La svolta

La Formula a stelle e strisce

Il Gran Premio di Miami, vinto dall’olandese Max Verstappen, ha fatto registrare un record storico: mai così tanto pubblico dal vivo – Jack Nicholls: «Liberty Media e Netflix hanno portato questo sport a un altro livello»
Maddalena Buila
14.05.2022 06:00

Il mondo intero, e soprattutto l’America, non ha mai amato la Formula Uno così tanto come oggi. E Netflix può vantarsi di essere stato Cupido. Torniamo al Miami Gardens di qualche giorno fa. Che Max Verstappen abbia conquistato il primo Gran Premio della storia in Florida, probabilmente lo sanno già tutti. Ma forse a qualcuno è sfuggito che Miami ha fatto registrare un record. Gli spettatori presenti l’8 maggio erano 2.6 milioni. Il più grande pubblico televisivo americano di F1 dal vivo di sempre. Mai un circuito aveva richiamato a sé così tanta gente. Un traguardo storico non certo raggiunto dall’oggi al domani. Per capire quali sono stati i tasselli principali che hanno portato la F1 a godere di così tanta importanza a livello globale, abbiamo fatto una chiacchierata con Jack Nicholls, commentatore di Formula Uno e Formula E della BBC.

Dinamiche che cambiano

Torniamo dunque indietro di qualche anno e ci armiamo di statistiche. Nel 2008 la F1 era seguita da un totale di circa 600 milioni di persone, un numero che hacontinuato a decrescere fino a crollare del 40% nel 2016. Uno sport, dunque, che in 8 anni registrato una perdita di 200 milioni di fan. «Il motivo? Un insieme di fattori - spiega Nicholls -. Il primo è legato ai motori, che in quegli anni passarono da quelli tradizionali a quelli ibridi. Le automobili, dunque, facevano meno rumore, portando a un disinteressamento generale. Inoltre, dal 2014 al 2016, il team Mercedes ha dominato la scena. Non un granché per il pubblico, con i Gran Premi che tendevano a essere piuttosto noiosi. Al contrario, il 2008 è stato l’anno del più eccitante finale di stagione di sempre (Mondiale vinto da Lewis Hamilton con la McLaren davanti a Felipe Massa a bordo della Ferrari, n.d.r.). Per non dimenticare che in quegli anni la televisione iniziava a lasciare spazio ad altri canali di fruizione, dando la possibilità al pubblico di scegliere ciò che desideravano guardare». E poi arrivò quel fatidico 2016, che cambiò le carte in tavole. Liberty Media, il gruppo del magnate John Malone, acquistò la F1 e la cambiò radicalmente. «Esatto. È infatti opera della società americana il colpaccio della commissione a Netflix della famosissima serie Drive to survive - continua Jack Nicholls -. Va anche detto che Liberty Media ultimamente è stata anche fortunata, con le gare che hanno ripreso a dare spettacolo. Dal 2014 al 2019, infatti, la storia sembrava sempre già scritta. Solo l’arrivo di Max Verstappen con la Red Bull ha riportato in pista il divertimento con la lotta per il podio alla Mercedes di Hamilton».

Ho preso parte alle riprese di Drive to survive: Netflix ha portato il grande pubblico ad affezionarsi ai piloti

