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La Svizzera si spegne sul più bello ma per Fischer è stato «fantastico»

L’allenatore è fiero della sua squadra nonostante il 3-0 contro gli USA: «In queste settimane mi è piaciuto tutto: il nostro gioco, la mentalità e lo spirito di gruppo»
Fernando Lavezzo
26.05.2022 23:32

Per riascoltare «Charlotta», la canzone degli Hecht che ha accompagnato ogni gol rossocrociato durante questi Mondiali, ci toccherà aspettare il 15 luglio, quando la band lucernese sarà protagonista di «Moon and Stars» a Locarno. A Helsinki la musica è già finita. Sessanta minuti senza segnare. Sessanta minuti senza «Charlotta». Sul più bello, la Svizzera si è sgonfiata. Sette vittorie nella fase a gironi. Bellissimo, sì. Poi, nella partita più importante, ecco il patatrac. Contro gli Stati Uniti, solidi e cinici, è finita 3 a 0. La squadra di Patrick Fischer ha buttato via tutto nel primo tempo, creando pochissimo e regalando due reti. Prima con uno sfortunato autogol di Thürkauf in inferiorità numerica, poi con un clamoroso pasticcio confezionato da Egli e Genoni. Nel periodo centrale si è visto di più in fase offensiva, ma sono mancate fiducia, concretezza, energia, cattiveria. Il terzo tempo, fiacco e inconcludente, non ha illuso nessuno. Salutiamo la Finlandia senza passare da Tampere, sede delle «Final Four». Obiettivo mancato. Resta solo l’amarezza.

La delusione di Dario

«Fa malissimo», ci dice Dario Simion. «In questo momento è difficile vedere gli aspetti positivi di questo torneo. Abbiamo disputato una buona fase a gironi, chiudendola senza sconfitte. Ma l’unica partita che avremmo davvero dovuto vincere, l’abbiamo persa. Troppe volte abbiamo iniziato il primo tempo passivamente, subendo delle reti. Contro squadre forti come gli Stati Uniti non è evidente rimontare. Ci abbiamo provato in tutti i modi, credendoci fino alla fine, ma è mancato qualcosa sotto porta. Loro sono stati molto bravi difensivamente, ma il loro portiere ha visto partire tutti i tiri. Gli abbiamo reso la vita troppo facile e questo non è accettabile. Abbiamo mancato il nostro obiettivo».

L’orgoglio di Patrick

Patrick Fischer avrà tempo per riflettere. Piccolo esempio: puntare su Dominik Egli rinunciando all’esperienza di Raphael Diaz è stata davvero una mossa sensata? Con il senno di poi, la risposta è facile, senza voler dare troppe colpe al difensore del Davos. Il tecnico rossocrociato, però, va dritto sulla sua strada, convinto della bontà del lavoro svolto: «Questo torneo è stato fantastico. Mi è piaciuto tutto: il nostro modo di giocare, la mentalità, lo spirito di gruppo. Avremmo voluto vincere, certamente, ma lo sport è così. La vita è così. È un processo, andiamo avanti. Non siamo stati peggiori degli americani e sono fiero della squadra. L’infortunio di Corvi nel primo tempo ci ha costretti a cambiare le linee e ha creato confusione, soprattutto nel power-play. Mi dispiace per i ragazzi e per lo staff. Ma possiamo uscire da qui a testa alta».

Questo, infine, il bilancio di Lars Weibel, responsabile delle selezioni rossocrociate: «Siamo delusi, tristi, ma in un anno abbiamo migliorato tante cose e preso decisioni giuste. Abbiamo perso, ma siamo rimasti attivi fino alla fine. Questo ci dà fiducia per il futuro. Se vogliamo provare a vincere, è così che dobbiamo giocare».

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