L'insostenibilità del calcio canicolare e l'esempio del Pardo
Anche il Locarno Film Festival, che non è l’ultima sagra di paese, ha avuto il coraggio di rimettersi in discussione. Perseverare con l’organizzazione della rassegna ad agosto? Non per forza. Il bene del cinema e di uno degli eventi culturali più importanti in Europa potrebbe suggerire un’altra collocazione. Ecco, lo stesso dovrebbe valere per la salute dei calciatori di Super League e - allargando il discorso - lo spettacolo da offrire nel massimo campionato svizzero. Sì, come no. Nel dubbio, e con un nuovo contratto quadriennale fresco di sottoscrizione, si continua imperterriti a giocare alle 14.15 e alle 16.30, con le colonnine di mercurio a segnare 36 gradi e gli stadi a fungere da insostenibili fornaci. Per chi corre e per chi guarda.
Follia. Non ci viene in mente un altro termine per definire quella che la Swiss Football League presenta come «una soluzione soddisfacente per tutte le parti in causa», sul piano della visibilità e degli introiti per i diritti mediatici dei club. Il santo, però, non sembra più valere la candela. E, si badi bene, in ballo ci sono cifre tutto fuorché esorbitanti. A livello di tv e marketing, la commercializzazione di Super e Challenge League genera 25,5 milioni di franchi a stagione da ridistribuire fra 22 società. Fate voi i calcoli. A fine luglio e inizio agosto, quando cambiamento climatico, medico e buonsenso richiederebbero orari serali, il tema della concorrenza delle maggiori leghe del continente oltretutto nemmeno si pone. Lo ribadiamo: che senso ha, dunque, boccheggiare sul rettangolo verde?
«Ho faticato io a livello di coaching, figuriamoci i giocatori» ha osservato Mattia Croci-Torti a margine della sconfitta con il Lucerna. «Giostrare con intensità e lucidità per novanta minuti è semplicemente impossibile» ha aggiunto, senza con questo cercare alibi per il risultato o infierire sul povero Saipi. «No, ma a calcio non si gioca in queste condizioni». Basterebbe rimettersi in discussione come ha fatto il Pardo.
