HC Lugano

La fatica, i rimpianti e l’orgoglio in un’epica notte senza lieto fine

Gara-3 dei quarti di finale tra Ginevra e Lugano, con i suoi 114'06'' di gioco, è stata la seconda partita più lunga nella storia dell'hockey svizzero - I bianconeri, generosissimi, non sono stati ricompensati - Quali i contraccolpi in vista della quarta sfida?
Fernando Lavezzo
19.03.2023 17:15

L’eternità è fatta di piccoli momenti. Di speranze, delusioni, gioie improvvise. Un po’ come capita in quelle partite di hockey che iniziano alle 20 e finiscono a mezzanotte e mezza. Sfide destinate a restare nella storia, scolpite nella memoria. Anche se gli sconfitti, in realtà, vorrebbero solo dimenticarle in fretta. Cancellarle e andare avanti. Gara-3 tra Ginevra e Lugano di sabato (che però è finita di domenica, al terzo overtime) è stata la seconda partita più lunga nella storia dell’hockey svizzero: 114 minuti e 6 secondi di battaglia. Praticamente due match consecutivi. Il primato resta a Ginevra-Berna del 21 marzo 2019, gara-6 dei quarti di finale. Di nuovo le Vernets come teatro della notte bianca. Tre a due a favore degli ospiti, con rete di Mark Arcobello al 117’43’’. Orsi in semifinale, Aquile in vacanza. Quel giorno mancavano 6 minuti all’una di notte. L’altra sera ne sarebbero bastati 4 in più di gioco effettivo per stabilire un nuovo record. Ma la deviazione vincente di Marc-Antoine Pouliot, con Marco Müller severamente penalizzato, ha messo fine a una contesa epica. Il pubblico, stravolto quanto i giocatori (okay, forse un po’ meno), ha poi ricevuto un regalo extra: parcheggio gratuito per chi ha lasciato l’auto davanti alla pista. Per i bianconeri, invece, ancora un assaggio di eternità: un lungo viaggio di ritorno, a combattere con i crampi e i rimpianti.

Il sollievo di Cadieux

Rimpianti, sì. A 79 secondi dalla fine dei tempi regolamentari, gli ospiti erano avanti 2 a 1 grazie alle reti di Carr e Bennett, segnate lì dove il Lugano è stato migliore del Ginevra: nello slot. Ma soprattutto grazie a una straordinaria prova di sacrificio. Una squadra in trincea, quella bianconera, compatta e concentrata davanti a un Koskinen pazzesco, ma anche cinica dalle parti di Descloux. Pochissimi tiri e due gol sembravano bastare per «rubare la partita», come si dice in gergo (suona male, ma è un complimento). Poi, al 58’41’’, il disco è andato casualmente a sbattere sul gigantesco corpo di Teemu Hartikainen. E da lì in rete, in modo fortunoso, per il 2-2. «Un grande sollievo», ha ammesso Jan Cadieux, che cominciava a temere il peggio.

A quel punto, invece di crollare, la squadra di Luca Gianinazzi ha mostrato ancora più carattere. Ha continuato a difendersi con calma e sangue freddo, ma non solo. Dal secondo overtime, quando il ritmo si è inesorabilmente abbassato, i bianconeri sono stati più presenti e lucidi dei padroni di casa. Non è bastato, con quel palo di Guerra a risuonare in testa, pochi minuti prima della rete granata.

Sforzo collettivo

Cosa resta, dopo una partita così, anzi, dopo una sconfitta così, nelle gambe e nella mente del Lugano? Che impatto avrà questa maratona senza ricompense sul resto della serie, il cui quarto capitolo è in programma martedì alla Cornèr Arena? Giovanni Morini conserva un inscalfibile ottimismo: «Restano l’orgoglio e la consapevolezza di poter vincere questo quarto di finale», afferma l’attaccante comasco. «Abbiamo disputato una gara di grande sacrificio, ogni giocatore ha dato tutto quello che aveva e Koskinen è stato monumentale. Con questo spirito siamo arrivati a 79 secondi dalla vittoria nei tempi regolamentari. Poi la partita è diventata una cosa francamente difficile da spiegare. Per tutti noi è stata la più lunga della carriera. Inevitabilmente il livello del gioco si è abbassato con il passare del tempo, ma trovo che questa formula ad oltranza sia più corretta dei rigori. Dal secondo supplementare avevamo più gambe di loro ed eravamo più vicini al colpaccio. Lo considero un buon segnale, in prospettiva. Abbiamo perso, ma non dobbiamo pensarci troppo. Martedì arriva già la prossima occasione. La testa deve andare lì».

Anche Luca Gianinazzi parla di orgoglio. «C’è tanta rabbia, c’è dispiacere, ma non potevo chiedere di più a nessuno dei miei ragazzi», afferma il coach ticinese. «Ci siamo sacrificati, restando uniti e lottando tutti insieme dall’inizio alla fine. Era impensabile venire a Ginevra a fare la partita. Il Servette ha creato più gioco di noi, ma siamo stati molto bravi a concedergli poco, tenendolo all’esterno. Koskinen è stato eccellente, certo, ma davanti a lui ci siamo difesi benissimo. Abbiamo bloccato un’infinità di tiri. Siamo rimasti in partita per mezzo secolo. Però, purtroppo, non è bastato».

Ora si guarda avanti: «Nelle gambe resterà qualcosa, ma vale per entrambe le squadre», afferma il coach bianconero. «Sarà importante recuperare fisicamente e mentalmente». Nessuna certezza, invece, sul possibile recupero di Granlund, il grande assente di sabato, annunciato ammalato. Già privo di Arcobello e Connolly, il Lugano ha così schierato solo cinque stranieri, portiere compreso. In ogni caso, con o senza la stella finlandese, in gara-4 servirà nuovamente un grande sforzo collettivo. Stavolta sostenuto da un tifo amico che si annuncia incandescente.

Numeri a confronto

Per il Lugano non sarà evidente assorbire la botta, ma a questa squadra operaia il carattere non manca affatto. Davanti al proprio pubblico, però, sarà importante tornare a giocare in maniera più propositiva, come in gara-2. Difficile, infatti, ripetere un’altra prova di puro contenimento e sperare che tutto vada nella giusta direzione. Nei 60 minuti regolamentari di gara-3 i bianconeri hanno tirato solo 13 volte, contro le 33 del Servette. Dopo quasi sei tempi il totale è stato di 63 a 27. Numeri che non vanno ignorati.

L’avvicinamento alla sfida di domani, però, si presta anche ad altre letture. Gianinazzi, rispetto a Cadieux, ha ad esempio sfruttato maggiormente le sue quattro linee, continuando a dare fiducia a tutti. Il meno impiegato è stato il settimo difensore, Elia Riva: 13’51’’. I più utilizzati Lukas Klok e Santeri Alatalo con 43’20’’ e 40’51’’. Nessun attaccante ha superato i 35’58’’ di Carr e nessuno è sceso sotto i 16’01’’ del rientrante Gerber. Nel Ginevra, invece, le due ali della quarta linea, Bertaggia e Antonietti, sono rimaste sul ghiaccio solo una dozzina di minuti. Il loro centro, il match winner Pouliot, non è andato oltre i 18’47’’. Spremutissimo Filppula: 42’23’’. In difesa, è stato disumano il minutaggio di Tömmernes: 55’38’’! Altri due terzini hanno superato abbondantemente i 40 minuti: Karrer (45’04’’) e Vatanen (43’54’’). L’eternità ha tante facce. E forse alcune sono più stanche di altre.

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