La clamorosa chance per Deana e la solitudine dei terzi portieri

Steven Deana non ha disputato un minuto in partite ufficiali con la prima squadra del Servette. Non uno. Due anni di tribuna, al massimo qualche sporadica apparizione in panchina. I riflettori dello Stade de Genève, insomma, si sono negati. Sempre. Al termine della scorsa stagione, non a caso, il 33.enne ha valutato l’idea di smettere. Sarebbe bastata una chiamata di Alain Geiger, tecnico a sua volta uscente e alla ricerca di un allenatore dei portieri in caso di un nuovo incarico. A inizio luglio è invece arrivata la telefonata del ds bianconero Carlos Da Silva. Con Sebastian Osigwe ai box per tutto il girone d’andata, al Lugano serviva un estremo difensore a tempo determinato. Una sorta di ancora di salvezza. Non si sa mai... Già. L’imponderabile, va da sé, ha colpito. E così, da riserva delle riserve Deana si ritroverà sul palcoscenisco internazionale con un ruolo da protagonista. Sì, in una delle gare più importanti della stagione. Complice l’infortunio di Amir Saipi nella sfida d’andata e l’esclusione di Serif Berbic dalla lista UEFA, domani sera il destino del playoff di Europa League contro l’Union Saint-Gilloise passerà anche dalla prestazione dell’ex portiere del Servette. Per il diretto interessato una chance clamorosa. Per il club, inutile negarlo, un potenziale rischio.
L'ex compagno Perrier: «È affidabile»
Deana, d’altronde, è a corto di competizione. Decisamente a corto di competizione. Per dire: l’ultima volta che ha preso parte a un incontro ufficiale era il 30 aprile del 2022. E la porta difesa era quella del Servette U21, in Seconda interregionale. A fronte di questa oggettiva fragilità, a Cornaredo si è comunque sereni. La professionalità e l’impegno del giocatore non sono mai venuti meno. Il curriculum vitae di Deana, fatto di quasi 100 gettoni in Challenge e 12 in Super League, è inoltre ritenuto una base solida su cui provare a costruire una remuntada che avrebbe dell’incredibile. «Di certo l’esperienza non gli manca» osserva Michael Perrier, calciatore con cui Deana ha condiviso il maggior numero di match in carriera. Una sessantina, tra Sion e Aarau. «Pure in Vallese, se non ricordo male, Steven si ritrovò titolare all’improvviso per una serie di circostanze. Era giovane e, nonostante la pressione generata dal massimo campionato e dal Tourbillon, sfoderò diverse grandi prestazioni». Bene. Sono però trascorsi quasi dieci anni. «Altre esperienze di sport e di vita, come la parentesi in Germania e la paternità, hanno senz’altro acuito il senso di responsabilità di Deana» prosegue Perrier, rassicurando indirettamente il popolo bianconero. «È vero, negli ultimi anni l’ho perso di vista» ammette l’ex compagno: «Ma, ripeto, parliamo di un portiere affidabile. Uno, detto altrimenti, in grado di gestire la tensione di un match che vale l’Europa League. Steven, tra l’altro, è sempre stato un grande lavoratore, come pure una figura positiva in spogliatoio. La sua energia ci faceva bene». Anche i vecchi colleghi di reparto al Servette, Jérémy Frick ed Edin Omeragic, lo hanno confermato in un video pubblicato dal club su YouTube. Okay, ma sul piano squisitamente tecnico cosa dobbiamo aspettarci? «Ha un ottimo piede destro» spiega il «Perro»: «In questo senso può costituire un valore aggiunto sia per la costruzione dal basso, sia con i lanci lunghi. Ecco, forse fra i pali non è sempre stato costante. L’esperienza, suggerivo, dovrebbe tuttavia sostenerlo. All’aspetto mentale, invece, penserà l’allenatore. Conoscendolo, ilCrus metterà Steven nelle migliori condizioni per reggere il peso del match di Ginevra».
La catarsi solo sfiorata
Seppur esigui, di margini per una storia dal lieto fine - del tipo: «Deana, dall’oblio alla ribalta» - ve ne sono. A volte succede. A volte no. La maggior parte dei terzi portieri non passa alla storia e, se vi passa, è grazie ai successi ottenuti comodamente dalla panchina: vengono in mente Valerio Fiori (Milan), Paolo Orlandoni (Inter) - personaggi quasi fiabeschi - o Pepe Reina con la Spagna campione del mondo e d’Europa. Vi sono poi storie di eroi compiuti o mancati. Prendete l’olandese Remko Pasveer: tra il 2021 e il 2022 si è ritrovato da rimpiazzo di Stekelenburg e Onana a titolare inamovibile dell’Ajax, con tanto di prima convocazione in nazionale a quasi 39 anni e pure il Mondiale in Qatar (qui di nuovo in panchina). Lo scorso febbraio, per contro, si sarebbe potuta consumare la catarsi per eccellenza. Caduto in disgrazia dopo la finale di Champions del 2018, quella delle papere costate la vittoria al Liverpool, Loris Karius è tornato a flirtare con la gloria al Newcastle. L’occasione? L’ultimo atto della Carabao Cup. A catapultare il portiere tedesco fra i pali dei «Magpies» sono state la squalifica di Nick Pope e l’impossibilità di disputare la competizione per Martin Dubravka. Peccato che a imporsi per 2-0 sia stato il Manchester United.