Calcio

A Chicago c’è un elefante nella stanza e a Cornaredo si attende il suo destino

Domenica i Fire chiuderanno l’ennesima stagione senza playoff: dopo tre flop consecutivi, il direttore sportivo Georg Heitz e il direttore tecnico Sebastian Pelzer sono sotto pressione – Con quali conseguenze per il Lugano?
Massimo Solari
03.10.2022 18:15

Una media di 1,15 punti a partita. Leggermente meglio della scorsa stagione, ma non abbastanza per conquistare gli agognati playoff. Di nuovo, già. Per la precisione, è dall’autunno del 2017 che i Chicago Fire non lottano per il titolo. Per il patron Mansueto si tratta invece del terzo smacco consecutivo. «Ma non butto tutto all’aria e non cambio management della squadra, giocatori o allenatori, come spesso accade in MLS. Non è il mio stile e non si adatta alla cultura che sto costruendo nel club. Le mie idee coprono periodi più ampi di alcune partite senza vittoria». This is Joe. E il primo a tirare un sospiro di sollievo, leggendo le fresche dichiarazioni del proprio datore di lavoro sulle colonne della NZZ e senza bisogno di traduzione, dev’essere stato Georg Heitz. Il direttore sportivo dei Fire, d’altronde, è sotto pressione. Parecchio sotto pressione.

Pressione e (tanta) fiducia

Lungo le rive del lago Michigan, detto altrimenti, si è abbastanza stufi della strategia adottata dall’ex Basilea e dal suo braccio destro, il direttore tecnico Sebastian Pelzer. Di più: la scadenza dei rispettivi contratti è valutata come un’occasione enorme da non sprecare. Scelti con oculatezza da Mansueto per custodire e far crescere una creatura pagata 400 milioni di dollari, i due hanno puntualmente fallito sul piano dei risultati sportivi. Citiamo dal Chicago Sun-Times: «Confermare Heitz significherebbe ripetere le stesse cose. Concedergli ulteriore tempo e forse un’altra ricostruzione potrebbe minacciare le prossime due o tre stagioni. Potenzialmente, la franchigia potrebbe inoltre venire appesantita con discutibili accordi a lungo termine». Bene ma non benissimo, insomma.

Chi punta il dito, tra l’altro, avrebbe pronto anche il sostituto ideale: Garth Lagerwey. L’attuale GM dei Seattle Sounders, guarda caso in scadenza, ha messo le mani su tre MLS Cup in carriera, due delle quali negli ultimi sette anni trascorsi nella west coast (nel 2016 e nel 2019). Invero, il club ha appena fallito per la prima volta nella sua storia l’accesso ai playoff. Grazie al successo nella CONCAF Champions League, tuttavia, sarà la prima franchigia di MLS a prendere parte alla Coppa del mondo per club FIFA.

Mansueto, suggerivamo, non sembra curarsene. Per lui, l’elefante nella stanza potrebbe non essere così ingombrante e fastidioso. Prendete sempre l’intervista alla NZZ: il ruolo di Heitz - anche quando non esplicitamente richiesto - viene menzionato a più riprese. «Si tratta di fiducia» afferma il fondatore della Morningstar e dall’agosto del 2021 proprietario dell’FC Lugano. «Con Georg è un continuo scambio di idee, così come lo è con la direzione operativa e le diverse figure del club. Voglio conoscere le ragioni delle differenti decisioni. È così che si costruisce la fiducia. La fiducia è il fondamento». Non solo: nonostante un salario di 7,3 milioni di dollari all’anno, Mansueto sottolinea altresì i meriti del proprio ds nell’affare Shaqiri. «Quando Xherdan è in campo siamo un club diverso: giochiamo in modo più attraente, più veloce, più pericoloso. Sì, Shaqiri rappresenta la nostra ambizione di competere per i titoli». Poco importa se, pure a questo giro, i Fire andranno in vacanza anzitempo. Okay. Lo spirito imprenditoriale che ha sempre mosso l’agire di Mansueto, ad ogni modo, impone delle riflessioni. Perseverare? Ricalibrare una fiducia sin qui incondizionata? O ringraziare per gli anni di servizio e augurare ogni bene per il futuro? E il Lugano come s’inserisce in questi ragionamenti?

Le trattative con Bottani e Crus

«Georg Heitz conosce il campionato svizzero e le sue realtà» ha ricordato Joe, tornando sulle motivazioni che lo hanno spinto a investire a Cornaredo. Dopo averla presentata al LAC, in maggio, il numero uno di Chicago e bianconeri ha poi confermato la sua visione a medio-termine. «Non escludo la possibilità di cercare un secondo club in Europa. Lasciatevi sorprendere». Ecco. Stando a più voci, sia Heitz, sia Pelzer potrebbero essere dislocati alla testa del dipartimento incaricato di dare forma e sostanza al concetto di multi-proprietà voluto da Mansueto e già finalizzato da molte cordate sull’asse atlantico. Immaginare una ricollocazione alla direzione sportiva e tecnica del Lugano, per contro, ha poco senso. E ciò nella misura in cui questo ruolo - completato da Carlos Da Silva - è di fatto già assicurato. Qualche strascico o effetto collaterale sugli affari bianconeri, tuttavia, l’eventuale «declassamento» di Heitz e Pelzer potrebbe averlo. Banalmente: le trattative per il rinnovo di Mattia Bottani o del tecnico Mattia Croci-Torti sono state imbastite da queste persone. In caso di organigramma ritoccato, sensibilità e rassicurazioni che sembravano assodate potrebbero quindi finire per essere messe in discussione.

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