L'intervista

Il Tour de France di Mauro Gianetti: «Uno dei più belli e appassionanti»

Il ticinese è manager della UAE di Tadej Pogacar — «La rivalità tra Tadej e Jonas è già nata»
Flavio Viglezio
25.07.2022 17:00

Battuto, ma soddisfatto. Mauro Gianetti, manager della UAE di Tadej Pogacar, analizza un Tour de France che è già entrato nella storia: «Sicuramente uno dei più belli ed appassionanti degli ultimi anni», afferma il ticinese.

Quello conclusosi domenica con il successo di Jonas Vingegaard è stato a detta di tutti uno dei Tour più belli degli ultimi anni. È d’accordo, Mauro Gianetti?
«Assolutamente sì. Fino a qualche anno fa il Tour de France scorreva via su binari piuttosto scontati. Quest’anno è successo di tutto e di più, con tappe animate e appassionanti fin dalla partenza. I corridori hanno reso la Grande Boucle davvero spettacolare: hanno avuto voglia di darsi battaglia, interpretando la gara anche con una certa spensieratezza. I big hanno corso per vincere e non per non perdere. C’è una bella differenza».

Quest’anno non abbiamo vinto il Tour, ma sono comunque molto felice per come sono andate le cose
Mauro Gianetti, manager UAE

Il merito è dunque tutto di questa nuova generazione di atleti o il ciclismo è cambiato?
«Sono due i fattori da considerare. Il primo vede effettivamente una generazione di atleti a cui piace gareggiare in un certo modo. È iniziato un po’ tutto con Julian Alaphilippe e in seguito sono arrivati i vari Pogacar, Van Aert, Van der Poel e via dicendo. Il secondo riguarda la filosofia delle squadre: questo è un ciclismo che ci piace. Come manager della UAE non mi opporrò insomma mai al modo di correre di Tadej Pogacar. Gli posso dare dei consigli, ma non penserei mai di frenare il suo istinto di attaccante. Anche perché il nostro obiettivo è quello di promuovere il ciclismo negli Emirati Arabi, dove oggi sono centinaia di migliaia le persone che si sono appassionate alla bici. Anche e soprattutto grazie alla nostra squadra. Quest’anno non abbiamo vinto il Tour, ma sono comunque molto felice per come sono andate le cose. La Jumbo Visma ci è stata superiore, ma noi abbiamo dovuto fare i conti con parecchie avversità. E abbiamo comunque dato spettacolo».

Cosa ha fatto la differenza tra Vingegaard e Pogacar?
«Uno dei punti chiave è stata l’uscita dalla prima settimana di gara. Sapevamo che la Jumbo era più attrezzata di noi in pianura, mentre noi avevamo sulla carta un certo vantaggio in montagna. Pensavamo di dover recuperare del tempo ed invece abbiamo appunto iniziato la seconda settimana in vantaggio. Nonostante ciò, Tadej ha interpretato la corsa come se dovesse sempre attaccare. E nella tappa del Galibier e del Granon – dove ha perso la maglia gialla – ci ha probabilmente messo troppa foga. Ha perso del tempo e si è ritrovato nella situazione di dover fare un’impresa. Non gli è riuscita, ma ci ha provato in ogni modo, sacrificando magari un paio di vittorie di tappa in più. Rimango dell’avviso che Pogacar sia il miglior corridore al mondo. Vingegaard è stato fortissimo, ha corso nel modo giusto e in un paio di occasioni è stato salvato dal grandissimo lavoro di Wout Van Aert».

La rivalità tra Tadej e Jonas è già nata
Mauro Gianetti, manager UAE

A proposito di Galibier e Granon: perché Pogacar ha risposto a tutti gli attacchi di Roglig e Vingegaard?
«Col senno di poi si può affermare che Tadej abbia sbagliato, ma bisogna mettersi nei suoi panni. Davanti la Jumbo aveva Van Aert e in questo contesto è difficile pensare di lasciar andare uno come Roglic. Magari Pogacar avrebbe potuto aspettare Rafal Majka, che stava rientrando, ma lo ripeto: con il senno di poi è tutto più semplice».

A 23 anni Tadej Pogacar è ancora giovanissimo e si dice che si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie. Vero?
«Quando si vince è un po’ più difficile andare ad analizzare eventuali pecche o errori. È più semplice farlo quando si arriva secondi, comunque un ottimo risultato. In squadra c’era una grande tensione legata al coronavirus: vedere la squadra lottare così tanto, ogni giorno, è stato incredibile. Comunque tutta la squadra, non solo Tadej, farà nelle prossime settimane un’attenta analisi di ciò che è successo. Metteremo in evidenza i tanti punti positivi, ma anche quello che ci è mancato per rivincere il Tour».

Tra Vingegaard e Pogacar sta nascendo una rivalità destinata a durare negli anni?
«La rivalità tra Tadej e Jonas è già nata. Pogacar è un corridore che vince durante tutta la stagione. E se non vince ci va molto vicino. Vingegaard è un atleta di alto livello, che sa preparare benissimo il Tour de France. È possibile che la loro sia una rivalità destinata a durare, anche se non si può escludere la crescita di elementi come, per esempio, Vlasov o Evenepoel. Senza dimenticare un certo Egan Bernal».  

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