Hockey

I musi lunghi di un Ambrì alla ricerca di se stesso

La tredicesima sconfitta nelle ultime sedici partite ha lasciato il segno nello spogliatoio - Tra messaggi inascoltati, cambiamenti nelle linee e giocatori in difficoltà, i biancoblù devono ricompattarsi
Fernando Lavezzo
01.12.2022 06:00

«Dobbiamo tutti guardarci allo specchio e capire che così non va». Nell’hockey lo si sente dire spesso, praticamente ogni stagione. Una frase fatta che solitamente rappresenta un punto di rottura. Dal quale si può uscire in due modi: aggiustati, e quindi più forti, oppure a pezzi. Una frase che l’altro ieri è stata pronunciata da Jannik Fischer, difensore biancoblù improvvisatosi attaccante in una delle tante mosse (disperate?) di Luca Cereda contro il Losanna. Per l’Ambrì Piotta è insomma arrivato il momento della verità. Esattamente a metà regular season, dopo 26 giornate. La gara persa martedì, giocata «senza coraggio e senza carattere» per usare le parole del «Cere», ha fatto traboccare il vaso. Neppure durante la recente serie di otto sconfitte si erano visti musi così lunghi nei corridoi della Gottardo Arena. Colpa della prestazione e dell’attitudine, oltre che del penultimo posto certificato dal sorpasso vodese. Colpa – anche – dello staff tecnico, per ammissione dello stesso allenatore: «Dopo 26 partite, non siamo ancora riusciti a trasmettere a tutti il nostro messaggio. Insisteremo».

Problemi di connessione

Partiamo da qui, da questa comunicazione a singhiozzo. Come una telefonata in galleria: «Ti sento e non ti sento». Qual è il messaggio che non arriva a tutti? Sempre lo stesso, dal 2017: «Restiamo uno dei club più piccoli della lega e se non giochiamo da squadra, con intensità e spirito di sacrificio, non abbiamo chance contro nessun avversario». Una narrazione che in passato ha trovato terreno fertile. Ora meno. Forse perché la squadra è cambiata. Ha meno artigiani e più artisti. Ed è meno connessa alla storia del club: 11 dei 21 giocatori scesi in pista martedì sono approdati in Leventina negli ultimi due anni. Non si sono mai allenati nella vecchia Valascia, in una mattina di gennaio, a dieci gradi sottozero. Il mantra biancoblù – «Ricordiamoci chi siamo e da dove veniamo» – non ha dunque la stessa presa su ragazzi accolti in una pista moderna, con tutti i comfort. Per trasmettere determinati valori e determinati principi (anche di gioco), serve probabilmente un altro tipo di comunicazione. Di approccio.

Non c’è tempo da perdere

L’Ambrì ha il potenziale per uscire da questa crisi e la classifica non è compromessa. Dopo 13 sconfitte in 16 partite, però, non c’è più tempo da perdere. Una parte del pubblico, sempre disposto ad applaudire una prestazione convincente, al di là del risultato, ha iniziato a mugugnare. Il bilancio casalingo, con soli 14 punti in 13 partite (3 vittorie piene e 2 oltre il sessantesimo) non aiuta a tenere alto il morale del popolo. «Il momento di reagire è questo». Lo ha detto Luca Cereda e lo hanno ribadito i suoi giocatori, rimasti chiusi in spogliatoio a parlare tra di loro per 20 minuti, dopo la partita di martedì.

L’Ambrì deve ricompattarsi. Non occorre andare lontano per imboccare la strada giusta: ricordate la bella prova di sabato a Zurigo? Ecco. Ora serve costanza nelle prestazioni, oltre che nei risultati. E qui si torna a uno dei temi più dibattuti: il continuo rimescolamento delle linee operato da Cereda. Tra una gara e l’altra e anche all’interno della stessa, magari con giocatori schierati fuori ruolo. Sembra difficile trovare continuità in questo modo. L’allenatore, però, tira dritto: «Non vedo nessun problema. Le nostre quattro linee non giocano in modo diverso l’una dall’altra, i principi sono uguali per tutti. Non abbiamo ancora la stabilità necessaria e quindi continueremo a cercarla».

La bocciatura di Shore

Come abbiamo già scritto nelle scorse settimane, l’infortunio di André Heim ha esasperato questi continui cambi nel line-up. Una situazione di difficile soluzione, alimentata dal rendimento di Nick Shore, un centro straniero al quale ormai non sembra più credere neppure lo staff tecnico: lo statunitense ha giocato solo una delle ultime sei partite e non ne disputa due di fila da fine ottobre. Se aggiungiamo la scarsa vena realizzativa di McMillan (volenteroso, ma meno incisivo dell’anno scorso) e Heed, oltre ai problemi personali di Zwerger, nuove sfumature si aggiungono alla tavolozza dei problemi. Non sappiamo se Duca stia sondando il mercato per un nuovo straniero, ma la scossa deve arrivare dal gruppo. E chissà che il meeting di martedì sera non sia un primo passo.

In questo articolo: