A Lugano

L'appassionato di hockey, il piccolo Ronaldo e il sosia del Crus

Sostenitori di tutte le età hanno seguito la partita nel cuore della città grazie al maxischermo allestito all'ombra dei pini marittimi – Ecco come è andata
© CdT/Chiara Zocchetti
04.06.2023 19:30

«È andata così», hanno detto in molti; tutto sommato contenti per aver visto il Lugano segnare, lottare, quasi pareggiare. In Piazza Rezzonico, il sole ha iniziato a splendere soltanto a fine partita, quando l’ombra dei pini marittimi ormai non serviva più. Ai piedi del maxischermo, i bambini seduti sui cubetti di porfido rosa se n’erano già andati. Così come gli adulti che hanno seguito la finale di Coppa Svizzera in piedi, più indietro. La suggestiva fontana di Maraini e Vassalli è rimasta impassibile, così come il traffico sul lungolago.

Chi ci credeva?

«Io preferisco l’hockey», ci ha confessato uno dei primi arrivati sulla piazza. Indossava una camicia con le stelle alpine e raccontava di essere un grande tifoso dell’HCL. E voi? Ci credete? «Per forza!», ha risposto una famiglia con il pranzo al sacco e la maglietta bianconera, apparentemente autografata da tutta la formazione perché di bianco era rimasto ben poco. «Bisogna crederci! Si gioca per vincere», ha aggiunto un’altra famiglia; anche questa con la maglia del Lugano.

Nel pubblico c’era pure un piccolo Cristiano Ronaldo con la vecchia maglia della Juventus. L’ha indossata perché è bianconera? «No, no, perché è juventino», ci ha spiegato il padre. Ma in Svizzera, forza Lugano? «Sempre!», ha concluso. Per scaramanzia, nessuno ha azzardato pronostici.

Il secondo allenatore

Se è vero che la tifoseria viene definita il dodicesimo uomo in campo, si potrebbe affermare che in piazza a Lugano, lontano dallo stadio, ma comunque vicino alla squadra, c’era il tredicesimo giocatore. Che però, a tratti, assomigliava piuttosto al secondo allenatore. Commenti, braccia al cielo e mani nei capelli: alla fine del primo tempo è andato in scena il festival della gesticolazione. Di chi è la colpa sul primo gol? «Bislimi», hanno spiegato due apparenti intenditori: avevano la sciarpa al collo e uno dei due assomigliava all’attore Michael Douglas. «Difficile recuperare con lo Young Boys, ma la partita è lunga», hanno concluso. C’era un giovane adulto che assomiglia al Crus. «Öööh, uguale», ha risposto con ironia augurandosi che il vero allenatore tirasse fuori «il coniglio dal cilindro».

L’atmosfera si accende

Nel secondo tempo l’atmosfera è cambiata completamente. Complici le giocate del Lugano. A ogni azione corrispondeva un applauso o un’esclamazione. Nella corte del Municipio a fianco, lo Spartaco di Vincenzo Vela guardava nella stessa direzione dei tifosi; se non fosse stato per il muro del lato ovest dell’edificio. Ma la speranza era la stessa trasmessa dalla scultura: sconfiggere la Capitale in casa sua. E il fatto che il Vela e il Crus siano entrambi «Momò importati», ha fatto aumentare la speranza per questo pomeriggio di gloria. A crederci maggiormente sono stati i bambini sotto lo schermo, che a più riprese hanno cercato di far partire il coro senza successo: «Lugano! Lugano! Lugano!». All’88. minuto ce l’hanno quasi fatta.

Il triplice fischio

A fine partita, la piazza si è svuotata piuttosto in fretta. «Tre brutti gol quelli dello Young Boys», ha spiegato il sosia di Michael Douglas. «Ha fatto tutto il Lugano», gli ha fatto eco l’ex presidente del FC Lugano, Angelo Renzetti, ai microfoni della RSI mentre il maxischermo era ancora acceso. «Comunque siamo contenti», ha aggiunto il nostro tifoso-attore. «Il Lugano ha disputato una bella stagione e si prospetta un bell’avvenire». Miglior giocatore della partita? «Steffen». Il suo amico con la sciarpa al collo ha approvato.