Nick Kyrgios, dagli sfoghi con la racchetta a quelli sui social media

Nick Kyrgios è il bad boy del tennis moderno. Un personaggio divisivo, brillante ma controverso. Uno di quei talenti che nascono solo raramente e che incuriosiscono per il modo di essere sopra le righe, per il fatto di essere diversi. Ogni disciplina ha – o ha avuto, in tempi non sospetti – un atleta dai contorni simili ai suoi. Gli esempi, per la verità, sono parecchi. Illustri, ad esempio, sono i casi di quel satanasso di Dennis Rodman e dell’istrionico Paul Gascoigne, che tra la seconda metà degli anni ’80 e gli inizi degli anni 2000 – rispettivamente in ambito cestistico e calcistico - hanno fatto innamorare una buona fetta di tifosi ma ne hanno fatti infuriare altrettanti. Anche Nick Kyrgios è così: fa parte di quegli uomini che, tra loro, sembrano essere fatti della stessa pasta, ma che provengono tutti da uno stampino differente. Il che, inevitabilmente, li rende unici.
Anche nel solitamente posato ed elegante mondo del tennis – nel corso dei decenni – si sono ammirati personaggi del genere, uno su tutti è John McEnroe. A differenza di «The Genius», però, Kyrgios fa parte di quei giocatori ribelli la cui sregolatezza ha avuto la meglio sul genio. Il 29.enne – frenato da due gravi infortuni - da quasi due anni a questa parte ormai fa parlare di sé solamente per quanto gli accade al di fuori del campo.
Le frecciatine a Sinner
Kyrgios, infatti, a partire dall’ottobre del 2022 ha disputato un solo incontro in singolare – quello perso contro Wu a Stoccarda nell’estate dell’anno scorso – e il suo possibile ritorno è ancora avvolto da un alone di mistero. Come detto, però, un personaggio del suo calibro non passa mai inosservato. È stato il tanto discusso quanto intrigato caso Jannik Sinner, allora, a riaccendere parzialmente le luci della ribalta sull’australiano, che – come consuetudine – non ha avuto peli sulla lingua quando si è trovato a commentare, a più riprese, la vicenda legata al collega. Non è stato il solo, certamente, ad esprimere commenti negativi, o quantomeno dubbiosi, a proposito della positività del numero uno del mondo. Gli altri, tuttavia, sono stati più moderati. Basti pensare a Lucas Pouille o Denis Shapovalov, che – in modo accurato o meno – hanno inizialmente espresso la propria opinione per poi tornare a focalizzarsi sul proprio tennis.
Kyrgios, invece, no. Sarà forse per la sua prolungata mancanza di competizioni – o forse anche per motivi più personali – ma l’australiano non ha praticamente mai mollato la presa, evidenziando più volte il suo malcontento a riguardo del trattamento – a suo modo di vedere privilegiato – riservato all’altoatesino. Soprattutto sui suoi account social, il tennista di Canberra ha invocato dei provvedimenti nei confronti di Sinner – come una sospensione della durata di due anni – mettendo in dubbio la sua innocenza con commenti ficcanti ma assai ineleganti. L’ultima frecciatina in ordine di tempo è arrivata su Instagram, quando alla domanda postagli da un tifoso - a proposito di una sua disponibilità nel disputare un doppio insieme allo stesso Sinner – ha risposto di giocare esclusivamente con giocatori «puliti». Un termine, questo, scritto peraltro con caratteri maiuscoli.
Dalla battaglia all’ossessione
Ma da dove nasce, quindi, tutto questo astio nei confronti del recente finalista del torneo di Pechino? Alla base di tutto – stando a quanto ha riferito – c’è la sua volontà di battersi per l’equità. «Credo in ogni parola che ho pronunciato e difendo tutto ciò che scrivo sui social media. Ho visto diversi miei amici avere a che fare con il sistema dell’antidoping ed essere sospesi. Non credo che quanto accaduto sia giusto né equo nei confronti del resto del tour. Voglio solo che le condizioni di gioco siano uguali per tutti. È lo stesso motivo che mi spingeva ad essere contrario alla presenza degli allenatori nei box dei giocatori, poiché non tutti possono permettersi di avere stabilmente un coach al proprio fianco. Se le condizioni di gioco non sono uguali per tutti, si perde un po' l'integrità di questo sport».
Apparentemente, dunque, le ragioni di Kyrgios hanno uno stampo nobile, mentre le armi che utilizza per combattere la sua battaglia sono decisamente meno signorili. Anzi – oltre ad aver scritto anche qualche inesattezza a riguardo del caso di cui ora si sta occupando, su richiesta della WADA, il CAS di Losanna – Kyrgios è pure incappato in commenti sgradevoli e puerili. Come quello, poi cancellato, che riguardava l’attuale compagna di Sinner – e precedentemente sua ex fidanzata – Anna Kalinskaya. Ed è forse proprio in questa circostanza – con l’allusivo «second serve», scritto sotto una foto del passato che lo ritraeva insieme alla russa – che l’australiano è sfociato nell’attacco personale, del tutto evitabile. «Io non ho nulla contro Sinner – ha recentemente precisato – e so bene quanto lui sia importante per il tennis, in questo momento e per i prossimi 15 anni». Sarà, però l’impressione è un’altra, ossia che il suo desiderio di raggiungere una parità di trattamento si stia trasformando in una sorta di ossessiva volontà di vedere l’altoatesino soccombere dinanzi ai tribunali.
Amore e odio
Il suo destino, però, non può e non deve essere quello di battagliare contro gli hater su X, bensì tornare a sfidare gli avversari su un campo e con una racchetta in mano. Sono in molti, nonostante tutto, ad auspicarselo. Sì, perché un giocatore con le sue qualità tecniche e il suo carisma manca maledettamente, anche sul piano mediatico. Fa spesso discutere, è vero, ma è indubbiamente in grado di generare interesse e gli eccessi sono parte integrante del suo essere un enfant terrible, lo sono sempre stati. La sua relazione con la disciplina - lo si capii sin già dagli inizi - è controversa, a tratti perfino conflittuale. In tanti, nel corso degli anni, hanno dipinto i suoi atteggiamenti irriverenti come un marcato disinteresse nei confronti del tennis. La sensazione però è che - sotto sotto - non sia davvero così. Anzi, forse è quasi l’opposto e la sua condotta spesso irosa dimostra quanto in realtà ci tenga. Nella sua pausa forzata, non a caso, non è riuscito a stare lontano dal circuito, ma ha – anche un po’ sorprendentemente – preso in mano il microfono in qualità di commentatore tecnico di alcune partite dell’ATP Tour. «Ama il tennis, ora che lo ha visto da una luce differente» – ha affermato recentemente Mats Wilander.
Chissà, quindi, che non possa diventare questa la scintilla in grado di riaccendere un talento – originariamente sfolgorante - che si sta pian piano spegnendo. Il suo ritorno sembrerebbe previsto per l’inizio del 2025, ma il condizionale resta d’obbligo. Poteva fare di più, si dice spesso in questi casi. Già, perché la sensazione – non nuova di certo – è quella di aver assistito ad una carriera buttata via, o quasi. La speranza è l’ultima a morire e chissà che in qualche modo Kyrgios non riesca a trovare una seconda giovinezza, in grado di esaltare tutte le sue qualità. Farebbe probabilmente del bene sia a lui sia al mondo del tennis.