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Il calcio incontra il design: «Una maglia può raccontare la storia di una città»

Non più solo divise da gioco, ma elementi di stile da indossare ogni giorno: ne abbiamo parlato con Mirko Borsche, il genio dietro il successo delle maglie del Venezia diventate introvabili
Mattia Sacchi
26.07.2022 12:30

L'estate, per un appassionato di calcio che si rispetti, vuol dire solo tre cose: gli impegni della nazionale, che siano Mondiali o Europei, il calciomercato e l'uscita delle maglie della propria squadra del cuore in vista della stagione successiva. E, quando finalmente viene rivelata la nuova divisa, è subito caccia ai rivenditori ufficiali per possederla, quasi come fosse una reliquia sacra. Poco importa che per i profani una maglia del Milan sia sempre rossonera o una del Genoa sempre rossoblù: il vero appassionato riconoscerà subito quei pochi dettagli che la rendono differente da quella precedente e che quindi sarà assolutamente da avere in collezione.

Tanto più che ormai le maglie da calcio stanno diventando veri e propri oggetti di design. Alle volte gli esercizi di stile proposti hanno fatto molto discutere i fan, ad esempio quella «militare» del Napoli nel 2014 o quella gialla e blu della Juventus della stagione scorsa, in altri casi hanno reso le divise talmente iconiche da essere ricercate anche dai tifosi di altre squadre, o addirittura da persone che non sono assolutamente interessate al calcio. Questa commistione tra moda e sport è stata sublimata negli ultimi anni dal Venezia, i cui kit da gioco sono diventati dei cult pressoché introvabili. Per intenderci, la prevendita delle maglie della scorsa stagione è andata esaurita in poche ore e, ad oggi, è impossibile acquistare una maglia, né online né negli shop ufficiali.

Buona parte di questo successo è dovuto alla sinergia tra il club lagunare, lo sponsor tecnico Kappa e Bureau Borsche, studio di design di Monaco che, dopo le collaborazioni con brand come Balenciaga, Nike e Supreme, sta ridefinendo gli standard dell'estetica calcistica, prima con il nuovo logo dell'Inter e ora con il rebranding del Venezia.

Abbiamo parlato con Mirko Borsche, mente creativa dietro allo studio bavarese, per parlare dell'evoluzione del design nello sport più popolare al mondo.

Mirko Borsche, nonostante il Venezia sia stato retrocesso le nuove maglie hanno ottenuto comunque un successo clamoroso, tanto che sono andate esaurite in poche ore. Sembra che lo stile sia diventato quasi più importante del mero risultato sportivo.
«Lo scorso anno le maglie del club veneziano, che tornava in Serie A dopo tanti anni, erano andate letteralmente a ruba, tanto da essere ricercate ancora oggi. Al lancio dei nuovi modelli eravamo quindi ottimisti, ma sinceramente non ci aspettavamo una reazione così positiva da parte non solo dei tifosi ma anche dei turisti, che magari dopo una gita a Venezia anziché scegliere la classica t-shirt con immagini di una gondola o di San Marco provano a prendere la maglia della squadra di calcio, diventate quindi a tutti gli effetti un oggetto rappresentativo della città». 

Le maglie ufficiali, che verranno utilizzate per le partite del prossimo campionato, si distanziano particolarmente dalle convenzionali divise da gioco, tra marchi poco in evidenza e le foto ufficiali fatte da modelli anziché i «classici» calciatori per le vie, e le acque, veneziane.
«Al giorno d'oggi un club sportivo non può limitarsi a pensare esclusivamente alla produzione di materiale per lo sport di appartenenza, ma deve rappresentare l'identità e l'essenza di una città. Ricordando quindi la propria storia ma valorizzando anche il proprio presente. Sarebbe limitativo considerare Venezia solo una squadra di calcio e non uno dei brand più conosciuti al mondo. Ed è da questa riflessione che nasce il design di maglie che possono essere utilizzate anche nella vita quotidiana, con un approccio minimal e che propone versioni inusuali, come quella a maniche lunghe, che da tempo non venivano più utilizzate nei kit da gioco. Tutto questo grazie anche alla collaborazione con Kappa che, forse proprio grazie alla mentalità italiana particolarmente aperta in tema di stile, ci ha dato piena fiducia e libertà creativa». 

La ridefinizione dell'immagine del Venezia è passata non solo dalle maglie e dal nuovo sito, di cui avete curato lo sviluppo, ma anche dalla delicata operazione di cambio del logo...
«Sappiamo che i tifosi sono molto suscettibili a questo genere di cambiamenti. L'evoluzione visuale deve rispettare i principi e la tradizione di un club. Per questo il logo, nonostante possa sembrare minimalista a colpo d'occhio, in realtà è pieno di riferimenti e significati. A partire dalla V che, oltre a essere l'iniziale di Venezia e il simbolo della vittoria, vuole richiamare anche il libro aperto del leone di San Marco. Lo stesso richiamo al leone, più aggressivo ed elegante, ha una criniera che richiama le prue delle gondole. Tanti livelli di letture che, messi insieme, riescono a raccontare Venezia».

A proposito di loghi, il processo creativo è stato simile a quanto avete fatto per l'Inter nel 2021?
«No e non poteva essere altrimenti. L'Inter e il suo logo hanno una storia differente, dalle quali non si poteva prescindere. La doverosa continuità con il passato è stata modernizzata in una veste più leggera e minimale, giocando sulle lettere I di Inter e M di Milano, valorizzando ancora maggiormente il legame con la città e richiamando all'espressione I'M, «io sono». Come detto in precedenza, il senso di identità è diventato fondamentale, a maggior ragione per una squadra come l'Inter che vanta milioni di fan in tutto il mondo».

Quando hai cominciato il tuo lavoro di designer, avresti mai pensato di creare loghi e maglie di squadre calcistiche?
«Ho sempre amato il calcio e trovo che sia in grado di unire le persone come poche altre cose al mondo. Tuttavia non avevo mai pensato che la mia professione sarebbe rimasta coinvolta in questa passione. È bellissimo ma anche molto stimolante: essendo io stesso un tifoso, comprendo molto la difficoltà dei fan ad accettare cambiamenti radicali e proprio per questo faccio molta attenzione nel cercare di considerare tutte le sensibilità quando si tratta di operare sul rebranding di un club».

Il Bayern Monaco, la squadra per cui tifi, ha realizzato negli ultimi anni maglie a dir poco discutibili. Forse Oliver Kahn potrebbe chiamarti per la prossima stagione...
«Ci dovrei pensare bene! Proprio perché è la squadra della mia città e di cui sono tifoso che avrei troppa paura che possa non piacere. Non so se riuscirei ad accettare delle critiche (ride, ndr). Diciamo che la pressione sarebbe decisamente alta».

Quello che è certo è che, in un mondo dove si cerca sempre più l'esclusività nell'outfit, anche il calcio si è adeguato a queste nuove tendenze.
«Basti pensare che, mentre in passato ogni squadra aveva solo la divisa per giocare in casa e quella per la trasferta, adesso anche i club delle serie inferiori hanno 3-4 kit diversi. Il design e la moda sono entrati definitivamente in questo mondo e provano continuamente a regalare emozioni e sensazioni nuove agli appassionati. Cercando ogni stagione di trovare nuovi modi di raccontare la storia e la tradizione di una squadra. Cambiare sempre per non cambiare mai. O, forse, non cambiare mai per cambiare sempre».

Il design e la moda sono entrati definitivamente in questo mondo e provano continuamente a regalare emozioni e sensazioni nuove agli appassionati
Mirko Borsche
Mirko Borsche