Un amore duraturo

L’America, già detto e ridetto, si è letteralmente innamorata della F1 soprattutto grazie alla produzione di Netflix, che ha già annunciato un prosieguo della serie per i prossimi due anni. Ma l’amore tra la F1 e il popolo a stelle strisce durerebbe anche qualora, per qualsiasi motivo, il colosso di streaming dovesse smettere di produrre la docu-serie? «Credo che lo scopo sia raggiunto - commenta Nicholls -. La F1 è entrata nel cuore degli americani e presumo ci rimarrebbe anche senza Drive to survive. Se in pista ci sarà spettacolo, la gente continuerà a seguire questo sport». Anche il nostro interlocutore ha preso parte alla produzione della serie televisiva, in veste di commentatore tecnico. Ha dunque assistito in prima persona alle modalità con cui Netflix si è adoperata per realizzare il suo successone. E lo stesso Jack Nicholls ci conferma che la piattaforma streaming ha letteralmente seguito i piloti ovunque, riprendendoli in moltissimi ambiti, non solo in pista. Dando così al pubblico una versione un po’ romanzata dei piloti, che ora vengono amati e riconosciuti dalla gente. «Negli anni ‘60, ‘70 e ‘80, il rapporto coi piloti era molto diverso rispetto a oggi - continua il commentatore della BBC -. Quando la gente li incontrava, poteva parlare con loro liberamente e ricevere una risposta sincera e completa. Negli anni ‘90 e 2000 hanno iniziato a circolare tanti soldi in F1. I piloti sono quindi diventati accorti a ciò che dicevano e a chi lo dicevano. Netflix è riuscito a portare indietro l’orologio, mostrando al mondo intero il dietro le quinte, la vita nel paddock, le paure e le gioie dei piloti, portando la gente ad affezionarsi a loro».

Il calendario del futuro

L’America ama la F1? Ecco che arriva il terzo Gran Premio a stelle e strisce. Dal 2023, oltre a Austin e Miami, si (ri)correrà anche a Las Vegas. Gli Stati Uniti diventeranno così la nazione a ospitare il maggior numero di GP della storia. Non incombe il rischio di lasciare senza circuiti alcune parti del mondo, come per esempio l’Africa, oppure di sacrificare tappe storiche come quelle di Silverstone, Spa, Monaco e Monza? «Sono assolutamente d’accordo quando si parla di discriminazione nei confronti di determinate zone del globo - commenta Nicholls -. Ma sono fiducioso che la F1 stia già lavorando in questo senso. Non credo però che i tre GP statunitensi siano eccessivi. L’America è una nazione grande quasi quanto l’Europa, che vanta però dieci tappe nel calendario del Mondiale. Ecco perché non vedo neanche così tanto il problema legato ai circuiti storici. Immagino, e spero, che Liberty riconosca perlomeno il valore delle quattro tappe europee citate in precedenza, che hanno scritto la storia di questo sport».

I GP esclusivi

Il prezzo delle azioni della F1 è salito del 250% dal 2016 e Liberty Media ha già guadagnato miliardi di dollari da questo accordo. I soldi in circolazione sono tanti e sembrano indicare una direzione sempre più marcata: creare Gran Premi spettacolari, forse più a livello di intrattenimento che di gara stessa. Una tendenza che potrebbe limitare l’accesso alle corse solo ai ceti più abbienti? Per Jack Nicholls il rischio c’è. «Il GP di Monaco è sempre stato quello più esclusivo e costoso, non di certo quello che vanno a seguire i “normali” fan. Ma ora, con le tappe di Miami e Las Vegas, Monte Carlo potrebbe non più essere un’eccezione. D’altronde tutti abbiamo visto chi faceva capolino dai box alla tappa in Florida: Michelle Obama, Tom Brady, Pharrell Williams, David Beckham… una bella schiera di VIP che di certo non bada al portafoglio. Ma al momento cerco di rimanere ottimista. È vero, ci sono delle tappe non accessibili a tutti, ma esistono ancora dei circuiti che permettono ai più di seguire le gare, penso a Austin in America o a Monza in Europa». Un’ultima battuta la dedichiamo al Mondiale in corso con la lotta tra Ferrari e Red Bull. Un inizio di stagione entusiasmante. «Molto - conferma Jack Nicholls -. Verstappen ha risposto molto bene alle vittorie di Leclerc. Credo però che alle vetture della Red Bull manchi ancora un po’ di affidabilità». Chi lo vince dunque il Mondiale? «La Ferrari farà bene, ma vincerà Verstappen».