Martin Blaser a Chicago: «Ma non sto scappando»

Una notizia improvvisa. Anche per Martin Blaser. Insomma, per dirla con le parole del diretto interessato, «nulla era previsto da tempo». Il CEO bianconero, lo ricordiamo, è stato scelto per ricoprire anche il ruolo di direttore generale a Chicago. E tutto, per l’appunto, è andato molto in fretta. «I Fire mi hanno contattato venerdì alle 23.50, stavo per andare a dormire» racconta Blaser con il sorriso. «Mi è stato chiesto di partecipare a una videochiamata con Joe Mansueto, martedì alle 15.30». Una comunicazione per certi versi sorprendente. «Anche perché non capita così spesso che Joe si faccia avanti» spiega il CEO dell’FC Lugano. «Per questa ragione ho chiesto subito i dettagli della riunione. In assenza dei quali non sarei riuscito a coricarmi così serenamente». Rassicurante la risposta dall’Illinois: «Questioni strategiche e cambiamenti d’organigramma ai Fire». Bene. Ieri, il proprietario della franchigia statunitense e del club bianconero ha quindi informato Blaser. «Sono bastati cinque minuti. In fondo siamo una famiglia e, in questo momento, c’è bisogno del mio aiuto a Chicago». Un incarico ad interim, quello di «President of Business Operations», che - è stato altresì precisato - non impedirà a Blaser di continuare a condurre il Lugano. «Prevedo un 50 e 50» spiega il dirigente 54.enne. Per poi tuttavia sottolineare: «A oggi non posso sbilanciarmi sulla durata dell’impegno oltreoceano: sei mesi, un anno? Non ho una risposta. Molto, banalmente, dipenderà dal contributo effettivo che sarò in grado di garantire ai Fire. Se si parla di visione e strategia commerciale, forse, è comprensibile che l’organizzazione necessiti di un input esterno. Non posso però promettere sin d’ora che le competenze e il know-how “svizzeri” di Martin Blaser funzioneranno pure negli USA».
Già. E poi c’è il FC Lugano. «Che al momento è al 16% del suo sviluppo» osserva il CEO. «I lavori sono in corso, c’è ancora molto da fare per stabilizzare l’opera. Perciò il mio trasferimento parziale a Chicago non è da intendere come una fuga. Assolutamente no. Sono innamorato del progetto e voglio chiarire ai tifosi che Martin non sta scappando. Anzi. Con Joe Mansueto abbiamo deciso di proiettare il club in una nuova dimensione. Siamo una squadra e io continuerò a farvi parte». Blaser, d’altronde, è coinvolto in prima persona nel dossier della «futura arena sportiva». «Riducendo il mio carico di lavoro al 50%, lo stadio giocoforza resterà il core business della mia attività in bianconero. I prossimi mesi saranno oltretutto decisivi: a inizio 2023 andrà definita (e sottoposta alla proprietà) la spesa totale per rivedere il contenuto del nuovo impianto. Continuerò inoltre a occuparmi della trasformazione digitale del club». Per il resto, invece, la società valuterà se mettere a sua volta mano all’organigramma. «Non per forza - conclude Blaser - si tratta di puntare su nuove figure dirigenziali. Non credo abbia molto senso. Probabilmente si agirà sul fronte amministrativo, delegando al contempo maggiori responsabilità alle persone di fiducia ai vertici societari».