Ghiaccio Bollente

I segnali e la lucidità

Chris McSorley e il Lugano attesi ad un salto di qualità
Flavio Viglezio
23.09.2022 06:00

Le notti prima degli esami che cantava Venditti sono ancora lontane. Molto lontane. Per fortuna, vien da dire. Il campionato è appena iniziato, la maggior parte delle squadre – soprattutto quelle che sulla carta dovrebbero recitare un ruolo da protagoniste – sono ancora in pieno rodaggio. Altre – come l’Ambrì Piotta, tanto per fare un esempio – sono partite a mille per mettere in cassaforte il maggior numero di punti possibile. Più che esami, allora, le sfide di questo primo scorcio di stagione sono dei piccoli test. Non conclusivi, ma sarebbe un grave errore sottovalutare i primi segnali emersi. A Lugano la solidità difensiva evidenziata nelle prime due uscite induce ad un cauto ottimismo, parzialmente offuscato però da una sterilità offensiva che un po’ già preoccupa. Una rete segnata in 120 minuti di gioco, realizzata tra l’altro da un difensore, Calle Andersson. Sono situazioni che, se non risolte rapidamente, possono entrare nella mente e insinuare il sempre pericoloso tarlo del dubbio. Certo, alla Cornèr Arena sono arrivati tanti nuovi giocatori – come in tutte le altre formazioni di NL, d’altra parte – ma dopo più di un anno il gruppo dovrebbe conoscere a menadito il sistema voluto dallo staff tecnico. Ed invece il Lugano di questo inizio d’autunno sembra un insieme di individualità che non lesina impegno, che ci prova insomma, ma che non può ancora contare sulla forza del gruppo. Non è ancora una squadra vera. Lo scenario è piuttosto sorprendente, perché alla Cornèr Arena sono giunti elementi di prima fascia, che non dovrebbero teoricamente incontrare troppi problemi di integrazione.

Lo si è detto in fase di presentazione della stagione bianconera e tocca ribadirlo già oggi: il direttore sportivo Hnat Domenichelli ha individuato in Chris McSorley l’uomo giusto per riportare in alto il Lugano ed è per questo che il coach canadese ha una responsabilità enorme nello sviluppo di questa squadra. Tra la passata stagione e l’inizio di questa, non si è però ancora visto un deciso salto di qualità, nonostante gli sforzi intrapresi in fase di mercato. Contro lo Zurigo l’allenatore del Lugano ha chiamato un «time-out» che ha lasciato basiti gli spettatori, ma non solo. A quattro secondi dal termine di un periodo, non ci sono mille schemi da applicare. Bisogna vincere l’ingaggio e andare al tiro. Tutto qui. Il «time-out» di McSorley potrebbe finire nella lunga serie di aneddoti – anche divertenti – che caratterizzano una stagione. Ma, come detto, sarebbe pericoloso ignorare certi segnali. In quel preciso momento al coach nordamericano è venuta a mancare la lucidità e ciò non dovrebbe mai accadere. Soprattutto a questi livelli, soprattutto in una partita estremamente equilibrata. Non è il caso di drammatizzare l’episodio, ma nel weekend il Lugano deve lanciare messaggi rassicuranti. McSorley per primo.

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