Coppa Svizzera

Il Volley Lugano torna in finale: «Un momento bellissimo»

Festa grande a Massagno dopo il successo per 3-0 sul Ginevra - Giulia Rigon: «Una vittoria di squadra che mi emoziona» - L'allenatore Apostolos Oikonomou: «Ora sogniamo»
Fernando Lavezzo
11.02.2024 21:09

«Siamo in finaleeee!». Con le braccia spalancate e lo sguardo rivolto al pubblico di Nosedo, Giulia Rigon libera la sua gioia. Per il secondo anno di fila il Volley Lugano raggiunge l’ultimo atto di Coppa Svizzera. Ma per quasi tutta la squadra, rivoluzionata durante la scorsa estate, sarà una prima volta. «È un momento bellissimo», ci dice la centrale italiana con licenza elvetica. «Questa è la mia ultima stagione in campo, poi chiuderò la carriera. Ecco perché sono particolarmente emozionata. Lo siamo tutte. Ogni cosa ha girato alla perfezione, siamo riuscite a mantenere la concentrazione. Forse è stata la miglior prestazione della stagione».

Contro il Ginevra la squadra di Apostolos Oikonomou non ha tremato, chiudendo con un rapido 3-0. Primo set in totale controllo (25-21) con un’ottima Puck Hoogers, secondo set dominato con un muro più efficace (25-16), terzo set tutto in salita ma portato a casa con carattere (25-19) dopo essere andate sotto 7-11. «Questi nostri passaggi a vuoto sono tipici di una squadra giovane - spiega Rigon -, ma abbiamo reagito molto bene. Le compagne meno esperte stanno prendendo sempre più confidenza. Tutte le ragazze scese in campo in questa semifinale, così come quelle rimaste fuori, hanno dato un contributo prezioso. È stata una vittoria di squadra».

Tutte coinvolte

Difficile decretare la migliore in campo. La scelta è caduta sulla topscorer bulgara Simona Nikolova, salita in cattedra nei momenti delicati insieme a Samaret Caraballo. La regia della palleggiatrice argentina «Luli» Cosulich ha permesso a tutte le attaccanti di sentirsi sempre coinvolte. Bello, poi, che a chiudere il match con un «ace» sia stata la 19.enne Alessia Sordo, utilizzata solo in battuta. «È una delle nostre piccoline, è stata brava a gestire quel momento di grande emozione», conclude Rigon. Utile, per riportare tranquillità ed equilibrio nel momento più complicato del terzo parziale, anche l’ingresso dell’ultima arrivata, l’ucraina Olena Lymareva-Flink, la più esperta del gruppo rosanero con i suoi 31 anni.

L’avversario peggiore

A fine gara, dopo qualche minuto di festeggiamento, le luganesi si sono attaccate al telefonino per seguire le fasi finali del tie-break dell’altra semifinale. La tiratissima vittoria del Neuchâtel sul Düdingen non ha di certo fatto esultare le rosanero, visto lo strapotere delle romande, ma come dice il direttore sportivo Gianbattista Toma, «le finali si giocano per vincere». Da qui al 6 aprile ci sarà tempo per preparare la sfida di Winterthur, rivincita della finale di un anno fa, quando il sogno delle ticinesi si spezzò solo al quinto set, dopo aver condotto 2-0. «Tornare all’ultimo atto della Coppa è un grande risultato», afferma Toma. «Dopo un 2022-23 molto positivo, siamo ripartiti da zero. Con il punto fermo del nostro allenatore Oikonomou, stiamo però portando avanti un lavoro importante. Vogliamo stabilizzare il Volley Lugano tra le prime 4-5 squadre del Paese. In Coppa non abbiamo ancora perso un set e questo ci rende orgogliosi. È vero che non abbiamo affrontato delle corazzate, ma in una sfida secca non c’è mai nulla di facile e il terzo set contro il Ginevra ce lo ha dimostrato. Le nostre ragazze, però, sono state perfette».

Un coach orgoglioso

Chiusura con uno degli artefici di questo percorso, coach «Apo»: «Il merito è delle ragazze, ma ogni membro del club sta contribuendo alla nostra crescita. Per me è la seconda finale alla guida del Lugano. Ne vado fiero. Quando sono arrivato, ho detto che avrei fatto il possibile per aiutare il club a cambiare mentalità, puntando più in alto. Abbiamo preparato la semifinale al meglio. Non abbiamo potuto giocare al Palamondo (occupato dal carnevale, ndr.), ma ho chiesto alle ragazze di non cercare scuse. Con gli alibi non si va in finale. Il NUC è favorito, ma bisogna sognare e lo faremo».

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