“Il Club dei Trenta”: è la volta di Lorenzo Albrici

BELLINZONA - Il suo locale è una meta gettonatissima da chi ama la buona cucina. Siamo a Bellinzona, in via Orico, dietro Palazzo delle Orsoline, sede del Governo. E il ristorante prende il nome proprio da questa strada: Locanda Orico. La conduce Lorenzo Albrici, 47 anni, che dopo essere andato alla scoperta del mondo, soprattutto quello gastronomico, ed aver fatto la gavetta in grandi alberghi e ristoranti, a trent'anni ha deciso di tornare a casa. Per avere un primo, grande riconoscimento gli è bastato poco: in due anni s'è cucito addosso la prestigiosa stella Michelin. Era il 2000 e da allora, anno dopo anno, il grande chef bellinzonese si è sempre saputo confermare. Anche per il 2016 Albrici potrà esporre la sua stella ed è un record in Ticino, dato che nessuno chef, tranne il nostro, ha avuto questa continuità.
Sera di San Silvestro, cenone di fine anno. Ci dia un consiglio: cosa potremmo cucinare a casa?
"Bisognerebbe restare su qualcosa di locale: andare da un contadino o da un macellaio di fiducia, farsi dare un bel filetto di vitello nostrano, da cucinare intero al forno. Lo accompagnerei con una purea di patate, concedendomi una piccola chicca: una spolverata di tartufo, anche nero, che costa meno, sul purée. Senza strafare, mangeremmo che è uno spettacolo!".
E accompagneremmo questo piatto con un buon vino ticinese. Giusto?
"Sicuramente. Facciamo grandissimi prodotti, non solo di merlot. Oggi produciamo anche degli ottimi spumanti, o dei bianchi eccellenti. Piccola critica: stiamo attenti perché coi prezzi si sta un po' esagerando".
Qual è il suo rapporto con lo sport?
"Sono sempre stato molto sportivo, anche se adesso il lavoro mi ha costretto a mollare un po'. Ho giocato a calcio sino a trent'anni con grande passione, pratico lo sci, facevo discesa col rampichino, nuoto, vado in montagna, cerco di non essere troppo sedentario, ma lavoro 15-16 ore al giorno e riesco a mantenere il mio fisico anche esercitando una professione a rischio, perché qui si mangia e si beve".
Tifoso dell'AC Bellinzona, da sempre...
"No, non solo tifoso: tifosissimo. Anche adesso appena posso vado a vedere la squadra, in 2., 3. o 4. Lega, non importa".
Il turismo in Ticino arranca. Ne risente anche un locale dell'alta cucina come il suo?
"In Ticino siamo un po' troppo... "piangina". Io ho la fortuna di avere un locale con pochi tavoli e non mi lamento, anche se una piccola crisi c'è e si sente. Forse chi sta vicino al confine ne risente maggiormente, perché la concorrenza con l'Italia è forte e i prezzi lì sono bassi. Qualche anno fa era in contatto con un cuoco che lavorava in un ristorante con due stelle: è venuto, gli ho mostrato il contratto che abbiamo da noi e mi ha chiesto quattro volte se non mi sbagliavo. In Italia guadagnava 700 euro al mese".
Si può uscire dalla crisi?
"Il nostro non è un lavoro facile, non si può improvvisare. Serve qualità, conoscenza. Purtroppo in Ticino in tre mesi si diventa ristoratori. Mi spiace, ma non si può. Io faccio questo mestiere da trent'anni e non smetto mai di studiare, frequentare corsi, scambiare opinioni con colleghi anche più bravi di me. Detto questo, occorre rimboccarsi le maniche e non prendersela sempre con qualcuno. Anch'io ogni tanto ho periodi con pochi clienti: allora mi chiedo se sto facendo le cose giuste".
Come brinderà al nuovo anno?
"Col mio vino preferito: lo Champagne".