Ghiaccio Bollente

Lugano, i singoli e il gruppo

Riflessioni dopo le due sconfitte bianconere del weekend
Flavio Viglezio
25.09.2023 13:15

Vicky Mantegazza – che domenica sera ha festeggiato le sue 700 partite da presidente dell’HC Lugano – chiedeva prima della stagione di ripartire dalle emozioni ritrovate nella fase finale dello scorso campionato. Con una squadra sulla carta più forte e soprattutto più completa, le premesse della vigilia erano buone. Anche perché uno degli obiettivi bianconeri – sulla base di quanto è accaduto negli ultimi anni – era quello di partire nel migliore dei modi, per evitare di trascorrere l’ennesima stagione regolare a rincorrere. Le prime due uscite stagionali – nonostante la sconfitta con il Bienne – hanno portato una ventata di fiducia e ottimismo in casa Lugano. Poi però qualcosa si è già inceppato.

I bianconeri in qualche modo sono stati in grado di superare l’Ajoie, ma poi contro avversari più attrezzati – Losanna e ZSC Lions – sono emersi limiti che non possono non far riflettere. Certo, il campionato è appena iniziato e sarebbe una follia trarre conclusioni definitive. Ma sarebbe altrettanto sbagliato nascondersi dietro la forza delle squadre affrontate. Sì, il Bienne è forte, il Losanna e forte e lo Zurigo è forte. Anzi fortissimo. Bisogna allora accettare come un destino ineluttabile certe prestazioni? Il confronto con i Lions è stato impietoso. Il Lugano non è mai riuscito ad imporre il suo gioco ed è stato dominato in pratica per tutti i sessanta minuti. Lo ZSC è stato superiore in tutto: pattinaggio, velocità, tecnica, fisico. C’è davvero così tanta differenza tra le due squadre?

In teoria no, nonostante nessuno mette in dubbio le grandi qualità della corazzata zurighese. Ed in fondo è questo che preoccupa maggiormente. Perché c’è modo e modo di perdere. Lo ribadiamo: non si tratta di condannare senza appello i bianconeri, ma di trarre i giusti insegnamenti dal primo campanello di allarme. La verità è che al momento questo Lugano non rende come potrebbe sia a livello individuale sia di compattezza di squadra. Vero, le due cose vanno quasi sempre di pari passo, ma una squadra matura sa gestire i momenti di scarsa vena dei singoli. Facendo appunto affidamento sulla solidità del gruppo. Dopo la partita con l’Ajoie, a Losanna coach Gianinazzi ha modificato non poco il volto della sua formazione. Lo ha rifatto dopo la sconfitta alla Vaudosie Arena e poi ancora nel terzo tempo della partita con lo Zurigo. Ad inizio stagione è giustissimo provare a rimescolare le carte per trovare la chimica migliore, ma attenzione a non entrare in un circolo vizioso in cui a farla da padrona sarebbe la confusione.

Il Giana sa d’altro canto – come si diceva – che troppi dei suoi uomini faro stanno attraversando un periodo di scarsa vena. Markus Granlund e Arttu Ruotsalainen non incidono per nulla, Marco Müller è l’ombra di se stesso, Michael Joly – appena rientrato da un infortunio – deve ritrovare una condizione accettabile. Dietro – anche in questo caso è utile ribadire che non si tratta affatto di una sentenza definitiva – Joey LaLeggia non sta rispondendo alle aspettative. Né a livello di presenza difensiva né di impulsi alla manovra offensiva.

Il Lugano è insomma già atteso ad una reazione, in una settimana che dopo l’insidiosa trasferta alla Bossard Arena vivrà il suo primo derby stagionale. In attesa della crescita dei singoli – sperando che sia imminente – Gianinazzi dovrà essere bravo a mettere sul ghiaccio una squadra che possa fare della compattezza, della solidità e della solidarietà tra i reparti i suoi punti di forza. Perché anche lo Zugo è forte, come lo sono Bienne, Losanna e ZSC Lions.