Formula Uno

La giornataccia del Cavallino tra errori e abbagli clamorosi

Nel GP di Ungheria Binotto sognava la doppietta e invece la Ferrari è andata nel pallone – Il successo di Verstappen e la fuga-Mondiale – Il rilancio delle Mercedes di Hamilton e Russell
Pino Allievi
Pino Allievi
01.08.2022 19:56

Che cosa dobbiamo fare con i tecnici di Maranello? Li mandiamo dietro la lavagna, gli neghiamo le ferie (come avrebbe fatto Enzo Ferrari…), gli tagliamo lo stipendio? Oramai si sente di tutto, dopo la figuraccia di domenica in Ungheria, nella gara che Mattia Binotto aveva annunciato come quella della doppietta. La delusione, infatti, è stata grande perché l’attesa era enorme, in queste domeniche sospese in cui la Formula 1 si prende la scena. Ed è logico che chiunque diventi giudice inflessibile di ciò che ha visto, come accade nel calcio quando Messi o Ronaldo sbagliano un gol a porta vuota. Ma il calcio è più immediato ed elementare nello svolgimento mentre la Formula 1 è un gioco più complesso, intricato, con più fattori che determinano il risultato.

Chi sbaglia paga

Prima reazione dopo Budapest: la Ferrari ha sbagliato la strategia. Sì, ci sta anche quello. Prima, però, c’è qualcosa di ben più importante: la Ferrari, infatti, domenica non ha saputo adeguare la propria macchina ad una temperatura dell’asfalto che rispetto a venerdì - quando le rosse avevano dominato - era crollata di ben 24 gradi. I tecnici della Red Bull e della Mercedes hanno saputo reagire con assetti che hanno permesso alle gomme di adattarsi alle condizioni più fredde, gli uomini del Cavallino invece non ne sono stati capaci. Da qui il disastro, perché da metà gara in poi le Ferrari sono state più lente delle rivali sia con gomme medie, sia con gomme soft, sia con gomme dure.

Una decisione assurda

Quindi, all’origine, c’è un errore da parte dei tecnici della Ferrari. Poi c’è stata anche l’assurda decisione degli strateghi di Maranello di montare a Charles Leclerc, quando era al comando della gara, delle gomme dure proprio nel momento in cui cominciava a cadere qualche goccia di pioggia. Un nonsenso, un abbaglio clamoroso e inammissibile. E con una macchina che già non era in condizioni ottimali, le cose sono andate ancora peggio, facendo recedere un nervosissimo Leclerc addirittura al sesto posto. La domenica prima aveva sbagliato lui, al Castellet, buttando via una vittoria certa, stavolta è stata invece la squadra a tradirlo. Troppo, per un team che lotta per il titolo e che ora ha un distacco enorme dal vertice, tanto che Verstappen potrebbe persino fermarsi per tre Gran Premi di fila e rimanere ugualmente al comando del campionato.

I pregi della Red Bull

La Red Bull non ha una macchina veloce come la Ferrari, ma nonostante ciò porta sempre a casa il massimo del risultato. Lo fa grazie ad un gruppo di tecnici pienamente amalgamato e con un pilota straordinario che domenica, scattando dal decimo posto in griglia, è passato al comando, rimanendoci, a una ventina di giri dal termine. Verstappen è maturato, ha il ritmo giusto per ogni frazione di gara, sa attaccare da leone ma sa anche giocare in difesa. Sarà difficile strappargli il secondo titolo iridato di fila, che al momento ha opzionato con pieno merito.

A Budapest si è permesso persino il lusso di compiere un testa-coda davanti al proprio rivale per il campionato, Leclerc. Ma il monegasco, con la macchina che aveva, non è neppure riuscito ad approfittarne: e questo dice tutto della giornataccia del Cavallino.

Le stimmate del campione

Ma l’Ungheria ci ha pure restituito la Mercedes di una volta. George Russell ha ottenuto la pole position ed è stato al comando, con una padronanza che ha stupito tutti, per la bellezza di 30 magici giri nei quali ha fatto vedere sia a Leclerc sia al mondo di che pasta sia fatto. Ovvero, è uno che ha le stimmate del campione e, oltre a sbagliare poco, ha una lucida visione della corsa. Poi il finale è stato tutto di Lewis Hamilton che, bloccato in prova da un guasto al DRS che lo ha relegato al 7. posto, si è prodigato in una rimonta d’altri tempi che lo ha proiettato al secondo posto, con sorpasso a Russell: «Dopo la sosta estiva del campionato torneremo a vincere», ha detto il sette volte campione del mondo. Una minaccia terribile per la Ferrari, perché la Mercedes rischia di diventare l’involontaria alleata della Red Bull.