Contromano

Sorprese e incertezze

Max Verstappen ha gestito meglio di tutti la gara ad ostacoli a Montréal – L'olandese (Red Bull), Norris (McLaren) e Russell (Mercedes) hanno fatto la differenza con i rispettivi compagni di squadra
Pino Allievi
Pino Allievi
10.06.2024 18:49

Basta pensar bene per qualche giorno che subito arriva la batosta. O la punizione. Monte Carlo ci aveva illuso che la Ferrari fosse pronta al salto di qualità ed ecco che un istante dopo cambia tutto. Perché né Leclerc né Sainz hanno visto il traguardo di Montréal mentre a vincere è stato chi avrebbe dovuto perdere, ossia Max Verstappen. Come siano andate le cose lo ha detto la cronaca impietosa di una gara tra le più belle, con tre piloti e tre macchine diverse a giocarsi il successo: Verstappen con la Red Bull, Norris con la McLaren e Russell con la Mercedes, tutti e tre capaci di fare la differenza con i rispettivi compagni di squadra. E chi ha prevalso? Non certo la vettura più veloce ma chi ha gestito meglio la gara ad ostacoli che si è presentata dinanzi agli occhi dei 20 partenti. A guardar bene, la Red Bull era la monoposto meno adatta a fare la differenza sull’isola di Notre Dame, ma la bravura di Max Verstappen da un lato e gli errori di George Russell e Lando Norris dall’altra hanno messo su un piatto d’argento l’occasione che il campione del mondo si è preso facendo finta di nulla. Anzi, sbeffeggiando i rivali all’arrivo, quando ha dichiarato spavaldo: «Sì, mi sono proprio divertito».

Una boutade, quella dell’olandese, il quale ha dovuto faticare dal primo all’ultimo giro. La Red Bull non è mai stata forte sui cordoli e Max ha fatto del suo meglio per evitarli, mentre Russell e Norris volavano, in quanto a prestazioni globali. Però Verstappen, salvo un “dritto” costatogli meno di 2 secondi, ha fatto ogni cosa con una precisione chirurgica sia sul bagnato all’inizio, sia sull’asciutto, sia sull’umido. Condizioni terribili che hanno costretto lui e la squadra a decisioni velocissime quanto a scelta di gomme e assetti da inventare agendo sui manettini del volante. Una volta di più, il pilota ha fatto la differenza.

Red Bull, Mercedes e McLaren si sono divise la leadership della gara canadese e la Ferrari, invece, non si è proprio vista, quando invece doveva essere la favorita assoluta. L’origine del disastro è nelle qualifiche, che sono state più che mai difficoltose, con Leclerc solamente 11. e Sainz 12., quando con una SF24 dotata di alto carico aerodinamico non avrebbero dovuto aver problemi né sull’asfalto viscido né su quello secco. Questa la teoria. La pratica è stata però impietosa: «Siamo lenti, manca l’aderenza», aveva detto Leclerc sabato sera. La domenica è stata su quella falsariga, ma in compenso Leclerc ha avuto anche l’aggravante del motore che non rendeva e che lo ha portato alla resa. Sainz è invece finito ko con un incidente dovuto a un errore suo, dopo che aveva fatto i miracoli con una vettura che sbandava come una bandiera al vento.

La previsione di Frederick Vasseur, secondo il quale le prestazioni in corsa sarebbero state migliori, ha sbattuto contro l’evidenza di un rendimento evanescente, per non dire preoccupante. Inutile fare processi: la Ferrari di quest’anno va ad alti e bassi alla ricerca di una competitività che deve avere nella costanza dei risultati il suo perno. Non è un lavoro che s’inventa: serve tempo e la Ferrari attuale è in quella fase delicata in cui si cerca di eliminare di volta in volta i difetti precedenti. Ma non sempre ci si riesce. Il primo di questi difetti è la difficoltà nel mandare subito in temperatura le gomme per avere più trazione, come fanno le squadre rivali. E qui c’è il sospetto che non si tratti di regolazioni aerodinamiche e/o meccaniche, ma di un modo diverso col quale Mercedes e Honda preparano le centraline per il giro lanciato. La Ferrari sta indagando. Intanto, però, è risorta improvvisamente la Mercedes. E la McLaren è stata di nuovo protagonista aggressiva del gran premio, pronta a dare la scalata al secondo posto tra i costruttori che ora occupa la Ferrari. Sorprese, fermento, incertezza: da quanto tempo lo volevamo?