Illustri fallimenti

Il calcio li ha resi ricchi e famosi e qualcuno, a carriera finita, ma non necessariamente, prova a gettarsi dall’altra parte della barricata, calandosi nella parte del dirigente. L’esempio più illustre è forse quello di Michel Platini, così potente (e competente) da riuscire a conquistare la presidenza dell’UEFA, ma in definitiva anche un po’ ingenuo, tanto che, in corsa per diventare numero uno della FIFA, è stato fatto fuori da una congiura che ancora nessuno è riuscito a spiegare. A proposito: lui e Sepp Blatter, il vecchio presidente della FIFA, dopo lunghe battaglie in tribunale sono stati assolti dalla giustizia, ma nessuno del mondo del calcio si è degnato di chiedere pubblicamente scusa per la diffamazione di cui sono stati oggetto e nessuno restituirà loro completamente l’onorabilità perduta.
Torniamo agli ex-calciatori che diventano dirigenti. Per anni nel mondo del calcio si è reclamato il coinvolgimento dei giocatori nel dopo carriera per assicurare quella competenza maturata da chi è stato a lungo sui terreni di gioco. Non è detto, però, che aver giocato a calcio per una vita basti per acquisire un bagaglio di conoscenze così grande da poter affrontare le insidie di uno sport che, negli anni, ha subito una profonda trasformazione e oggi richiede capacità imprenditoriali che non si imparano facilmente. Ci sono poi ruoli dirigenziali differenti: da subordinati alla proprietà, come quello del direttore sportivo (gli esempi si sprecano) o dell’amministratore delegato (uno su tutti: l’ex-portiere olandese Van der Sar, per anni CEO dell’Ajax) fino a quello di proprietario del club. In questo senso, un bell’esempio ci viene proprio dalla Svizzera, con David Degen che è riuscito a riportare il titolo a Basilea.
Ma non tutte le storie degli ex-calciatori (o, come vedremo, dei calciatori ancora in attività) diventati proprietari di club hanno un lieto fine.
Vi ricordate del “Fenomeno”, ossia di Ronaldo Luiz Nazario da Lima (non parliamo di CR7)? Nel 2018 si comprò il Valladolid, club della Liga spagnola, e venne salutato dai tifosi come l’uomo della provvidenza, quello che avrebbe dato lustro alla storia del club. A sette anni di distanza, la tifoseria biancoviola ha dovuto constatare il fallimento dirigenziale del brasiliano (tra l’altro proprietario per un certo periodo anche del Cruzeiro nel suo Paese) che ha portato lo storico club alla retrocessione con un record negativo di punti che non si era mai visto nella massima serie spagnola. Contestato allo stadio, dove peraltro si è visto poco durante la stagione, Ronaldo è stato oggetto anche di una richiesta particolare da parte della federazione dei club del tifo del Valladolid, che ha indirizzato al Municipio della città una lettera chiedendo al sindaco di dichiarare il brasiliano persona non grata…
Non sono andate meglio le cose per un’altra stella del calcio, Kilian Mbappé, che tramite una sua società nel 2024 aveva comprato il Caen, storico club della Normandia, allenato negli anni ’90 anche dallo svizzero Daniel Jeandupeux, sprofondato dalla prima alla seconda divisione francese e finito ora, per la prima volta negli ultimi 40 anni, nella lega National, la nostra Promotion League. Nel mirino dei tifosi è finito non solo il campione del mondo del Real Madrid, ma anche sua madre, che notoriamente ha un ruolo importante nella gestione degli affari del figlio, al quale ha consigliato di defilarsi perché «qui non ci vogliono, ma soprattutto non ci meritano». Mbappé però non molla: da buon capitano dice che non lascia la nave che affonda. Chissà quanto ne saranno felici i tifosi, soprattutto dopo aver udito le parole della mamma…