Sport

Il sogno greco di Claude Birrer, il primo ticinese a concludere la Spartathlon

245 km dall’Acropoli alla statua di Leonida: dopo anni di qualifiche e sacrifici, l’ultramaratoneta luganese ha scritto la storia chiudendo la corsa simbolo della Grecia antica
Mattia Sacchi
03.10.2025 09:34

Da Atene a Sparta, sulle orme di Filippide. Duecentoquarantacinque chilometri di corsa, da coprire in un massimo di 36 ore, senza possibilità di fermarsi, con oltre 70 cancelli orari che scandiscono ogni tratto del percorso. La Spartathlon non è una gara come le altre: è considerata una delle ultramaratone più dure e prestigiose al mondo, capace di mettere a nudo i limiti fisici e mentali di chi osa affrontarla. Tra i 250 atleti giunti al traguardo nell’edizione 2025 c’è anche Claude Birrer, primo e unico ticinese nella storia a portare a termine la prova.

«Arrivare a Sparta è stato incredibile, ho pianto per tre giorni – racconta Birrer, ancora debilitato dalla febbre alta che lo ha colpito subito dopo la gara –. La Spartathlon ti toglie tutto, ti lascia svuotato, ma ti regala emozioni immense».

Per lui è stato il coronamento di un sogno iniziato anni fa. «Ho cominciato nel 2019 a inseguire le qualifiche necessarie per iscrivermi: servono risultati in gare di 24 ore o su distanze lunghissime, poi c’è la selezione a estrazione. Mi ero infortunato, ho dovuto ricominciare da zero, ma alla fine ce l’ho fatta. Nel 2022 a Montecarlo ho coperto 184 km in 24 ore, e da lì sono arrivate le altre qualifiche».

Già nel 2024 Birrer aveva provato l’avventura greca, fermandosi dopo 60 km sotto un sole implacabile. Stavolta però il meteo è stato più clemente. «Quest’anno ha piovuto a metà gara, e per me che soffro molto il caldo è stata una fortuna. La prima parte resta micidiale: cancelli ravvicinati, ritmo sostenuto, temperature oltre i 35 gradi. In media un terzo dei partecipanti si ferma già prima di Corinto. Io stesso ho avuto una crisi simile a quella dell’anno scorso, ma questa volta ho gestito meglio idratazione e alimentazione e sono riuscito a superarla».

Da quel momento, Birrer ha mantenuto sempre un piccolo margine di sicurezza sui cancelli orari. «Non puoi permetterti di sederti nemmeno un quarto d’ora. Ogni minuto perso ti si ritorce contro più avanti. È un continuo correre contro il tempo, senza tregua».

Il ticinese, che si è presentato con la maglia della Corsa dell'acqua, l'evento di beneficenza organizzato lo scorso marzo dall'Associazione Ticinese Fontanieri per raccogliere fondi per la Vallemaggia, ha chiuso in circa 35 ore, insieme ad altri due svizzeri – Jörg De Stefani e Giulia Fatton, quest’ultima autrice di un tempo straordinario poco sopra le 30 ore. Ma il primato rimane suo: nessun ticinese prima di lui aveva mai portato a termine questa sfida leggendaria.

La Spartathlon non è soltanto fatica estrema, ma un viaggio interiore. «È un dialogo infinito con sé stessi, un percorso che condensa anni di allenamenti e sacrifici. Quando sono arrivato davanti alla statua di Leonida, a Sparta, ho sentito tutta la potenza di questo sogno che diventava realtà. È stata un’emozione indescrivibile».

Birrer guarda già avanti, ma con la consapevolezza di aver scritto una pagina unica per lo sport ticinese: «Dopo la Spartathlon non so cosa possa esserci di più grande. È stato un sogno, un’ossessione, una sfida che mi ha tolto tanto ma che mi ha dato ancora di più».

In questo articolo: