Il commento

HC Lugano, più serenità per un salto di qualità

Il club bianconero deve ripartire dalle emozioni positive vissute nella fase finale della scorsa stagione
Flavio Viglezio
07.09.2023 17:30

Cè sempre un punto di partenza, nella vita. O almeno di ripartenza. Il Lugano si affaccia alla nuova stagione con due certezze per provare a costruire un futuro più roseo. La prima ha nome e cognome: Luca Gianinazzi. Entrato in corsa dopo le macerie lasciate da Chris McSorley – di questi tempi, un anno fa, l’aria nello spogliatoio era già irrespirabile – il giovane coach ha saputo dare un’identità alla squadra bianconera, ma soprattutto – ed è forse l’aspetto più importante – è stato in grado di rasserenare un ambiente costantemente sull’orlo di una crisi di nervi. Ecco, le sensazioni di questa lunga estate indicano la volontà da parte di tutto il club di vivere un campionato più sereno, sul ghiaccio e soprattutto fuori. La gestione dei momenti difficili e la comunicazione verso l’esterno – ovvero ai tifosi – hanno troppo spesso condizionato negativamente l’immagine della società presieduta da Vicky Mantegazza. Influenzando anche i risultati sportivi di una squadra che sta cercando di tornare ai vertici dell’hockey elvetico. Alla Cornèr Arena ci si sta finalmente rendendo conto – la speranza per lo meno è questa – che anche l’immagine del club rientra a pieno titolo in un processo globale di crescita.

Gianinazzi ha già evidenziato sicure doti da «pompiere»: ora, alla sua prima stagione completa, dovrà per lo meno garantire dei passi avanti in termini di gioco e di compattezza di squadra. A Lugano ci si era illusi che bastasse il grande nome alla transenna – il già citato McSorley – per tornare a parlare di titolo. La realtà è ben diversa e nessuno nel contesto attuale dell’hockey rossocrociato chiede ai bianconeri il successo ad ogni costo. Dopo stagioni di completo anonimato, in cui a prevalere sono state troppe delusioni e un clima di palpabile tensione, il popolo bianconero vuole semplicemente tornare a vibrare. Le fondamenta di un nuovo Lugano sono state posate nella parte finale dello scorso campionato: i pre-playoff con il Friburgo e anche il quarto di finale con i futuri campioni del Ginevra Servette hanno riportato entusiasmo ed emozioni alla Cornèr Arena. Ogni squadra deve saper costruire con chiarezza il suo futuro. Il Lugano ha abbracciato una nuova via: ha puntato su giovani affamati, già abituati a palcoscenici nordamericani importanti – come Matthew Verboon, Cole Cormier o Lorenzo Canonica – ai quali ha affiancato elementi di comprovata esperienza. La rosa a disposizione di Gianinazzi – in particolare in un settore offensivo che ha già evidenziato un potenziale notevole – è più lunga: aumenterà così la concorrenza interna e le soluzioni a disposizione del coach sono parecchie, soprattutto in caso di infortuni. Qualche dubbio sussiste invece ancora sul settore difensivo, per una questione più numerica che di qualità dei giocatori a disposizione.

Come sempre – Ginevra insegna – saranno poi gli stranieri a fare la differenza, soprattutto nelle fasi decisive della stagione. Il Lugano sulla carta ha scelto bene: Michael Joly e Arttu Ruotsalainen garantiscono molta più qualità rispetto a Troy Josephs e Kris Bennett e sono di certo più motivati rispetto a Brett Connolly. Dietro Joey LaLeggia potrebbe essere l’elemento in grado di dare nuovi impulsi ad un power-play che lo scorso anno non ha mai trovato la quadratura del cerchio. Rimane ad oggi l’incognita Mark Arcobello: reduce da una stagione nettamente al di sotto delle aspettative, il centro americano nelle partite di preparazione è ripartito da dove aveva terminato. E questo Lugano non può permettersi di concedere uno straniero ai suoi avversari.

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