorso pure Allan Arigoni, più anziano di un anno, sta compiendo i giusti passi». D’accordo. Ma da sotto c’è qualcuno in grado di sfondare? «Non ho la sfera di cristallo» afferma Immersi. Per poi comunque rilanciare: «Nikolas Muci, prodotto al 100% ticinese, è appena stato convocato dalla U20. Tra i giocatori di picchetto nella Svizzera U19 che da oggi inseguirà la qualificazione per gli Europei di categoria del 2023, figura invece David Piffero. Parliamo di un classe 2004 che dal Team Ticino è passato allo Young Boys U21, con cui tra l’altro sta disputando la UEFA Youth League. Ma sulla stessa scia potrei citare Damian Nigg, un 2005 che dopo le giovanili a Bellinzona ha abbracciato il progetto del GC, per il quale ora veste la maglia della U21».

I ruoli di Lugano e ASF

Già, non per forza - anzi - il futuro Mario Gavranovic si guadagnerà la Nazionale imponendosi in Ticino. Ancora Immersi: «Nikita Vlasenko, classe 2001 e plasmato dal Team Ticino, è titolare al Rijeka, nel massimo campionato croato. Così come Daniel Leo sta facendo bene con il Foggia, in Serie C». Il nostro interlocutore tiene comunque a precisare un aspetto: «Rispetto al passato, e grazie all’avvento dei partenariati, il calcio d’élite a livello giovanile è strutturato molto meglio. Le statistiche, in merito, non mentono. Svilupparsi nella propria regione e affermarsi in Challenge o Super League aumenta le chance di fare carriera all’estero e quindi pure in Nazionale. E in questo caso Ardon Jashari, appena convocato da Murat Yakin e autore dell’intera trafila nel vivaio del Lucerna, è un esempio emblematico. Di qui il ruolo cruciale che, per le prospettive dei talenti ticinesi, ha e avrà il FC Lugano. Il grado d’attenzione della nuova proprietà sul tema, comunque, è elevato. Basti pensare alla recente nomina di Mijat Maric in qualità di talent manager e al fatto che - in termini di mercato - i giocatori promettenti siano diventati il core business della società». Difficile, ad ogni modo, misurare e prevedere i tempi di maturazione dei campioni di domani. Senza dimenticare che la politica del Bellinzona - un gradino sotto nella piramide calcistica ticinese - non sembra destinata a favorire un circolo virtuoso. E a proposito di scalini: qual è la politica dell’ASF, nuovo datore di lavoro di Massimo Immersi? «Gli obiettivi e le strategie di reclutamento variano a seconda della categoria d’età. Nel dettaglio vengono distinte le cosiddette “annate di selezione”, dalle “annate di competizione”. Per intenderci, le prime interessano U15, U16, U18 e U20 e - in assenza di grandi tornei - permettono d’investire più tempo nello scouting e nella verifica dei diversi calciatori attivi in tutto il Paese. Come suggerisce il nome, le annate di competizione U17, U19 e U21 richiedono invece di puntare sui migliori proprio perché ci si gioca la qualificazione a un Europeo».

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