Ghiaccio Bollente

L'Ambrì Piotta e il vuoto spinto

Il club non fa chiarezza, la squadra gioca senz'anima e i tifosi fischiano: così non va
Flavio Viglezio
23.10.2025 06:00

Si dice che la notte porti consiglio. Oppure – per una bella sequela di frasi fatte – che non bisognerebbe mai prendere decisioni a caldo , sull’onda delle emozioni. Soprattutto quando sono negative, figlie di una situazione difficile. Chissà se la notte del dopo Berna, allora, avrà portato consiglio nella mente della dirigenza biancoblù. Sono passate due settimane dal burrascoso addio da Paolo Duca e Luca Cereda, ma il malessere resta profondo, in Leventina. Sia sul ghiaccio, sia in tribuna. Delle cinque partite giocate sotto la guida tecnica di Eric Landry e René Matte, l’Ambrì Piotta ne ha vinte tre. Non male. Eppure martedì sera, mentre il Berna impartiva una lezione di realismo – e anche di gioco – ai biancoblù, alla Gottardo Arena si sono sentite salve di fischi. E una fetta del pubblico ha deciso di lasciare la pista già al termine del periodo centrale, quando ormai gli Orsi avevano già fatto la differenza.

Deve fare estremamente attenzione, il club biancoblù. Perché di tempo per ritrovare la serenità ce n’è, ma la storia insegna che certe stagioni, iniziate male, finiscono anche peggio. In realtà i fischi contro il Berna sono solo in parte figli della brutta prestazione – probabilmente la peggiore della stagione - offerta contro Untersander e compagni. No, il malessere di una fetta del pubblico è più profondo. È come se i tifosi – a freddo, quando andrebbero appunto analizzate le situazioni – abbiano comunicato a chi di dovere il loro malcontento. I fischi sono lo specchio del contesto attuale. Un panorama in cui – al momento – manca chiarezza, nonostante i goffi tentativi, tramite comunicati stampa, di dare l’impressione di avere tutto sotto controllo. La verità è che in questo periodo l’Ambrì Piotta vive una sorta di vuoto spinto, senza ossigeno e con una quasi totale mancanza di emozioni positive. A tutti i piani, iniziando naturalmente da quelli dirigenziali. L’addio a Duca e Cereda ha fatto male a tanti, ma a far soffrire l’Ambrì Piotta – e qui ci mettiamo anche i giocatori - è la modalità attraverso la quale si è consumato l’addio.

Quella maledetta conferenza stampa, organizzata malissimo e portata avanti ancora peggio, segna un crocevia nella storia del club leventinese. In mezzoretta è crollato in diretta televisiva il mito della società unita, dove tutti remano nella stessa direzione, dove i problemi vengono affrontati di petto, con lo spirito ruvido ma onesto della gente di montagna. Macché, tutto il mondo è Paese e in situazioni come queste nemmeno l’Ambrì Piotta può definirsi diverso dagli altri club.

Manca chiarezza, si diceva. Le domande sporgono spontanee e sono parecchie. Alla fine, Duca e Cereda si sono dimessi o sono stati esonerati? È importante saperlo, anche e soprattutto per le conseguenze finanziarie che l’uno o l’altro scenario implicano. Qual è il margine di manovra di Alessandro Benin, direttore sportivo ad interim? Ma soprattutto, cosa intende fare l’Ambrì Piotta a livello di guida tecnica? Si vuole puntare su Landry e Matte – quest’ultimo uomo di Cereda – o si cercano soluzioni alternative a breve? E chi sarà – e soprattutto quando arriverà?... - il general manager che costruirà la squadra dei prossimi anni? Domande ad oggi senza risposte, che non fanno altro che aumentare i dubbi sull’unione di intenti del CdA leventinese. Tanto che Filippo Lombardi – nella già citata, orribile e surreale conferenza stampa – ha voluto rimettere il suo mandato. Invece di chiudersi in un ridicolo pseudo semi-silenzio stampa, l’Ambrì Piotta farebbe meglio a dare risposte concrete a tutte le domande che il popolo biancoblù si pone. All’insegna della trasparenza. Sì, deve davvero fare attenzione, l’Ambrì Piotta. Perché ci sono le stagioni che iniziano male: a volte finiscono anche peggio. Nel vuoto spinto.