L'intervista

Mujinga Kambundji: «Vincere non era scontato»

Dopo Ajla Del Ponte un'altra sprinter svizzera si è laureata campionessa europea sui 60 metri indoor – Ecco le sue sensazioni
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Red. Online
04.03.2023 15:45

Campionessa europea indoor sui 60 metri, venerdì a Istanbul, Mujinga Kambundji si è intrattenuta a lungo con la stampa all'indomani dell'impresa. Riaffermando, innanzitutto, un concetto che può apparire banale ma che, nello sport, è sacrosanto: «Vincere non era scontato».

Eppure, lei era la strafavorita per la vittoria sui 60 metri. Significa che temeva di non riuscire a gestire la pressione?
«Ai Mondiali o agli Europei ci si diverte sicuramente di più quando, a gara finita, ti ritrovi con una medaglia fra le mani. L'idea di poter perdere, a Istanbul, non mi è mai passata per la testa. Mai. Detto ciò, vincere non era scontato. In linea di massima, era una gara come tutte le altre. Mi sono concentrata sulla prestazione».

Non è riuscita a vincere scendendo sotto i 7 secondi: 7''04 il suo crono, a 4 centesimi dal personale. È delusa, in parte?
«No, anche perché non mi sono lanciata verso il traguardo con la cosiddetta energia della disperazione. Rispetto allo scorso anno, beh, sono migliorata in termini di costanza. E la costanza, in questa parentesi indoor, è la cosa più preziosa».

L'oro indoor è una rivincita se pensiamo al secondo posto agli Europei all'aperto di Monaco, sui 100 metri?
«No, non si tratta di una rivincita. I 60 e i 100 metri sono due discipline differenti. In un ambiente per giunta diverso. Non possiamo fare paragoni. La rivincita di Monaco, semmai, saranno gli Europei del 2024».

La maggior parte delle volte, quando arrivo al traguardo, sono ancora in gara e non riesco a credere a un determinato risultato

A vittoria ottenuta sembra una persona molto serena. Quante e quali emozioni ha provato?
«La maggior parte delle volte, quando arrivo al traguardo, sono ancora in gara e non riesco a credere a un determinato risultato. Le emozioni iniziano, davvero, solo quando incrocio persone che conosco. O, ancora, quando c'è la cerimonia di consegna delle medaglie. Un momento sempre speciale. Ecco, quando ricevo del metallo a prendere il sopravvento è una sensazione di sopravvento».

C'è ancora spazio nel suo appartamento per tutte queste medaglie?
«Non mi aggrappo alle medaglie, sono più che altro un simbolo. Le cose belle accadono in pista, non ho bisogno di guardare ciò che ho vinto ogni giorno».

Questa era anche la stagione dell'avvicendamento tecnico: ad allenarla, ora, c'è Florian Clivaz. Qual è il suo primo bilancio?
«Non mi piace il termine cambio di allenatore. Florian è in squadra dal 2019. È cambiato, questo sì, l'orizzonte: ora mi alleno di meno da sola rispetto a prima».

Si allena anche in modo diverso, adesso che ha compiuto trent'anni?
«Faccio meno quantità, diciamo, e lavoro in maniera più consapevole. Ho la sensazione di poter diventare ancora più veloce e questo mi motiva. È bello vedere che progredisco. Sento il desiderio di voler partecipare alla lotta per altri titoli».

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