Ambrì Piotta

Manix Landry: «Io e Cole abbiamo spesso immaginato di affrontarci qui»

L'attaccante canadese con licenza svizzera lancia il derby con il Lugano e ci parla dell'amicizia con il bianconero Cormier, suo compagno a Gatineau
Manix Landry affrontato da Roberts Cjunskis nel deby amichevole di settembre. © Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Fernando Lavezzo
01.12.2023 06:00

Ieri compagni, oggi avversari in un derby ticinese, domani amici come prima. Manix Landry ci parla del suo rapporto speciale con il bianconero Cole Cormier e delle loro similitudini.

Manix, nel derby amichevole di inizio settembre sei subito entrato nel clima bollente delle sfide tra Ambrì Piotta e Lugano...

«Immagino che tu ti riferisca alla scazzottata con Thürkauf, nei minuti finali (ride, ndr). La rivalità era grande, la pista era piena. Insomma, era difficile interpretarla come una semplice amichevole considerando le emozioni in gioco».

Hai qualche ricordo dei derby giocati da tuo papà Éric con l’Ambrì tra il 2010 e il 2012?

«Avevo solo 9-10 anni e ormai le immagini sono sbiadite. Ho però un ricordo molto forte di una partita brevemente interrotta per il lancio di fumogeni in pista. Non sono sicuro che si trattasse di un derby, ma quella scena mi colpì».

Stasera potrai finalmente sfidare in un derby ufficiale il tuo amico Cole Cormier, assente nei primi due.

«Sarà divertente, aspettavamo questo momento da tanto tempo. Nel 2021-22 e per la prima parte della scorsa stagione siamo stati compagni di squadra e di linea nei Gatineau Olympiques. Parlavamo spesso della possibilità di trasferirci in Svizzera e di diventare, un giorno, avversari in National League. All’epoca non immaginavamo di sfidarci proprio in un derby così acceso. Quando abbiamo saputo dei rispettivi trasferimenti in Ticino, su sponde opposte, abbiamo riso. L’amicizia non ha risentito della rivalità. Ci capita di uscire insieme, anche se orari e giorni liberi non sempre combaciano. Io e Cole abbiamo un background simile, siamo entrambi figli di ex giocatori stranieri del campionato elvetico e abbiamo entrambi giocato in Svizzera da bambini, ottenendo la licenza. Abbiamo la stessa età, siamo cresciuti nella stessa lega juniores e abbiamo giocato nella stessa squadra. Per noi è sempre stato facile capirci al volo. In pista e anche fuori».

Sei un 21.enne canadese nato negli USA con un’infanzia trascorsa tra Russia e Svizzera, prima di fare ritorno in Québec. Quanto ha influito, sulla tua personalità, questo girovagare?

«Da piccolo, viaggiando al seguito di mio papà, ho conosciuto realtà molto diverse, cambiando spesso Paese, scuola, squadra, amici. Oltre a sviluppare la mia capacità di adattamento, questo mi ha reso una persona aperta. A Gatineau sono stato capitano per tre stagioni e credo di aver svolto un buon lavoro nell’aiutare i compagni russi e cechi ad integrarsi. Capivo come si sentivano, perché c’ero già passato. Anche Cole Cormier, che è nato in Germania ed è cresciuto in Vallese al seguito di suo padre Derek, ha questa sensibilità».

Da capitano e leader nella Québec Major Junior Hockey League a professionista debuttante in Leventina. Come valuti i primi tre mesi di adattamento a questa nuova situazione?

«Non sono ancora dove vorrei, ma mi impegno a migliorare ogni giorno. Il professionismo è un altro mondo. Negli juniores giocavo con dei coetanei, ora sono confrontato con compagni e avversari di età compresa tra i 18 e i 40 anni. La differenza più importante, l’ho riscontrata a livello di intensità fisica. Il mio ruolo nello spogliatoio non è ovviamente paragonabile a quello che avevo in Québec. Giorno dopo giorno, cerco di scalare un po’ le gerarchie, dando il 120% in allenamento e partita. È una bella sfida».

Lo scorso dicembre i Gatineau Olympiques decisero di cederti ai Drummondville Voltigeurs. Prevalse lo scoramento o la gioia di andare a giocare nella squadra di tuo fratello Lukas?

«All’inizio fu uno choc. Gatineau era la squadra della mia città. Vi ho giocato per quattro stagioni e mezza, le ultime tre da capitano. Credevo di chiudere lì la mia carriera juniores. Una volta girata la pagina, però, sono stato felice del cambiamento. Avevo sempre desiderato di giocare con Lukas e finalmente è successo».

Lukas ha 18 anni e giocava nelle giovanili dell’Ambrì quando vostro padre allenava i Rockets. Ora sei tu a condividere l’esperienza ticinese con papà.

«In molti si chiedono se non sia strano essere allenati dal proprio padre, ma per me non è mai stato un problema nemmeno ai tempi di Gatineau, dove lui è stato a lungo head coach. Sono felice di averlo qui con me. Al fianco di Cereda e Matte, papà svolge un ottimo lavoro con i giovani. E al tempo stesso mi sorveglia (ride, ndr.)».

Siete reduci da tre sconfitte di fila nelle quali avete concesso 15 reti, spesso troppo facili...

«Capita di attraversare momenti così, ma abbiamo lavorato per aggiustare le cose. Saremo pronti per il Lugano. E per Cole Cormier (ride, ndr.)».

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