Kevin Fiala e l'abbraccio della famiglia rossocrociata

«Non siamo solo una nazionale di hockey, siamo una grande famiglia», racconta Kevin Fiala dopo la vittoria contro gli Stati Uniti. E in quella famiglia, la superstar dei Los Angeles Kings ha deciso di tornare appena gli è stato possibile, nonostante il dramma vissuto la scorsa settimana. «Mia moglie Jessica era incinta del nostro secondo figlio, ma purtroppo ha perso il bambino», spiega il 28.enne, già padre della piccola Maisie-Mae, nata alla vigilia di un Mondiale 2024 da lui chiuso come MVP. «Sono stati giorni difficili, specialmente per Jessica», prosegue Kevin. «Insieme, abbiamo deciso di venire comunque a Herning. Le sono molto grato, è la donna migliore del mondo». Anche Patrick Fischer è grato a Fiala e signora: «È una storia triste, siamo sempre rimasti in contatto e la squadra era informata della situazione. Per noi la famiglia viene prima di tutto. Quando hanno deciso di raggiungerci in Danimarca, eravamo tutti molto felici. Kevin è venuto qui con sua moglie, che lo sostiene sempre. Lui adora rappresentare il suo Paese, dà sempre tutto per la maglia rossocrociata. Dopo due settimane senza quasi allenarsi, ha disputato una grande partita».
In pista, infatti, il numero 21 ha dato spettacolo dall’inizio alla fine con giocate di classe assoluta. «Mi sono sentito molto bene, mi sono divertito e la nostra è stata una grande vittoria», racconta. «Abbiamo affrontato una big, ma abbiamo avuto il controllo del gioco per quasi tutto il match. Solo nei primi minuti gli americani sono stati più bravi di noi. Dopo l’1-0 di Riat ci siamo svegliati e abbiamo gestito bene il vantaggio, anche grazie a Genoni. È stata un’ottima prestazione a livello collettivo».
Prova di maturità
Dopo un avvio timido e impreciso, la Svizzera ha alzato il ritmo, rasentando la perfezione. Molto solida dietro ed efficace davanti, non ha mai dato l’impressione di mollare la presa. Scesa in pista con sei soli difensori a causa dell’infortunio rimediato da Marti contro la Danimarca (colpo alla testa, si spera di recuperarlo per la partita di giovedì con la Germania), la selezione rossocrociata ha potuto contare sull’apporto di tutte le quattro linee, rivoluzionate in seguito all’innesto di Fiala e rese più equilibrate dal passaggio di Riat in terza e di Bertschy in quarta. Lo stesso Riat ha aperto le marcature, firmando il suo terzo gol in tre partite. A completare l’opera ci hanno poi pensato due difensori, Siegenthaler e Kukan, con i loro tiri dalla distanza e il gran traffico davanti alla porta dello svizzero-americano Joey Daccord. «È stata una prestazione molto matura, ci eravamo detti di dover ripulire un po’ il nostro gioco difensivo e ci siamo riusciti», spiega Patrick Fischer. «Abbiamo messo mano a tutte le linee per inserire Fiala, ma non ci sono stati effetti negativi, anzi. Ognuno conosce il sistema e sa quello che deve fare. Tutti hanno lavorato bene difensivamente e siamo stati intelligenti con il disco, evitando errori stupidi. Alla fine ci vuole anche un po’ di fortuna, come in occasione della prima rete. Quel gol ci ha sbloccati in fase offensiva».
Aspettando la Germania
Con 7 punti in 3 partite e due «big» già alle spalle, la Svizzera può puntare decisa a una delle prime due posizioni del Gruppo B. Il che, teoricamente, permetterebbe ai rossocrociati di evitate Svezia e Canada nei quarti di finale. Ma la strada è ancora lunga e il prossimo ostacolo, la Germania, non sarà dei più facili. Intanto, però, Patrick Fischer si gode i passi avanti compiuti dalla sua squadra: «Gli USA hanno tanti giocatori pericolosi, ma siamo stati bravi a non lasciargli spazio. Già contro la Danimarca si erano visti dei progressi in difesa, ma questo test è stato particolarmente indicativo. Ora abbiamo due giorni di riposo e dobbiamo approfittarne». Stando in gruppo. Anzi, in famiglia.