Contromano

E la Ferrari già affonda

La prestazione delle Rosse di Leclerc e Hamilton in America è stata deludente, perfino inaccettabile - E intanto la McLaren, con Piastri, vola
Pino Allievi
Pino Allievi
05.05.2025 20:45

Dove sono finite le promesse dell’inverno quando, nel sontuoso scenario del Castello Sforzesco di Milano, la Ferrari regalava sogni, proclamando dinanzi a un pubblico estasiato di voler puntare a due titoli mondiali? Che cosa è successo in questi mesi in cui la Formula 1 ha gareggiato lontano dall’Europa mostrando uno scenario molto diverso da quello che era stato dipinto dagli uomini di Maranello? Sono domande che sbattono contro un muro di silenzi e dichiarazioni stranote da anni, ma senza una vera disamina globale di quello che è accaduto. La Ferrari, oggi, sta affogando in un baratro che non era immaginabile. Né giustificabile. Rimediare un minuto circa di distacco dal vincitore, sul terreno americano che è quello che assorbe da sempre il maggior numero delle strepitose granturismo che escono dai cancelli di Maranello è una sconfitta che fa male. C’era l’amministratore delegato Benedetto Vigna ad assistere alla gara e ne avrà tratto delle conclusioni: si tradurranno in azioni, in interventi? Chissà. Tutto è sospeso in un limbo, nel pianeta incantato del Cavallino, in una fabbrica futuristica che si amplia, con i clienti che fanno la coda per guadagnarsi la prenotazione di una macchina, con tecnici invidiati da tutti, ma anche con risultati sulle piste che non sono digeribili dopo decenni di emozioni rinviate e promesse evaporate.

A Miami la Ferrari non si è vista. E quando si è palesata, lo ha fatto con episodi che hanno sconcertato, cominciando da Leclerc che è andato a sbattere nel giro di ricognizione della gara Sprint, a causa delle gomme intermedie inadeguate per quelle condizioni. Infatti tutte le squadre di primo livello avevano coperture da pioggia intensa. Risultato: Charles non ha neppure potuto prendere parte alla corsa e il terzo posto di Hamilton è venuto dalla scelta del 7 volte iridato di anticipare il pit stop. Il gran premio vero ci ha mostrato le due Ferrari sempre distanti dal vertice, impegnate a lottare tra loro nell’ansia di andare a riprendere Antonelli che era sesto. Ordini dal box, Leclerc che fa passare Hamilton e Hamilton che si fa sfilare da Leclerc. Entrambi infuriati, entrambi demotivati ma comunque impegnati al limite con una SF25 che più di tanto non offre. Da qui la frustrazione e i nervi a fior di pelle, con Leclerc settimo al traguardo e Hamilton ottavo. Quattro squadre davanti alla Ferrari: McLaren, Mercedes, Red Bull e persino Williams. Accettabile? No! A questo punto bisogna affidarsi alle parole di Leclerc, che ci sta mettendo l’anima: la macchina è plafonata, più di tanto non può dare, mentre gli altri vanno avanti. Nella classifica dei costruttori la Ferrari ha 95 punti meno di un anno fa mentre la McLaren ne ha 122 di più e la Mercedes 77: le cifre parlano, il resto sono parole inutili, vaneggiamenti del momento. Ed è un peccato, perché la Ferrari ha la formazione piloti più forte, il team con maggiori risorse, una gloria che arriva da lontano. Invece il miracolo del primo quarto di campionato è la McLaren, vincitrice di cinque dei primi sei gran premi, con Piastri che – la strada è lunga – pare volare verso il titolo. Di sicuro c’è una superiorità di macchina che spaventa, pensando che il terzo classificato, dopo Piastri e Norris, ha rimediato un distacco di 37 secondi. La macchina arancione ha un carico aerodinamico, che la tiene incollata a terra, il resto (consumo limitato delle gomme, trazione, accelerazione fuori dalle curve) arriva di conseguenza. Poi c’è Piastri che corre da professionista di lungo corso, quando invece domenica ha disputato la sua 52. gara di F.1, ovvero è ancora in fase di apprendistato. Ma ha una visione lucida della corsa, evita i rischi, quando è davanti risulta irraggiungibile e, non bastasse, sbaglia poco e rimedia subito. Chi ne patisce le conseguenze è il suo compagno Lando Norris, di nuovo pasticcione a Miami e sempre intimorito dall’incubo Verstappen. È veloce, l’inglesino, ma il team punta oramai sull’australiano: e fa benissimo.