La giostra e il circo
Dopo qualche giorno di pausa si riparte per un nuovo giro di giostra. È divertente, la giostra: l’importante è che non si trasformi in un circo, nell’accezione più peggiorativa del termine ovviamente. Un rischio che il Lugano ha pericolosamente sfiorato e che forse – anche se in questi giorni l’atmosfera è visibilmente più serena – non è ancora totalmente scongiurato. Dipenderà dai prossimi risultati. L’attrazione preferita della giostra bianconera, di questi tempi, sono le montagne russe. Partite orribili – seguite da lunghe riunioni ed estenuanti meeting – si alternano a prestazioni per lo meno solide, se non proprio spumeggianti. Sfide che cancellano in apparenza come un magico colpo di spugna ogni tipo di tensione. Ma è impensabile credere di poter andare avanti così a lungo. Le montagne russe provocano nausea, quando ci si rimane troppo a lungo. Gli spifferi nei corridoi della Cornèr Arena, che erano pronti a diventare venti di tempesta, per ora si sono placati. Èd è già un buon segno. Sono però pronti a riprendere vigore, come il fuoco che arde sotto la cenere, in caso di malaugurate prestazioni negative. Il weekend a venire sarà allora fondamentale per il prosieguo della stagione bianconera. Due uscite convincenti contro Berna e Davos aiuterebbero a voltare definitivamente pagina. E ad accumulare la fiducia necessaria per tornare ad ambire alle parti nobili della classifica. In caso contrario, che il Dio dell’hockey la mandi buona al Lugano e a Chris McSorley. Il direttore sportivo Hnat Domenichelli è stato bravissimo, in questi giorni, a trasformare i malumori dello spogliatoio in una sorta di conflitto a due tra il coach canadese e capitan Mark Arcobello. L’entità del problema era però più ampia: due vittorie contro Orsi e grigionesi permetterebbero al ds e all’allenatore di ritrovare autorevolezza. Così come pure il sostegno del pubblico.
Non ha di queste magagne l’Ambrì Piotta, reduce da un weekend da cinque punti e per ora tranquillamente istallato al quarto posto della classifica. Calma e gesso, certo, ma un inizio di campionato così i biancoblù potevano solo sognarlo. Ora serve un ulteriore salto di qualità a livello di continuità delle prestazioni e, a livello mentale, di consapevolezza del proprio potenziale. Ciò che non significa montarsi la testa, ma scendere sempre in pista convinti di poter sempre fare risultato. La cosa in pratica è impossibile, ma questo Ambrì sa che può provarci. Non può e non deve più giocare a nascondino, con la rosa che si ritrova a disposizione. E deve essere cosciente – lo ribadiamo per l’ennesima volta – che aspettative più alte generano fisiologicamente una maggiore pressione. Ecco allora che nessuno si è mai sognato di dare del «pirla» ai leventinesi per la sconfitta nel derby. Così come nessuno pretende che i leventinesi vincano la regular season. La giostra è divertente: non trasformiamola in un circo.