Hockey

«Il time-out? Preferisco chiamarlo alla fine»

Luca Gianinazzi assiste impassibile al tracollo della sua squadra in un primo periodo da incubo - Il coach: «Ho tolto Koskinen solo sullo 0-5 perché speravo in una reazione»
©Keystone/Crinari
Flavio Viglezio
31.01.2023 22:45

E pensare - anche se lo si affermava sotto voce - che sembrava in crescita. E dire che - nonostante la sconfitta - anche a Rapperswil il Lugano aveva destato una buona impressione. Ed invece i bianconeri hanno aggiunto un’altra perla in questa tribolata stagione. Sono riusciti ad affrontare la sfida con il Friburgo come se si trattasse di un’amichevole di mezza estate e non di un incontro importantissimo nella lotta per l’accesso ai pre-playoff. Un’attitudine tanto sconcertante quanto imperdonabile, che ha letteralmente spianato la strada al Gottéron. Dopo venti minuti la sfida era già archiviata, con la formazione di Christian Dubé avanti addirittura per 5-0. Venti minuti in cui il Lugano ne ha combinate di tutti i colori, subendo tra l’altro la quinta e la sesta rete di fila in situazione di inferiorità numerica. Non sanno più cosa significhi difendere in box-play, i bianconeri. E dalla Cornèr Arena sono piovuti i fischi, tanti fischi. Solo la Curva Nord - che sembra vivere in un mondo tutto suo - è andata avanti ad incitare i suoi prodi beniamini. «È davvero difficile spiegare a caldo cosa sia successo - afferma Samuel Guerra -. Il primo tempo è stato terribile e ci ha tagliato le gambe. Sono cose che non possono accadere in questo momento della stagione. Adesso, per rifarci, dovremo disputare due grandi partite contro Zugo e Kloten».

Il nulla più assoluto

Uno scenario da incubo, insomma, in una serata in cui i giocatori bianconeri non hanno portato sul ghiaccio nemmeno un briciolo di orgoglio. E di amor proprio. Nemmeno dopo la scoppola del primo tempo. Un po’ più di cattiveria agonistica, qualche contatto fisico: macché, il nulla più assoluto. E così il Friburgo si è limitato a gestire senza patemi la situazione, conquistando i tre punti più facili di tutta la sua stagione.

La difesa del Giana

Certo è che, dopo un simile orrore, chi è sceso in pista è chiamato ad un serio esame di coscienza. Ma, purtroppo, ci ha messo del suo anche Luca Gianinazzi. Anzi, il giovane coach non ne ha azzeccata mezza. Non che la squadra lo abbia aiutato, sia chiaro. Ha voluto ridare fiducia a Koskinen in porta - ma Schlegel non stava giocando bene? - e così facendo ha dovuto ridisegnare il volto di due terzetti offensivi che stavano facendo bene. Al posto di Josephs sono stati richiamati Vedova e Stoffel, che non giocavano in NL da una vita. E fin qui... Più preoccupante è invece la passività evidenziata dal tecnico ticinese nel corso del periodo iniziale: non ha ritenuto opportuno chiamare il «time-out» e ha optato per il cambio di portiere solo dopo il 5-0. A giochi ormai chiusi, insomma: «Ho inserito Schlegel solo dopo la quinta rete - spiega il Giana - perché prima speravo ancora in una reazione. E il time-out, di solito, preferisco tenerlo per le fasi conclusive delle partite. Visto come sono andate le cose avrei dovuto comportarmi in modo diverso, ma al termine di una sfida siamo tutti più intelligenti. Perché Koskinen titolare? Si tratta di decisioni per gestire le energie dei portieri». Sarà, ma quante ne aveva disputate di fila, il finlandese?

Chi più, chi meno

+ David Desharnais

Gli anni passano anche per lui, ma l’attaccante canadese rimane una spina nel fianco delle difese avversarie. Soprattutto di quelle aperte come quella bianconera.

- Luca Gianinazzi

Lascia in panchina Schlegel ed è costretto a richiamare Vedova e Stoffel. Non chiama il time-out con la squadra in affanno. E toglie uno spaesato Koskinen solo sullo 0-5.

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