Le scelte e le ammissioni di colpa di Murat Yakin

Non sono molti i selezionatori che hanno annunciato i propri convocati per Euro 2024. Ciò nonostante, siamo pronti a scommettere che la strategia adottata da Murat Yakin rimarrà un’eccezione. La lista svelata dal commissario tecnico dei rossocrociati, si badi bene, ha buoni motivi per essere in formato XXL. Dover attendere diversi giocatori poiché chiamati a disputare una o l’altra finalissima può essere motivo di vanto per la Svizzera. Così come l’incertezza che avvolge gli infortuni di Breel Embolo e Denis Zakaria merita tutta la prudenza e gli accorgimenti del caso. Non solo. A fronte di 38 papabili per il torneo in Germania, l’allenatore della Nazionale ha operato anche scelte significative. Si è assunto, detto altrimenti, delle responsabilità. Le esclusioni di Haris Seferovic, Edimilson Fernandes o ancora Cedric Itten - a maggior ragione considerato il primo, ampio contenitore elvetico - vanno sottolineate.
Sulla bontà di queste scelte, naturalmente, si può discutere. A maggior ragione pensando ai tanti (troppi) interrogativi che accompagnano l’attacco della nazionale svizzera. Un attacco che, in Germania, potrebbe ritrovarsi orfano di Embolo e quindi di un vero punto di riferimento. Il casting allestito da Yakin per il campo di allenamento di San Gallo, con gente che viene e che va, difficilmente potrà oltretutto fornire garanzie assolute in questo senso. Insomma, per quanto rischioso e paradossale, all’Europeo ci presenteremo chiudendo gli occhi, aggrappandoci alla forma estemporanea di un centravanti recuperato in extremis o di un profilo inatteso. Bene, ma non benissimo. Anche se il ct rossocrociato, in un primo momento, aveva fatto prendere una sbandata a tifosi e addetti ai lavori proprio grazie all’intuito mostrato sotto pressione e a una serie di «invenzioni» ben assestate.
Che Yakin abbia nel frattempo smarrito il suo tocco magico, in fondo, lo suggerisce la stessa rosa allargata presentata ieri a Losanna. Elementi come Edimilson Fernandes o Eray Cömert, in campo in occasione dei terribili ottavi di finale persi contro il Portogallo ai Mondiali in Qatar, non sono stati nemmeno presi in considerazione. Al contrario le alternative nel ruolo di terzino o laterale difensivo che dir si voglia si sono moltiplicate. Un’ammissione di colpa? Qualcosa del genere. Più che un’assunzione di responsabilità, invece, la volontà di affrontare l’Europeo con 21 giocatori di movimento e non 23 come gentilmente ammesso dalla UEFA assomiglia all’ennesima concessione fatta ai leader dello spogliatoio. Quelli che dopo la mediocre campagna di qualificazione hanno chiesto a gran voce e ottenuto di passare alla difesa a tre, prendendo il chiaro sopravvento su chi dirige le operazioni dalla panchina.
Non per forza i passi indietro di Yakin produrranno effetti indesiderati. Anzi. Limitare frizioni e incomprensioni - unire i tavoli, per dirla con l’ingombrante predecessore Vladimir Petkovic - potrebbe costituire la conditio sine qua non per regalarsi almeno una chance di sopravvivenza in un girone da non sottovalutare. Ma che, una volta superato, permetterebbe all’ambiente di scrollarsi di dosso tensione e aspettative, creando di riflesso le basi per alimentare fantasie al momento proibite. La spedizione che cercherà di essere all’altezza dell’ultimo Europeo - difficile, non impossibile - potrebbe contare su più di un giocatore del Lugano. E, a ben guardare, il dato è clamoroso, oltre che rivelatore della splendida stagione vissuta dai bianconeri. La presenza di Steffen, Bislimi e Hajdari nel contingente allargato di Yakin - per quanto provvisoria - pareggia quella del «grande» Young Boys, a sua volta rappresentato da tre tesserati. Non ve ne sono del Servette, l’altra grande protagonista della Super League 2023-24. Mattia Croci-Torti ha saputo declinare le ambizioni e il talento dei singoli in risultati di squadra di spessore, persino superiori alle attese. A Yakin, dopo tutto, non chiediamo altro.