Spifferi di crisi nel vento del caos

«Quest’anno sarà fondamentale iniziare bene e lo abbiamo fatto presente al gruppo». Parole, queste, pronunciate dal direttore sportivo bianconero Hnat Domenichelli nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine estate. Le parole, si sa, se le porta via il vento: sogni e desideri – soprattutto a Lugano – fanno purtroppo spesso a pugni con la realtà. Fatto è che dopo nemmeno due settimane di campionato la squadra bianconera è 12. in classifica, ha perso tre delle quattro partite giocate – ha battuto solo l’Ajoie all’esordio con uno striminzito 1-0 ed è già stata in grado di suscitare le ire di una parte della tifoseria. Tanto che al termine della sfida con il Losanna – dopo gli inviti a tirar fuori gli attributi – una delegazione della Curva Nord ha chiesto e ottenuto un incontro con alcuni giocatori.
Un bell’ambientino, non c’è che dire, a poche ore dal primo derby stagionale. E se la squadra sul ghiaccio arranca, coach Chris McSorley afferma candidamente di aver assistito ad un’ottima prestazione da parte del suo gruppo. Quando la lucidità è un optional, insomma.
Tra noia e rassegnazione
Sembra una maledizione: a Lugano proprio non si riesce a vivere una stagione all’insegna della serenità. Gli spifferi della crisi si stanno già insinuando nei corridoi della Cornèr Arena. Una crisi di risultati, ma soprattutto di gioco. Noia e rassegnazione si mescolano in un cocktail che rischia di diventare esplosivo da un momento all’altro. Dopo una stagione che più anonima non si può, ecco questa partenza al rallentatore. La pazienza ha un limite, il Lugano non può trovarsi regolarmente confrontato a situazioni di questo genere. E intanto la parte nobile della classifica è già lontanissima.
Il festival dell’approssimazione
È inutile girarci attorno: il Lugano gioca male. Molto male. Per farla breve: disco in profondità, alle assi, senza il supporto di un forechecking degno di questo nome. Le difese avversarie hanno insomma vita troppo facile e di entrate lineari nel terzo offensivo con il disco sul bastone non se ne vedono. È una sorta di festival dell’approssimazione, insomma: i giocatori sembrano provarci, ma alla quarta uscita si trovano già nel buco nero dei dubbi e della confusione. Sembra incredibile che attaccanti dotati di indubbie qualità tecniche come Mark Arcobello, Luca Fazzini, Markus Granlund, Brett Connolly o Marco Müller – per citare qualche nome – fatichino così tanto sul piano della manovra.
Scegliendo la via della diplomazia, capitan Arcobello ha lanciato il sasso nello stagno: «Forse dovremo iniziare a giocare con più creatività, sfruttando maggiormente le nostre qualità tecniche». Tradotto: il sistema di gioco voluto da McSorley castra le caratteristiche individuali dei giocatori.
Una situazione stagnante
Già, McSorley, l’uomo al quale poco più di un anno fa il club ha consegnato le chiavi del rilancio sportivo, non ha dubbi. «Abbiamo disputato una buona partita, la migliore di questa stagione e ci è mancata un po’ di fortuna. Ma dobbiamo continuare su questa strada». Ha l’esperienza necessaria per capire, il tecnico canadese, che appellarsi alla dea bendata non porta da nessuna parte. Ed allora le sue parole denotano una preoccupante mancanza di lucidità. Da quando McSorley è arrivato sulla panchina bianconera, il gioco del Lugano non è mai decollato. Dopo un anno di apprendistato – ma uno come McSorley aveva davvero bisogno di un apprendistato? – ci si poteva attendere un deciso salto di qualità ed invece la situazione è pericolosamente stagnante. E affermare che in fondo il campionato è appena iniziato equivarrebbe a nascondere la testa nella sabbia. Lo insegna, purtroppo, la storia recente del Lugano.
Quando a parlare sono i muri
Il momento è insomma già delicato. Perché al di là delle dichiarazioni di facciata, improntate alla diplomazia, a taccuini chiusi parlano anche i muri degli spogliatoi, alla Cornèr Arena. E raccontano di un malcontento crescente da parte dei giocatori del Lugano nei confronti dello staff tecnico. La dirigenza bianconera farà dunque bene a risolvere in fretta la questione, in un senso o nell’altro. Da un lato c’è lo spettro di un’altra stagione disastrata, con l’aggravante di una possibile disaffezione del pubblico. Dall’altro bisognerebbe ripartire per l’ennesima volta da zero. Al club l’ardua sentenza.