Coppa Svizzera

Gubitosa e la SAM ci riprovano, 10 anni dopo una finale inattesa

Alla Saint-Léonard di Friburgo il Massagno contende il prestigioso trofeo all'Olympic - Nel 2013 il coach ticinese portò i biancorossi all'ultimo atto contro ogni pronostico
Fernando Lavezzo
01.04.2023 06:00

Dieci anni dopo l’ultima volta, stasera alle 18.00 la SAM Massagno disputerà la sua terza finale di Coppa Svizzera. Due mesi dopo aver vinto la SBL Cup, primo titolo nella storia del club, la squadra della collina contenderà il più prestigioso trofeo ai padroni di casa dell’Olympic Friburgo. Una sfida a cui coach Robbi Gubitosa e i suoi ragazzi stanno già pensando da parecchie settimane.

«Ten years challenge»

Qualche inverno fa impazzava la «Ten years challenge». Una sfida social in cui gli utenti erano chiamati a pubblicare una loro foto di dieci anni prima, accanto a una attuale. Se oggi chiedessimo a Robbi Gubitosa di fare la stessa cosa, non vedremmo grandi differenze. Di stagione in stagione, i suoi occhiali hanno cambiato colore e le sue attività si sono moltiplicate – un ristorante, un centro fitness – ma Robbi resta, in cuor suo e nell’immaginario collettivo, un allenatore di basket. Nella primavera del 2013, al culmine della sua prima stagione da coach in LNA, Gubitosa portò la SAM Massagno in finale di Coppa Svizzera. Quel 13 aprile finì 89-85 per il Neuchâtel, che si qualificò da ripescato dopo il fallimento della SAV Vacallo. Nonostante la sconfitta, il ricordo è dolce per Gubitosa: «Fu un traguardo inatteso, incredibile», dice il quasi cinquantenne. «Avevamo una squadra molto giovane, i nostri americani erano rookie. Come oggi, anche allora oltre ai quattro stranieri avevamo uno zoccolo duro ticinese. C’erano già Daniel Andjelkovic, che aveva 18 anni, e Marko Mladjan, che ne aveva 20. L’impresa ci riuscì in semifinale, contro l’Olympic. Giocare la finale fu un’emozione unica. Quell’anno non ci qualificammo per i playoff, ma in Coppa andammo oltre i nostri limiti».

Un pensiero fisso

Oggi la SAM è un’altra cosa. Arriva in finale da capolista del campionato e con la citata SBL Cup già in bacheca. «Rispetto al 2013 siamo più pronti a giocarcela e a vincerla, ma non sarà facile», avverte Gubitosa. «I dettagli faranno la differenza. Dovremo star lì con la testa, concentrati per quaranta minuti, anche se dovessimo andare sotto. Bisognerà crederci fino alla fine. Vietato mollare. Questo vale in ogni partita, ma ancora di più in una finale secca. Perché non puoi ripeterla».

Ultimamente la Spinelli si è spesso distratta nei finali di partita. Emblematica, in questo senso, la sconfitta casalinga di sabato scorso contro il Ginevra, dopo aver buttato via 27 punti di vantaggio. L’impressione è che da tempo, nella testa dei massagnesi, ci sia solo la finale di stasera. «Effettivamente ci stiamo pensando da parecchio. La Coppa Svizzera è diventata un chiodo fisso subito dopo le Final Four di fine gennaio a Montreux. Il 18 febbraio abbiamo vinto la semifinale a Vevey e da quel momento ci siamo fatti condizionare, pensando solo al 1. aprile e alla grande sfida con l’Olympic. Nelle ultime gare abbiamo tirato i remi in barca un po’ troppo presto. Siamo quasi sempre riusciti a limitare i danni, tranne contro il Ginevra. Abbiamo anche voluto evitare infortuni, per arrivare al massimo della forma all’ora della verità. Stasera saremo al completo. Zoccoletti non si è allenato tutta la settimana per un’influenza, ma oggi potrebbe farcela».

Nuove dinamiche

Tra metà gennaio e inizio febbraio, dapprima con l’ingaggio del nuovo playmaker americano Shannon Bogues e poi con il licenziamento di Roberto Kovac, la SAM ha dovuto trovare nuovi equilibri. «In realtà è stato molto facile. Bogues si è integrato perfettamente sin dal primo giorno. Sembrava con noi da un anno. È un ragazzo espansivo, estroverso, coinvolgente. L’assenza di Kovac, sinceramente, non l’abbiamo proprio avvertita. I tiratori non ci mancano: i due Mladjan, Williams, lo stesso Bogues».

Proprio Kovac sarà uno degli avversari odierni. Ieri, sul nostro giornale, la guardia momò non è stata tenera nel raccontare la sua separazione dal Massagno. In particolare nei confronti di Gubitosa. Il quale, però, non intende dare peso alle parole del suo ex giocatore: «Mi lasciano indifferente. Dico solo che con il suo comportamento non è stato un buon esempio per i giovani e per il basket svizzero».

Più testa che tattica

Dopo l’arrivo di Kovac al posto dell’infortunato Jonathan Kazadi, l’Olympic ha perso il centro serbo Uros Nikolic e l’ala della nazionale Paul Gravet. In compenso è arrivato l’esperto americano Antonio Ballard, già in forza a Lugano, Ginevra e Neuchâtel. «Saranno ancora più forti, atleticamente e fisicamente. Nikolic quest’anno non è mai stato in gran forma. Avrei preferito affrontare lui e Gravet piuttosto che Ballard. Gravet mi piace molto, ma uno dei miei svizzeri può marcarlo tranquillamente. Ballard è più fisico, più cattivo. In generale, tatticamente dovremo limitare i loro rimbalzi d’attacco e le loro transizioni. A difesa schierata, siamo più forti».

Il vero rinforzo, in casa massagnese, è nella testa. Aver finalmente conquistato un primo trofeo, infatti, ha dato maggiore fiducia alla squadra di Gubitosa: «Ora sappiamo di poter vincere. Inoltre, in campionato, abbiamo già battuto due volte l’Olympic, giocando benissimo. La finale di Coppa Svizzera, però, è una cosa a sé, diversa da tutto il resto. È la festa del basket elvetico. L’evento più importante dell’anno per il nostro movimento. Un giorno unico, con tanto di diretta televisiva che di solito non c’è. Bisogna lavorare sul mentale, più che sull’aspetto tecnico e tattico. Le due squadre ormai si conoscono a memoria. Vincerà chi avrà la forza di restare lucido. Sulla carta Aleksic dispone di una rosa superiore, costruita per competere in Europa. Una squadra composta di soli professionisti, dal primo titolare all’ultima rotazione della panchina. Loro devono vincere, perché hanno ambizioni più elevate delle nostre. Noi avremo forse un po’ meno pressione».

Il Friburgo giocherà in casa, ma la SAM avrà il suo bel seguito: «Vedrete un muro rosso di circa 500 tifosi, tra i quali i ragazzi del nostro movimento giovanile. Sarà una bella festa».

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